Sulla Chemioterapia si sa già
tutto: Essa ha un'azione deleteria e devastante sull'intero
organismo. La chemioterapia si regge su un assioma, anzi su un
paradosso: "Ciò che fa venire il cancro, lo guarisce",
guardate a che assurdità si è arrivati.
Nella chemio,
la
ciclofosfamide non è altro che un
iprite
chelata che viene
introdotta nell'organismo, causa sui tessuti delle reazioni di
Feulgen liberando quattro molecole di acido cloridrico.
Quindi come si può pensare di curare il cancro con l'acido
cloridrico ?
ONCOGENESI:
http://cellulacancerosa.it/oncogenesi/
Inutilita' della Chemio per sopravvivenza canceroso:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?cmd=Retrieve&db=pubmed&dopt=Abstract&list_uids=15630849&itool=pubmed_Abstract
Questi i dati scientifici che espongono la
sostanziale inutilità o pericolosita' della chemio terapia
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15630849
Inoltre:
1
-
Ricerca australiana: Il fallimento della chemioterapia
Da uno studio appena pubblicato su Jama Surgery emerge che i
pazienti giovani e quelli di mezza età con tumore del colon hanno
probabilità da 2 a 8 volte maggiori di ricevere una chemioterapia
post-operatoria rispetto ai più anziani, ma senza alcun beneficio
sulla sopravvivenza.
«Il carcinoma colon rettale è la terza causa di morte per cancro
negli Stati Uniti, con una stima di 134.490 casi incidenti e 49.190
decessi nel 2016» esordiscono gli autori dell'articolo guidati da
Kangmin Zhu del Bethesda Naval Hospital in Maryland, precisando che
i tassi di incidenza e mortalità tra gli over 50 sono calati negli
ultimi anni, ma non nei pazienti da 20 ai 49 anni, a dispetto delle
opzioni di trattamento i cui effetti sulla prognosi restano poco
chiari nelle persone giovani. Per approfondire l'argomento, i
ricercatori hanno verificato se la differenza di età al momento
della somministrazione della chemioterapia modificasse la
sopravvivenza dei pazienti con cancro al colon in un sistema di
assistenza sanitaria senza disparità di accesso esaminando i dati
contenuti negli archivi dell'U.S.
Department of Defense's Central Cancer Registry e del Military
Health System.
«Abbiamo individuato 3.143 pazienti da 18 a 75 anni con cancro del
colon primitivo istologicamente confermato e diagnosticato fra il
1998 e il 2007» riprende Zhu, sottolineando che i giovani di 18-49
anni e le persone di mezza età tra 50 e 64 anni avevano probabilità
da due a otto volte maggiori di ricevere una chemioterapia
post-operatoria rispetto ai più anziani (65-75 anni), a prescindere
dalla fase del tumore al momento della diagnosi.
Tuttavia, mentre i giovani e i soggetti di mezza età sottoposti al
solo intervento chirurgico avevano una migliore sopravvivenza
rispetto ai più anziani, nessuna differenza in termini di riduzione
della mortalità è stata osservata tra i diversi gruppi quando i
pazienti erano sottoposti a chirurgia più chemioterapia. «Questi
risultati suggeriscono un eccesso di trattamento negli adulti
giovani e di mezza età con tumore del colon» scrive in un editoriale
di commento Tonia Young-Fadok, del Mayo Clinic College of Medicine a
Phoenix in Arizona.
By Jama Surg. 2017. doi: 10.1001/jamasurg.2016.5050
-
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28122072
By Jama Surg. 2017. doi: 10.1001/jamasurg.2016.5051
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28122074
Fonte:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15630849
2 -
http://www.net1news.org/chemioterapia-pu%C3%B2-stimolare...
http://www.agi.it/.../201208051909-ipp-rt10096-cancro...
(link RIMOSSO.....)
Fonte:
http://www.nature.com/nm/journal/vaop/ncurrent/full/nm.2890.html
3 -
http://salute.aduc.it/staminali/notizia/cure+anticancro+rischio+ricadute+studio_129147.php
Fonte:
http://www.pnas.org/content/111/12/4530.abstract
Perche' non dicono che la CHEMIO e' CANCEROGENA !
http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/medicina/2012/02/02/visualizza_new.html_73666847.html
http://www.vitarubata.com/iprite.htm
http://www.ecplanet.com/node/3990
http://www.lastampa.it/2012/10/26/scienza/benessere/medicina/pazienti-terminali-di-cancro-troppe-false-speranze-dalla-chemio-tcOWJ6VCndl1eAC1ZwhI7J/pagina.html
La casta oncologica non ha ancora preso
atto dello studio capitale comparso su Nature Medicine nel 2012:
Treatment-induced damage to the tumor microenvironment promotes
prostate cancer therapy resistance through WNT16B
Nello studio i suddetti ricercatori del Fred Hutchinson Cancer
Research Center di Seattle riportano, e dimostrano, che la
chemioterapia, a causa dei danni che provoca nel DNA delle cellule
sane, le spinge a produrre ad altissime una proteina WNT16B, che
“stimola” le cellule tumorali a crescere e invadere i tessuti
circostanti, creando metastasi, e sviluppando resistenza alla
chemioterapia stessa.
Questo studio capitale spiega dunque il motivo di ciò che era già
noto ed accertato da anni:
dopo i primi temporanei e illusori successi nel ridurre il volume
delle masse tumorali della chemioterapia, il cancro riprendere a
svilupparsi inarrestabile, più vitale di prima, in metastasi ormai
insensibili alla chemio anche ad altissime dosi.
Ora, come si vede, questo studio risale al 2012. E’ stato anche
ripreso da riviste mediche e divulgative italiane
Il fatto che ancora gli oncologi continuino a prescrivere
trattamenti chemioterapici ai pazienti cancerosi, non è un errore
incolpevole; è un crimine deliberato e volontario.
Gli oncologi iniettano i loro veleni sapendo ormai che con questo
condannano il malato ad una recrudescenza inarrestabile della
malattia. Perché lo fanno ?
Perché cattedre scientifiche prestigiose, primariati,
specializzazioni lucrose, denari pubblici, arricchimento (pensate a
Veronesi), intere carriere lucrosissime sono state costruite sulla
chemioterapia, i suoi velenosi cocktails e i suoi dosaggi di metalli
pesanti ed alchilanti. Adesso dovrebbero cambiare mestiere, e non
sanno fare altro: “Hanno studiato tanto”, e adesso volete che
riconoscano che quello che hanno studiato è dannoso e va cancellato
dalla pratica medica ?
Percentuali di
sopravvivenza al cancro trattato con Chemio e
Radio - Rapporto Morgan (sintesi grafica)
Da uno studio appena
pubblicato su Jama Surgery emerge che i pazienti giovani e quelli di
mezza età con tumore del colon hanno
probabilità da 2 a 8 volte maggiori di ricevere una chemioterapia
post-operatoria rispetto ai più anziani, ma senza alcun beneficio
sulla sopravvivenza.
"Il carcinoma colorettale è la terza causa di morte per cancro negli
Stati Uniti, con una stima di 134.490 casi incidenti e 49.190
decessi nel 2016", esordiscono gli autori dell'articolo guidati da
Kangmin Zhu del Bethesda Naval Hospital in Maryland, precisando che
i tassi di incidenza e mortalità tra gli over 50 sono calati negli
ultimi anni, ma non nei pazienti da 20 ai 49 anni, a dispetto delle
opzioni di trattamento i cui effetti sulla prognosi restano poco
chiari nelle persone giovani.
Per approfondire l'argomento, i ricercatori hanno verificato se la
differenza di età al momento della somministrazione della
chemioterapia modificasse la sopravvivenza dei pazienti con cancro
al colon in un sistema di assistenza sanitaria senza disparità di
accesso esaminando i dati contenuti negli archivi dell'U.S.
Department of Defense's Central Cancer Registry e del Military
Health System.
"Abbiamo individuato 3.143 pazienti da 18 a 75 anni con cancro del
colon primitivo istologicamente confermato e diagnosticato fra il
1998 e il 2007", riprende Zhu, sottolineando che i giovani di 18-49
anni e le persone di mezza età tra 50 e 64 anni avevano probabilità
da due a otto volte maggiori di ricevere una chemioterapia
post-operatoria rispetto ai più anziani (65-75 anni), a prescindere
dalla fase del tumore al momento della diagnosi.
Tuttavia, mentre i giovani e i soggetti di mezza età sottoposti al
solo intervento chirurgico avevano una migliore sopravvivenza
rispetto ai più anziani, nessuna differenza in termini di riduzione
della mortalità è stata osservata tra i diversi gruppi quando i
pazienti erano sottoposti a chirurgia più chemioterapia.
«Questi risultati suggeriscono un eccesso di trattamento negli
adulti giovani e di mezza età con tumore del colon» scrive in un
editoriale di commento Tonia Young-Fadok, del Mayo Clinic College of
Medicine a Phoenix in Arizona.
- Jama Surg. 2017. doi:
10.1001/jamasurg.2016.5050 -
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28122072
- Jama Surg. 2017. doi:
10.1001/jamasurg.2016.5051 -
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28122074
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
CHEMIO e RADIO producono anche e non solo la
Leucemia...
I pazienti trattati con
"successo" per un cancro al seno, un tumore del
colon oppure altre neoplasie maligne possono
sviluppare, anche molti anni dopo la fine della
cura, una forma di leucemia spesso fatale. La causa
è una mutazione genetica che porta a tumori
secondari conosciuti come t-MN, therapy-related
Myeloid Neoplasms, e uno studio svolto all'MD
Anderson Cancer Center dell'Università del Texas
rivela che una mutazione pre-leucemica chiamata
emopoiesi clonale può indentificare i pazienti a
rischio di t-MN.
Questi risultati, descritti in un articolo appena
pubblicato su The Lancet Oncology, sono stati
presentati in contemporanea durante i lavori del
Convegno annuale dell'American Society of Hematology
svoltosi a San Diego dal 3 al 6 dicembre scorso.
«Le
leucemie mieloidi correlate alla terapia si
verificano in circa il 5% dei malati di cancro
trattati con chemioterapia e/o radioterapia»
esordisce il coautore Andy Futreal, presidente ad
interim di Genomic Medicine, precisando che, dal
momento che molti pazienti oncologici ora vivono più
a lungo, i t-MN sono una crescente preoccupazione
per molti sopravvissuti al trattamento.
Per approfondire l'argomento I ricercatori
coordinati da Futreal hanno studiato 14 pazienti con
t-MN scoprendo la presenza di emopoiesi clonale in
10 di essi. E per verificare se questo tipo di
mutazione pre-leucemica fosse un affidabile fattore
predittivo del rischio futuro di leucemia, gli
autori ne hanno confrontato la prevalenza nei 14
pazienti oggetto di studio con quella rilevata in 54
soggetti che non hanno sviluppato t-MN dopo terapia
oncologica. «I nostri dati indicano che la
prevalenza di emopoiesi clonale è significativamente
più alta nei pazienti con t-MN che in quelli senza,
con tassi rispettivamente del 71% e 26%» spiega il
ricercatore. E conclude: «Sulla base di questi
risultati riteniamo necessari ulteriori studi per
mettere a punto programmi di screening per
l'emopoiesi clonale mirati a identificare
preventivamente i soggetti a rischio di t-MN».
By: The Lancet Oncology 2016. doi:
10.1016/S1470-2045(16)30626-X
http://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(16)30626-X/fulltext
Commento NdR:
Questo perche'
NON e' stata eliminata la causa Psicofisiologica
del cancro =
Conflitto Spirituale irrisolto +
acidosi del terreno !
I
farmaci utilizzati per inibire il sintomo (tumore)
determinano mutazioni genetiche che nel tempo
riportano il cancro nel sangue = leucemia !
E' giusto e naturale che sia cosi, in quanto non
si e' voluto lavorare sulla vara Causa e quindi
la Natura ripresenta il problema sotto altra
forma, in quanto la "malattia" e' l'unica forma
inventata dalla Natura (nostra madre) per
insegnare al vivente che sta compiendo azioni
contro la sua vita e contro quella dei Viventi !
vedi:
nutriterapia per il cancro
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Visionate con attenzione questo
Studio
Il contributo della chemioterapia citotossica alla sopravvivenza a
distanza di 5 anni nei tumori degli adulti
Oggetto:
Il dibattito sul finanziamento e la disponibilità dei medicinali
citotossici stimola delle domande sull'effettivo contributo della
chemioterapia curativa o coadiuvante alla sopravvivenza di pazienti
cancerosi adulti.
Materiali e metodi:
Abbiamo eseguito una ricerca della letteratura per degli studi
randomizzati che informano su un beneficio a distanza di 5 anni
attribuibile alla chemioterapia citotossica nei tumori degli adulti.
Il numero totale di pazienti con nuova diagnosi per 22 tipi di
tumori negli adulti venne ottenuto per l'Australia dai dati del
registro tumori e per gli USA dai dati della sorveglianza
epidemiologica e risultati finali, per il 1998. Per ogni tipo di
tumore il numero assoluto dei traenti beneficio era il prodotto di:
- a) il numero totale delle persone con quel tipo di tumore
- b) la proporzione o sottogruppo (sottogruppi) di quel tipo di
tumore che mostrava un beneficio
- c) l'incremento in percentuale nella sopravvivenza a distanza di 5
anni dovuto alla sola chemioterapia citotossica
Il contributo totale era la somma dei numeri assoluti che mostravano
un beneficio nella sopravvivenza a distanza di 5 anni, espressa come
percentuale del numero totale per ognuno dei 22 tipi di tumore.
Risultati:
Il contributo totale della chemioterapia citotossica curativa o
coadiuvante alla sopravvivenza a distanza di 5 anni negli adulti è
stato stimato essere il 2,3% in Australia e il 2,1% negli USA.
Il contributo della chemioterapia a 5 anni di sopravvivenza nelle
neoplasie.
By Morgan G , R Ward , M Barton
Fonte: Clin Oncol (R Coll Radiol). dic 2004, 16 (8) :549-60
Altre info sulle cure alternative ed altro:
https://www.dionidream.com/salute/vaccini_e_malattie/cancro/
Quasi uccisa dalla chemio, passa ai metodi alternativi e guarisce
"I medici dell'ospedale mi hanno sempre trattato come un deficiente,
oera che vedono mia moglie viva e vegeta tacciono e la guardano come
si guarda un fantasma" - dott. Carlo (medico odontoiatra lombardo di
42 anni)
Carlo è un odontoiatra lombardo, ha 42 anni e 3 figli piccoli.
Scoprì il metodo Di
Bella quando la moglie rischiò di morire, nel 2009, dopo la
diagnosi di cancro cerebrale invasivo (astrocitoma anaplastico), lo
stesso tumore che stroncò
Ted Kennedy...
“Dovevo salvarla – dice ora che il tumore della moglie si è fermato
– Ci tengo però a dire che se lei fosse morta io non sarei
affondato: sono molto credente e sono convinto che Dio ci ami
profondamente, anche nella malattia”.
Come vi siete accorti del tumore ? (lo stesso che stroncò Ted
Kennedy)
“Nell’aprile 2009 mia moglie aveva 35 anni, ha avuto un attacco
epilettico mentre lavorava. In ospedale le hanno trovato una lesione
cerebrale, è stata operata dieci giorni dopo”.
Diagnosi ?
“Astrocitoma anaplastico (il cancro delle cellule che sostengono i
neuroni) al terzo grado. È un tumore maligno che cresce rapidamente
anche se non dà metastasi. Il dramma è che non si riesce a
rimuoverlo del tutto perché infiltra i tessuti sani vicini”.
E
qual è la cura ?
“Radioterapia e chemioterapia prolungate nel tempo, la sopravvivenza
a due anni è del 50% a cinque anni del 18%.”
Come trovarsi l’iceberg a un palmo dalla prua…Che avete fatto ?
“Il protocollo prevede 30 sedute di radioterapia e concomitante
chemioterapia, si cerca di andare avanti il più possibile, il guaio
è stato che dopo tre cicli di chemio mia moglie ha manifestato
altissima tossicità al fegato e al sangue: non aveva più globuli
rossi e bianchi, né piastrine. Neppure le trasfusioni le davano
sollievo. A dicembre è entrata in uno stato cachettico (la
condizione del malato terminale)… pensavamo non arrivasse a fine
anno…Durante questa mia tragedia non dormivo più, studiavo ogni
notte e in ogni pausa del giorno, avrò consultato centinaia di studi
e decine di professionisti”.
Dove è approdato?
“Alla terapia Di Bella, innanzitutto: il dottor Achille Norsa ha
pubblicato diversi ‘case report’ sui tumori cerebrali, l’ho
consultato insieme a Giuseppe Di Bella e a Paolo Lissoni.”.
Quali effetti ha avuto la terapia Di Bella su sua moglie? “Ottimi.
Oggi, a tre anni di distanza, lavora e si occupa della famiglia come
prima di ammalarsi, il suo cancro non è andato avanti, è rarissimo
che un tumore cerebrale di questo tipo resti immobile, gli esami
però lo provano. Come dicevano i latini "contra factum non datur
argomentum", ossia, di fronte ai fatti non serve discutere.
Quel che ho capito è che non si può pensare di arrestare un tumore
senza la somatostatina (soffoca le cellule maligne, togliendo loro
il nutrimento dei vasi sanguigni)."
Ha
provato a dirlo a un oncologo tradizionale ?
“Durante il periodo delle cure i medici degli ospedali mi hanno
sempre trattato come un deficiente, ora che vedono mia moglie viva e
vegeta tacciono e la guardano come si guarda un fantasma. Ripetevano
‘che queste terapie non servono a nulla’, mentre io dico che se
avessero letto Schally, Pollak, Lincoln forse qualche dubbio gli
sarebbe venuto.
Negli Usa è normale testare i farmaci off label, ossia i medicinali
per uno scopo diverso da quello che è scritto sul bugiardino, è il
caso della somatostatina e degli inibitori prolattinici usati da Di
Bella contro i tumori ma anche di altre sostanze. Là si fa quando le
cure tradizionali si rivelano inefficaci, da noi nemmeno è possibile
immaginarlo”.
A proposito di
altre sostanze, lei non ha curato sua moglie soltanto con il metodo
Di Bella.
“No. Ero deciso a provarle tutte. Ho impiegato anche altri due
farmaci non riconosciuti in Italia. Il primo è CRM 197, scoperto
dallo scienziato italiano Buzzi, è la parte non tossica della
tossina difterica che provoca, nel malato di tumore, una cascata
immunitaria (è in corso una sperimentazione in Giappone su donne con
tumore ovarico)”.
Il secondo ?
E' un oncolitico (‘scioglie’ il cancro), si chiama virus di
Newcastle, della famiglia dei virus responsabili dell’aviaria, è un
ritrovato di un medico ungherese. In Germania questo prodotto è
impiegato nelle cliniche e negli ospedali”.
Quindi ha
acquistato i medicinali all’estero.
“Sì, entrambi. Non solo, ho dovuto anche farli somministrare
all’estero, perché in Italia sono farmaci vietati”.
Ma non è rischioso
mescolare tutte queste sostanze? “Certamente bisogna saperle usare,
ci vuole un medico esperto. Quanto al mescolarle mi ero informato,
sono adatte a sposarsi con la terapia Di Bella e al caso di mia
moglie. La mia fortuna è che so leggere bene in inglese”.
Quindi lei non ci
sa dire se il tumore di sua moglie si è stabilizzato per il metodo
Di Bella o per le altre due terapie. “Francamente no. Ma non mi
importa, quel che conta è che lei stia bene e faccia una vita
normale”.
Avrà speso un sacco
di soldi.
“Tanti. Sa qual è la tristezza? Che io ho potuto fare tutto questo
(tradotto: curare la madre dei miei figli) perché: sono medico, ho
studiato e non ho problemi economici, ma gli altri…?”
Per gli altri offre
lo Stato…....Ma è vero che lei ora fa il consulente gratis ?
“E' l’effetto del passaparola, abito in un centro piccolo, ormai ho
una discreta competenza sui tumori cerebrali, così la gente viene
qui a chiedermi un parere e io per comodità, concentro le consulenze
dopo il lavoro. L’ultima ora della giornata la passo così. È il
minimo che possa fare dopo quello che ho ricevuto, è il mio modo di
aiutare chi sta male”.
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Lo
I.S.S.
(Ist. Sup. Sanita')
afferma in
questo
articolo
che la "ciclofosfamide" (pag.
6,10,20,22,23,30)
e' una sostanza CANCEROGENA,
eppure viene utilizzata per la Chemioterapia...anche qui lo si conferma:
http://www.cdc.gov/niosh/ipcsnitl/nitl0689.html
La chemioterapia distrugge completamente il sistema
immunitario, la memoria
e parti del cervello
- Eppure in Italia la si continua a praticare:
Perché ?
Studio medico USA, conferma: La Chemio distrugge il cervello
Los Angeles: Non ci stupisce quella che ci arriva da uno studio
dell’Università della California a Los Angeles e pubblicati
sull’ultimo numero della rivista "Breast Cancer Research and
Treatment" che mostra qualcosa che già sapevamo e cioè che la
chemioterapia è dannosa e che esistono tecniche non dannose come la
Ipertermia per le parti Molli, (fegato, pancreas, intestino, seno,
con nessun effetto collaterali negativo come cadute di capelli e
dimagrimenti, e niente bisturi, ne avvelenamenti da farmaci) e la
Radioterapia Stereotassica per le partì dure (cervello, polmone
altre parti ) inventata nei Laboratori del "Dipartimento di Fisica
Nucleare" di Stoccolma diretto dal dott. Lax in Svezia…
Ma si sa le alcune
industrie farmaceutiche, di
fronte ai
soldi e anche taluni, non tutti, medici,
di fronte al dio denaro, non guardano
ai progressi della scienza ma storicamente, restano ancorati ai
farmaci di trenta anni fa.
La chemioterapia, afferma questo Studio, ma non ci stupisce,
induce modificazioni nel metabolismo cerebrale e nel flusso
ematico, e questi effetti il paziente può risentirli anche a
dieci anni di distanza. Questi risultati aiutano a spiegare i
disturbi lamentati dai pazienti sottoposti a chemioterapia.
Le persone faticano a mettere a fuoco e a ricordare le cose in un
modo che non gli accadeva prima della chemioterapia; lo spiega il
Dott. Silverman, direttore dello studio benemerito effettuato da
Lui.
Silverman e colleghi hanno usato la PET per scandire il cervello di
pazienti che erano state sottoposte a intervento chirurgico per la
rimozione di un cancro al seno da cinque a dieci anni prima. Una
parte di esse era stata sottoposta a chemioterapia per ridurre il
rischio di recidive.
Confrontando le immagini PET ottenute da questo gruppo, da un gruppo
di pazienti non sottoposte a chemioterapia e da un ulteriore gruppo
di controllo di soggetti sani, si è riscontrato come nelle pazienti
trattate si potesse riscontrare una forte diminuzione del
metabolismo cerebrale …
A questa riduzione del metabolismo corrispondeva un peggioramento
nei test sulle capacità mnemoniche.
Insomma la scoperta della acqua calda, che in Svezia era già stata
appurata dal " Karolinska Hospital Center " e in USA da diversi
Ospedali Americani e Canadesi, come la "New York University of State
Island".
La cosa migliore da fare e togliere di
mezzo ufficialmente la superata e medioevale chemioterapia,
in favore della moderna "Ipertermia" e aggiornare la “radioterapia
standard", molto imprecisa e pericolosa (COLPISCE sia le
CELLULE SANE che
quelle CANCEROGENE UCCIDENDO anche quelle SANE…) con quella Stereotassica, ultra precisa, grazie all’uso di Computer e di un
"Acceleratore Lineare 3D".
Provare a chiedere cosa ne pensa l'O.M.S.
(organizzazione Mondiale della Sanità) fermiamo la chemio e i
"Chemioterapisti ad oltranza" che pesano al guadagno e non tengono
conto dei progressi della scienza.
By Duilio Pacifico - pubblicato su: "LADYSILVIA" del 5
Gennaio 2007 -
Tratto da:
medicina.it
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
La Chemioterapia è
cancerogena ! Dichiarazione shock dell’
Organizzazione Mondiale della Sanità
Come ben sappiamo, ormai, i casi falliti dalla terapia
chemioterapica e radioterapica sono sempre maggiori e il cancro
rimane sempre la malattia responsabile di molte morti.
L’ Organizzazione Mondiale della Sanità ha ritenuto, quindi
classificato la chemioterapia come agente cancerogeno. Il
trattamento standard, che viene eseguito per curare il cancro e che
dovrebbe distruggere le cellule tumorali, in realtà ha effetti
collaterali dannosi poiché la sua base è su agenti genotossici.
Il trattamento chemioterapico, distrugge il DNA di tutte le cellule
che si dividono velocemente. Le cellule cancerogene si dividono
rapidamente, ma purtroppo avviene anche che le cellule del sistema
immunitario si dividono altrettanto rapidamente, di conseguenza si
può dedurre che la chemioterapia distrugge anche l’unica cosa che
può salvarci la vita.
Uno dei farmaci che viene utilizzato per il trattamento di alcuni
tipi di cancro al seno è il tamoxifene, peccato che la sua
somministrazione provoca anche il cancro all’endometrio e al fegato…
Il farmaco in questione, associato alla chemioterapia, rende
difficoltosa la resistenza dei batteri patogeni agli antibiotici.
Siamo disposti davvero a sottoporci a questi trattamenti ? E con
quali rischi ?
Una ricerca effettuata dall’OMS in associazione con l’American
Cancer Society, ha quantificato che il beneficio della chemioterapia
equivale appena al 2,2% e i rischi sono di gran lunga maggiori
rispetto ai reali benefici. Oltretutto, la chemioterapia non
distruggerà mai il 100% delle cellule cancerogene, ma nel quadro più
positivo, potrà eliminarne dal 60 all’80%, il nostro sistema
immunitario, dovrà fare il restante lavoro.
Allora, perchè per tutto questo tempo si è usata la cura della
chemioterapia ? Perchè non si sono trovate altre cure o altre
soluzioni possibili ?
Ovviamente la risposta la conosciamo tutti, troppi interessi
economici da parte delle
Lobby Farmaceutiche.
Per il Dio denaro non si guarda in faccia a nessuno e noi ci
ritroviamo a farne le spese, con questo ed altro, ( vedi vari
vaccini, esprimenti di cui siamo all’ oscuro, ecc.. ), trattatati
come cavie per far arricchire quella che si può definire una vera e
propria Corporation !
Ma torniamo al resoconto di questo articolo, anche la radioterapia,
come la chemioterapia ha effetti negativi, soprattutto nel
trattamento del cancro al seno, in questo caso, il seno sottoposto a
radiazioni ha più probabilità di sviluppare cancro ai polmoni.
E’ stato dimostrato che la radioterapia aumenta fino a 30 volte la
sopravvivenza, ma anche la capacità di auto-rinnovo delle cellule
del carcinoma mammario, per quanto, mentre inizialmente la
radioterapia può far regredire il tumore, in realtà poi una
sottopopolazione di cellule resistenti alle radiazioni diviene
aggressiva e provoca maggiore malignità. Così succede anche per la
chemioterapia o per le radiazioni a basso dosaggio. Sottoporsi ad
esami come la (mammografia ) per diagnosticare tumori al seno, con
molta probabilità potrebbe essere la causa dello sviluppo dei
tumori.
Il cancro è una malattia di cui non ci ammaliamo per caso, ma è un
programma di sopravvivenza, nel quale la cellula tumorale è in
grado, grazie alla sua sopravvivenza evolutiva e genetica, di
sopravvivere a condizioni difficili, quali l’esposizione ad agenti
chimici, la scarsità di ossigeno e il ph acido del corpo.
La somministrazione di agenti chemioterapici tossici può uccidere la
cellula più debole e creare le condizioni affinché possano evolversi
le cellule tumorali maligne. Non è la forma “aggressiva” del cancro
a provocare la morte dei pazienti, come vorrebbero farci credere, ma
gli stessi trattamenti!
Quindi, chiediamoci che cos’è il cancro.“La Fisica Quantistica
stabilisce che siamo sì costituiti da atomi e molecole, ma questi
atomi e molecole sono la manifestazione di una determinata frequenza
di energia e il cancro non è altro che un’alterazione delle
frequenze del nostro corpo a causa di un errore di informazione
delle nostre cellule, che le porta poi ad ammalarsi.
Se ripristiniamo i corretti flussi energetici del nostro corpo, in
modo tale che le cellule malate riacquistino le giuste informazioni
e riprendano le corrette funzioni”. Ha dichiarato questo, il
Professor Giuseppe Genovesi, presidente del PNEI (Psico Neuro
Endocrino Immunologia) e ricercatore universitario del Policlinico
Umberto I di Roma, in aggiunta anche lo scienziato americano Bruce
Lipton, autore del libro “La Biologia delle Credenze”, spiega che i
geni non sono la causa delle nostre malattie, ma il modo in cui il
nostro corpo interpreta gli stimoli ambientali. Il nostro inconscio,
elabora ogni secondo oltre 4 miliardi di informazioni e risponde ad
esse in base a come è stata programmata. Insomma è la nostra mente
inconscia che controlla il 95% delle nostre funzioni tra cui la
respirazione, la digestione, il battito cardiaco, la pressione
arteriosa. La mente sa quali sono le frequenze adatte al noi, al
nostro corpo.
Imparare a comunicare con la mente inconscia è molto importante, per
comprendere ed avere maggiore consapevolezza.
Fonte: instapaper.com - Tratto da: saltoquantico
vedi qui per altri particolari:
http://www.ecplanet.com/node/3990
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Sembra una
barzelletta, purtroppo è tutto vero: la Chemio è cancerogena.
Sì, avete letto bene: la terapia che dovrebbe curare i tumori, in
realtà in alcuni casi è un agente che ne scatena l'insorgere.
In realtà, c'è da dire che già da tempo si conoscono gli effetti
collaterali di questa cura:
http://www.who.int/whr/2013/report/en/index.html già nel 1938 il
farmaco DES, usato principalmente per curare il cancro alla
mammella, era stato messo in discussione per i suoi noti effetti
collaterali, anche nel lungo termine. Tuttavia, il DES uscì fuori
commercio solo nel 1970, sostituito dall'altrettanto discusso
TAMOXIFEN.
http://all-natural.com/tamox.html
A proposito di
TAMOXIFEN, il ricercatore canadese Pierre Blais lo
descrive come "farmaco spazzatura che si pone ai vertici del mucchio
di immondizia", poiché promotore di cancri particolarmente
aggressivi all'utero e al fegato, nonché responsabile di fatali
coagulazioni di sangue e ostacolo ad altre numerose funzioni.
É sconcertante pensare che tutti quei milioni di donne che decidono
di curare il cancro alla mammella con chemioterapie, allo stesso
tempo stanno inconsapevolmente assumendo sostanza classificate come
cancerogene.
Come se non bastasse, una statistica condotta dall'OMS in unione con
l'American Cancer Society, quantifica il reale beneficio della
chemioterapia in una media di appena il 2,2%. Come dire: i rischi
sono di gran lunga maggiori dei reali effetti positivi.
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15630849?ordinalpos=1&itool=Entrez
La chemioterapia distrugge il
DNA di tutte le
cellule che si dividono velocemente. Le cellule cancerogene si
dividono rapidamente.
Ma anche le cellule del sistema immunitario si dividono rapidamente
! La chemio, in sostanza, distrugge anche l'unica cosa che può
salvarci la vita !
Questo avviene perché nel nostro corpo una stessa proteina
funzionale (come quelle attivate dalla chemioterapia) può svolgere
compiti completamente diversi in distretti diversi del corpo. Sono i
famosi "effetti collaterali". A volte possono essere leggeri; altre
volte, come nel caso della chemio, possono essere devastanti.
Altro dato interessante: la chemioterapia non distruggerà mai il
100% delle cellule cancerogene. Al massimo potrà eliminare dal 60%
all'80% (nel più ottimistico dei casi!) delle cellule cancerogene.
Il "resto" del lavoro è svolto dal nostro sistema immunitario.
La domanda ora sorge spontanea: perché è stato possibile continuare
a curare i malati di cancro con la chemio per così tanto tempo,
senza cercare una soluzione alternativa ?
Pigrizia ? Ignoranza ? Interessi "maggiori" di quelli dalla salute
delle persone (dato che un trattamento chemioterapico può costare al
Sistema Sanitario Nazionale anche mille euro al giorno) ?
Forse a questa domanda non avremo mai una risposta. E allora
facciamone un'altra: esiste davvero una soluzione alternativa per la
cura del cancro ?
Per trovare una risposta, bisognerebbe prima capire cos'è il cancro.
Secondo il professor Giuseppe Genovesi, ricercatore universitario
presso il Policlinico Umberto I di Roma e presidente del PNEI:
«Bisogna riconsiderare l'uomo non più come un organismo biochimico,
ma come un organismo biofisico. Le nuove scoperte della Fisica
Quantistica ci dicono che noi siamo costituiti sì da atomi,
molecole, ma ci dice anche che questi atomi e queste molecole non
sono altro che la manifestazione di una determinata frequenza di
energia.
Il cancro è il risultato di un'alterazione delle frequenze del
nostro corpo, che causa un errore informazionale nelle nostre
cellule, facendole ammalare. Se quindi guardiamo all'uomo come a un
campo energetico costituito da fotoni e non più come a un semplice
aggregato di atomi, è chiaro che si può guarire semplicemente
ripristinando i corretti flussi di energia nel nostro corpo, in modo
tale che le cellule malate riacquistino le giuste informazioni e
ripristino le loro corrette funzioni.»
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RIVELAZIONE SHOCK di un medico: ”in molte autopsie ho trovato
tumori regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo”. Ma
allora a cosa serve la chemio ? – 18/07/2014
Luigi De Marchi, psicologo clinico e sociale, autore di numerosi
saggi conosciuti a livello internazionale, parlando con un amico
anatomo-patologo del Veneto sui dubbi dell’utilità delle diagnosi e
delle terapie anti-tumorali, si sentì rispondere: «Sì, anch’io ho
molti dubbi. Sapessi quante volte, nelle autopsie sui cadaveri di
vecchi contadini delle nostre valli più sperdute ho trovato tumori
regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo: era tutta
gente che era guarita da sola del suo tumore ed era poi morta per
altre cause, del tutto indipendenti dalla patologia tumorale»[1].
«Se la tanto conclamata diffusione delle patologie cancerose negli
ultimi decenni – si chiese Luigi De Marchi – in tutto l’Occidente
avanzato fosse solo un’illusione ottica, prodotta dalla diffusione
delle diagnosi precoci di tumori che un tempo passavano inosservati
e regredivano naturalmente ?
E se il tanto conclamato incremento della mortalità da cancro fosse
solo il risultato sia dell’angoscia di morte prodotta dalle diagnosi
precoci e dal clima terrorizzante degli ospedali, sia della
debilitazione e intossicazione del paziente prodotte dalle terapie
invasive, traumatizzanti e tossiche della Medicina ufficiale.
Insomma, se fosse il risultato del blocco che l’angoscia della
diagnosi e i danni delle terapie impongono ai processi naturali di
regressione e guarigione dei tumori ?”.[2]
Con quanto detto da Luigi De Marchi – confermato anche da autopsie
eseguite in Svizzera su cadaveri di persone morte non per malattia –
si arriva alla sconvolgente conclusione che moltissime persone hanno
(o avevano) uno o più tumori, ma non sanno (o sapevano) di averli.
In questa specifica indagine autoptica (autopsie) fatta in Svizzera,
ed eseguita su migliaia di persone morte in incidenti stradali
(quindi non per malattia), è risultato qualcosa di
sconvolgente: - Il 38% delle donne (tra i 40 e 50 anni) presentavano
un tumore (in situ) al seno; - Il 48% degli uomini sopra i 50 anni
presentavano un tumore (in situ) alla prostata; - Il 100% delle
donne e uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla
tiroide.[3]
Con tumore in situ s’intende un tumore chiuso, chiuso nella sua
capsula, non invasivo che può rimanere in questo stadio per molto
tempo e anche regredire. Nel corso della vita è
infatti “normale“ sviluppare tumori, e non a caso la stessa Medicina
sa bene che sono migliaia le cellule tumorali prodotte ogni giorno
dall’organismo. Queste, poi, vengono distrutte e/o fagocitate dal
Sistema Immunitario, se l’organismo funziona correttamente. Molti
tumori regrediscono o rimangono incistati per lungo tempo quando
la Vis MedicratixNaturae (la forza risanatrice che ogni essere
vivente possiede) è libera di agire.
Secondo la Medicina Omeopatica , la “Legge di Guarigione descrive il
modo con cui tale forza vitale di ogni organismo reagisce alla
malattia e ripristina la salute”.[4] Cosa succede alla Legge di
Guarigione, al meccanismo vitale di autoguarigione, se dopo una
diagnosi di cancro la vita viene letteralmente sconvolta dalla
notizia del male ? E cosa succede all’organismo (e al Sistema
Immunitario) quando viene fortemente debilitato dai farmaci ?
Ulteriori dati poco conosciuti
Poco nota al grande pubblico è la vasta ricerca condotta per 23 anni
dal prof. Hardin B. Jones, fisiologo dell’Università della
California, e presentata nel 1975 al Congresso di cancerologia
presso l’Università di Berkeley. Oltre a denunciare l’uso di
statistiche falsate, egli prova che i malati di tumore che NON si
sottopongono alle tre terapie canoniche (chemio, radio e chirurgia)
sopravvivono più a lungo o almeno quanto coloro che ricevono queste
terapie. [5]
Il prof. Jones dimostra che le donne malate di cancro alla mammella
che hanno rifiutato le terapie convenzionali mostrano una
sopravvivenza media di 12 anni e mezzo, quattro volte superiore a
quella di 3 anni raggiunta da coloro che si sono invece sottoposte
alle cure complete.[6]
Un’altra ricerca pubblicata su The Lancet del 13/12/1975 (che
riguarda 188 pazienti affetti da carcinoma inoperabile ai bronchi),
dimostra che la vita media di quelli trattati con chemioterapia è
stata di 75 giorni, mentre quelli che non ricevettero alcun
trattamento ebbero una sopravvivenza media di 120 giorni.[7]
Se queste ricerche sono veritiere, una persona malata di tumore ha
statisticamente una percentuale maggiore di sopravvivenza se non
segue i protocolli terapeutici ufficiali. Con questo non si vuole
assolutamente spingere le persone a non farsi gli esami, gli
screening e i trattamenti oncologici ufficiali, ma si vogliono
fornire semplicemente, delle informazioni che normalmente vengono
oscurate, censurate e che possono, proprio per questo, aiutare la
scelta terapeutica di una persona.
Ma ricordo che la scelta è sempre
e solo individuale: ogni persona sana o malata che sia, deve
assumersi la propria responsabilità, deve prendere in mano la
propria vita. Dobbiamo smetterla di delegare il medico, lo
specialista, il mago, il santone che sia, per questo o quel
problema. Dobbiamo essere gli unici artefici della nostra salute e
nessun altro deve poter decidere al posto nostro.
Possiamo accettare
dei consigli, quelli sì, ma niente più.
I
pericoli della chemioterapia
Il principio terapeutico della chemioterapia è semplice: si usano
sostanze chimiche altamente tossiche per uccidere le cellule
cancerose. Il concetto che sta alla base di questo ragionamento
limitato e assolutamente materialista è che alcune cellule, a causa
di fattori ambientali, genetici o virali, impazziscono iniziando a
riprodursi caoticamente creando delle masse (neoplasie).
La Medicina
perciò tenta di annientare queste cellule con farmaci citotossici
(cioè tossici per le cellule).
Tuttavia, questa feroce azione
mortale, non essendo in grado di distinguere le cellule sane da
quelle neoplastiche (impazzite), cioè i tessuti tumorali da quelli
sani, colpisce e distrugge l’intero organismo vivente. Ci hanno
sempre insegnato che l’unica cura efficace per i tumori è proprio la
chemioterapia, ma si sono dimenticati di dirci che queste sostanze
di sintesi sono dei veri e propri veleni. Solo chi ha provato sulla
propria pelle le famose iniezioni sa cosa voglio dire. «Il fluido
altamente tossico veniva iniettato nelle mie vene.
L’infermiera che
svolgeva tale mansione indossava guanti protettivi perché se
soltanto una gocciolina del liquido fosse venuta a contatto con la
sua pelle l’avrebbe bruciata. Non potei fare a meno di chiedermi:
‘Se precauzioni di questo genere sono richieste all’esterno, che
diamine sta avvenendo nel mio organismo?’. Dalle 19 di quella sera
vomitai alla grande per due giorni e mezzo. Durante la cura persi
manciate di capelli, l’appetito, la colorazione della pelle, il
gusto per la vita. Ero una morta che camminava». (Testimonianza di
una malata di cancro al seno)
Un malato di tumore viene certamente avvertito che la chemio gli
provocherà (forse) nausea, (forse) vomito, che cadranno i capelli,
ecc.
Ma siccome è l’unica cura ufficiale riconosciuta, si devono
stringere i denti e firmare il consenso informato, cioè si sgrava
l’Azienda Ospedaliera o la Clinica Privata da qualsiasi problema e
responsabilità.
Le precauzioni del personale infermieristico che manipolano le
sostanze chemioterapiche appena lette nella testimonianza, non sono
una invenzione. L’Istituto Superiore di Sanità italiano ha fatto
stampare un fascicolo dal titolo “Esposizione professionale a
chemioterapici antiblastici” per tutti gli addetti ai lavori, cioè
per coloro che maneggiano fisicamente le fiale per la chemio (di
solito infermieri professionali e/o medici). Fiale che andranno poi
iniettate ai malati.
Alla voce Antraciclinici (uno dei chemioterapici usati) c’è scritto
che dopo la sua assunzione può causare: “Stomatite, alopecia e
disturbi gastrointestinali sono comuni ma reversibili. La
cardiomiopatia, un effetto collaterale caratteristico di questa
classe di chemioterapici, può essere acuta (raramente grave) o
cronica (mortalità del 50% dei casi). Tutti gli antraciclinici sono
potenzialmente mutageni e cancerogeni”.[8]
Alla voce Procarbazina (un altro dei chemioterapici usati) c’è
scritto che dopo la sua assunzione può causare: “E’ cancerogena,
mutagena e teratogena (malformazione nei feti) e il suo impiego è
associato a un rischio del 5-10% di leucemia acuta, che aumenta per
i soggetti trattati anche con terapia radiante”.
In
un altro documento, sempre del
Ministero della Sanità (Dipartimento
della Prevenzione – Commissione Oncologica Nazionale) dal titolo
“Linee-guida per la sicurezza e la salute dei lavoratori esposti a
chemioterapici antiblastici in ambiente sanitario” (documento
pubblicato dalle Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano)
c’è scritto: “Uno dei rischi rilevati nel settore sanitario è quello
derivante dall’esposizione ai chemioterapici antiblastici. Tale
rischio è riferibile sia agli operatori sanitari, che ai pazienti”.
Qui si parla espressamente dei rischi per operatori e pazienti.
Il documento continua dicendo: “Nonostante numerosi chemioterapici
antiblastici siano stati riconosciuti dalla IARC (International
Agency for Research on Cancer) e da altre autorevoli Agenzie
internazionali come sostanze sicuramente cancerogene o probabilmente
cancerogene per l’uomo, a queste sostanze non si applicano le norme
del Titolo VII del D.lgs n. 626/94 ‘Protezione da agenti
cancerogeni’. Infatti, trattandosi di farmaci, non sono sottoposti
alle disposizioni previste dalla Direttiva 67/548/CEE e quindi non è
loro attribuibile la menzione di R45 ‘Può provocare il cancro’ o la
menzione R49 ‘Può provocare il cancro per inalazione’”.
Quindi queste sostanze, nonostante provochino il cancro, non possono
essere etichettate come cancerogene (R45 e R49) semplicemente perché
sono considerate “farmaci”.
Questa informazione è molto interessante.
Andiamo avanti: “Nella tabella 1 [vedi sotto, ndA] è riportato un
elenco, non esaustivo, dei chemioterapici antiblastici che sono
stati classificati dalla IARC nel gruppo ‘cancerogeni certi per
l’uomo’ e nel gruppo ‘cancerogeni probabili per l’uomo’.
L’Agenzia è
arrivata a queste definizioni prevalentemente attraverso la
valutazione del rischio ‘secondo tumore’ che nei pazienti trattati
con chemioterapici antiblastici può aumentare con l’aumento della
sopravvivenza. Infatti, nei pazienti trattati per neoplasia è stato
documentato lo sviluppo di tumori secondari non correlati con la
patologia primitiva”.
Cancerogeni per l’uomo: Butanediolo dimetansulfonato (Myleran) –
Ciclofosfamide – Clorambucil –
1(2-Cloretil)-3(4-metilcicloesil)-1-nitrosurea (Metil-CCNU) –
Melphalan – MOPP (ed altre miscele contenenti alchilanti) –
N,N-Bis-(2-cloroetil)-2-naftilamina (Clornafazina) –
Tris(1-aziridinil)fosfinsolfuro (Tiotepa)
Probabilmente cancerogeni per l’uomo: Adriamicina – Aracitidina –
1(2-Cloroetil)-3-cicloesil-1nitrosurea (CCNU) – Mostarde azotate –
Procarbarzina
Certamente si tratta di un elenco incompleto perché, sfogliando una
trentina di bugiardini di chemioterapici, mancano diverse molecole
cancerogene per ammissione stessa dei produttori.
In conclusione, il documento sulle “linee guida” riporta alla voce
“Smaltimento”: “Tutti i materiali residui dalle operazioni di
manipolazione dei chemioterapici antiblastici (mezzi protettivi,
telini assorbenti, bacinelle, garze, cotone, fiale, flaconi,
siringhe, deflussori, raccordi) devono essere considerati rifiuti
speciali ospedalieri. Quasi tutti i chemioterapici antiblastici sono
sensibili al processo di termossidazione (incenerimento), per
temperature intorno ai 1000-c La termossidazione, pur distruggendo
la molecola principale della sostanza, può comunque dare origine a
derivati di combustione che conservano attività mutagena.
È pertanto
preferibile effettuare un trattamento di inattivazione chimica
(ipoclorito di sodio) prima di inviare il prodotto ad incenerimento.
Le urine dei pazienti sottoposti ad instillazioni endovescicali
dovrebbero essere inattivate prima dello smaltimento, in quanto
contengono elevate concentrazioni di principio attivo”.
Queste sostanze, che vengono sistematicamente iniettate nei malati,
anche se incenerite a1000°C “conservano attività mutagena”.
Ma che razza di sostanze chimiche sono mai queste?
La spiegazione tra poche righe.
L’amara conclusione, che si evince dall’Istituto
Superiore di Sanità, è che l’oncologia moderna per curare il cancro
utilizza delle sostanze chimiche che sono cancerogene (provocano il
cancro),mutagene (provocano mutazioni genetiche)
e teratogene (provocano malformazioni nei discendenti).
C’è qualcosa che non torna: perché ad una persona sofferente dal
punto di vista fisico, psichico e morale, debilitata e sconvolta
dalla malattia, vengono iniettate sostanze così tossiche?
Questo apparente controsenso – se non si abbraccia l’idea che
qualcuno ci sta coscientemente avvelenando – si spiega nella visione
riduzionista e totalmente materialista che ha la Medicina , ma
questo è un argomento che affronteremo più avanti.
In Appendice sono stati pubblicati alcuni degli effetti collaterali
(scritti nei bugiardini dalle lobby chimico-farmaceutiche che li
producono) di circa trenta farmaci chemioterapici. Uno per tutti:
l’antineoplastico denominato Alkeran® (50 mg/10 ml: polvere e
solvente per soluzione iniettabile che contiene come eccipiente:
“acido cloridrico”) della GlaxoSmithKline. “Un alchilante analogo
alla mostarda azotata”. Alchilante è un farmaco capace di combinarsi
con gli elementi costitutivi della cellula provocandone la sua
alterazione.[9] Dal bugiardino si evince che questa sostanza chimica
(usata nei malati tumorali), oltre a provocare la leucemia acuta (“è
leucemogeno nell’uomo”), causa difetti congeniti nella prole dei
pazienti trattati.
Alla voce “Eliminazione”, viene confermato quanto riportato sopra:
“L’eliminazione di oggetti taglienti, quali aghi, siringhe, set di
somministrazione e flaconi deve avvenire in contenitori rigidi
etichettati con sigilli appropriati per il rischio. Il personale
coinvolto nell’eliminazione (dell’Alkeran) deve adottare le
precauzioni necessarie ed il materiale deve essere distrutto, se
necessario, mediante incenerimento”. Incenerimento, come abbiamo
letto prima, alla temperatura di 1000-1200 gradi !
La spiegazione è che queste sostanze sono analoghe alle “mostarde
azotate”. Il sito del Ministero della Salute italiano, alla voce
“Emergenze Sanitarie”, si esprime così: “Le mostarde azotate furono
prodotte per la prima volta negli anni ’20 e ’30 come potenziali
armi chimiche. Si tratta di agenti vescicatori simili alle mostarde
solforate che si presentano in diverse forme e possono emanare un
odore di pesce, sapone o frutta. Sono note anche con la rispettiva
designazione militare HN-1, HN-2 e HN-3.
Le mostarde azotate sono fortemente irritanti per pelle, occhi e
apparato respiratorio. Sono in grado di penetrare nelle cellule in
modo molto rapido e di causare danni al sistema immunitario e al
midollo osseo (…) che si manifestano già dopo 3-5 giorni
dall’esposizione, che causano anche anemia, emorragie e un maggiore
rischio di infezioni. Quando questi effetti si presentano in forma
grave, possono condurre alla morte”.[10] Per “curare” il tumore oggi
vengono utilizzati degli ‘agenti vescicanti’: prodotti militari
usati nelle guerre chimiche. Anche se la ”guerra al cancro” viene
portata avanti con ogni mezzo dall’establishment, ritengo che ci sia
un limite a tutto.
“Mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò ad
alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale”.
By Giuramento di Ippocrate
Tratto da: jedasupport.altervista.org
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RADIOTERAPIA
Le
radiazioni ionizzanti utilizzate in radioterapia
sono in grado di danneggiare il
DNA del tessuto bersaglio.
Le cellule tumorali sono, in genere, scarsamente capaci
di riparare i propri danni e quindi vanno in contro a
morte cellulare.
Per risparmiare tessuti sani, ad
esempio pelle o organi che la radiazione deve superare
per arrivare al tumore, i fasci delle radiazioni vengono
sagomati e rivolti da diverse angolazioni,
intersecandosi nel centro della zona da trattare, dove
perciò vi sarà un quantitativo di
dose assorbita totale superiore che nelle parti
adiacenti.
Quindi l’esposizione a
irradiazioni ionizzanti come i raggi X e similari utilizzati
anche nella Radioterapia, anche se a basso livello di intensita',
può indurre "stress" cronico
ossidativo e
nitrosativo e quindi danneggiare i
mitocondri cellulari (mitocondriopatia).
Questo "stress" può causare danni irreversibili al
DNA mitocondriale (esso è dieci volte più sensibile allo
stress ossidativo e nitrosativo del
DNA nel nucleo della
cellula).
Il DNA mitocondriale non è riparabile a causa del suo basso
contenuto di
proteine istoniche, pertanto eventuali danni (genetici o altro)
si possono trasmettere a tutte le generazioni successive attraverso
la linea materna.
Oltre a tutto questa "terapia"
INFIAMMA
tutti i tessuti che ne vengono colpiti, aggravando
velocemente (infatti "asciuga" il corpo del malato)...,lo stato di
salute del canceroso !
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"Spiacenti
... abbiamo sbagliato, NON era cancro dopo tutto", questo e'
cio' che ammette il National Cancer Institute
- vedi JAMA - 18 aprile 2016
Dopo decenni di diagnosi di cancro illeciti e trattamenti con
milioni di danneggiati, il National Cancer Institute ha cosi'
affermato, cio' e' di alta gravita', ....riviste come JAMA
finalmente ammettono che si sbagliavano tutti insieme.
Già
nel 2012, il
National Cancer Institute (NSC) aveva convocato un gruppo di
esperti per valutare il problema degli di errori di classificazione
e la successiva sovradiagnosi e trattamento come cancro,
determinando che, milioni potrebbero essere stati erroneamente
diagnosticati, ad esempio, con "cancro" della mammella, della
prostata, della tiroide e del polmone, quando in realtà, nelle loro
condizioni erano probabilmente innocui, e avrebbero dovuto essere
definiti c ome "escrescenze benigne indolenti o di origine
epiteliale".
Non ci sono scuse, è stato ammesso ufficialmente. Nessuna
informazione da parte dei principali media si è verificato su
questo fatto.
E ancora più importante, nessun cambiamento radicale avvenuto nella
pratica convenzionale di diagnosi di cancro nella prevenzione od il
trattamento, che e' rimasto tale e quale.
In sostanza, in un gioco di prestigio semantico, intere aree del
Stati Uniti e la popolazione globale, che pensavano di avere "il
cancro letale", e sono stati successivamente trattati per esso,
spesso con procedure violente e trattamenti invasivi, e' stato detto
loro che "oops ... .noi abbiamo sbagliato. Non hai mai avuto il
cancro, dopo tutto".
Se
si guarda al problema attraverso la sovradiagnosi di cancro al
seno e ipertrattamento "sanitario", negli Stati Uniti nel corso
degli ultimi 30 anni, è stato stimato che circa 1,3 milioni di
donne sono state trattate in modo sbagliato.
La maggior parte di queste donne hanno ancora idea che essi sono
state vittime, e molti hanno identificato i loro "aggressori" nella
sindrome Stolkholm come una moda, perché pensano che le loro "vite
sono state salvate" dagli inutili trattamenti anche invasivi, quando
in realtà gli effetti collaterali, sia psicologici e fisici,
hanno quasi certamente ridotto sia la qualità che la durata della
loro vita dai trattamenti farmacologici e radiologici, che hanno
ricevuto.
Quando il rapporto del
NSC è stato rilasciato, vi è stata una sorta di rivincita per
coloro che erano stati sostenitori della posizione che una forma,
comunemente diagnosticata del cosiddetto "cancro al seno in fase
iniziale", noto come il "carcinoma duttale in situ" (tumore non
invasivo), è stato infatti, non intrinsecamente maligno e non deve
essere trattato con i trattamenti convenzionali di mastectomia
parziale, mastectomia,
radioterapia e
chemioterapia.
A
quel tempo ho basato tutto questo, sulla ricerca disponibile nella
storia naturale del "carcinoma duttale in situ", ed il tasso di
sopravvivenza e' estremamente elevato con il carcinoma duttale in
situ, così come il fatto che la mortalità correlata cancro al seno,
non era sceso al passo con l'espansione della cosiddetta "zero "o"
"tumori fase iniziale rilevati attraverso proiezioni mammografia",
come ci si dovuto aspettare se queste diagnosi in realtà
rappresentavano entità cliniche nocive.
Da allora, ho visto da vicino il problema della sovradiagnosi e
trattamento eccessivo ed invasivo.
Ottengo aggiornamenti quotidiani dal pubmed.gov sul tema, e sempre
più ad alto impatto, e Gravitas, con riviste che stanno segnalando
questo fenomeno altamente preoccupante.
Particolarmente rilevante è una recensione pubblicata alla fine
dello scorso anno 2015, che ho riportato nel mio articolo
intitolato:
"Un gran numero di procedure mediche non hanno alcun beneficio, e
possono anche danneggiare" - By JAMA studio.
Lo
studio ha trovato che JAMA illustra una vasta gamma di procedure
mediche standard, e gli interventi che milioni di soggetti sono
sottoposti ogni anno, non sono basate sull'evidenza, come
comunemente assunto e dichiarato, ed hanno poco o nessun beneficio,
e possono anche causare danni significativi.
Di conseguenza, ora credo che la medicina spesso comporta il: non
fare, il più nulla sia possibile.
Penso anche che le persone devono essere consapevoli che qualsiasi
diagnosi di cancro convenzionale ha la capacità di esercitare un
danno letale tramite l'effetto nocebo, a prescindere dalla sua
accuratezza (vale a dire, anche una diagnosi errata può avere
conseguenze letali, perché il potere della mente sul corpo e' molto
forte, (NdR: e la diagnosi di cancro influisce sullo stato
della malattia aggravandola).
Il cancro della tiroide un'epidemia causata dalla disinformazione,
non dal cancro in se'.
Un
altro argomento che ho cercato di diffondere, è la consapevolezza
circa la sovradiagnosi di cancro alla tiroide e trattamento
eccessivo e successivo. Quando ho riferito su questo due anni fa,
nel mio articolo, "Cancro alla tiroide un'epidemia causata dalla
disinformazione, non il cancro", una serie di studi interessanti da
tutto il mondo hanno rivelato che il rapido aumento delle diagnosi
di cancro alla tiroide rifletteva i loro errori di classificazione e
diagnosi errata.
Come è avvenuto con lo screening rilevato per la mammella e quello
della prostata come "tumori", e anche molti "tumori" ovarici, lo
standard di cura spesso richiesto, la rimozione dell'organo, così
come irradiazione e chemioterapia - due noti cancri, per promuovere
interventi.
Come è tipico, di una ricerca che mina lo standard convenzionale di
cura, c'è stato poco segnalazione sul tema, sia alla stampa che ai
medici. Cio', fino ad ora.
Il
14 aprile 2016, in un articolo intitolato "Il suo NON e' un
Cancro: i Medici riclassificano un tumore della tiroide",
(Its
Not Cancer: Doctors Reclassify a Thyroid Tumor),
il New York Times ha riportato un
nuovo studio pubblicato su JAMA oncologia, (a new
study published in JAMA Oncology),
dovrebbe cambiare per sempre il nostro modo di classificare, la
diagnosi e il trattamento di una forma comune di "cancro della
tiroide ".
Un gruppo internazionale di medici ha deciso che un tipo di tumore
che è stato classificato come un cancro, non è affatto un cancro .
Come risultato, hanno ufficialmente declassato la condizione ed a
migliaia di pazienti sarà risparmiato la rimozione della loro
tiroide, il trattamento con iodio radioattivo e controlli regolari
per il resto della loro vita, tutto per proteggere contro un tumore,
che non è mai stato una minaccia.
La loro conclusione, e il dato che ha portato ad esso, è stato
segnalato Giovedi sulla rivista
JAMA Oncology.
La modifica dovrebbe influenzare circa 10.000 dei circa 65.000
pazienti affetti da cancro alla tiroide di un anno, negli Stati
Uniti. Si può anche offrire tale ricerca anche a coloro che hanno
sostenuto per la riclassificazione di alcune altre forme di cancro,
tra cui alcune lesioni della mammella e della prostata.
Il tumore riclassificato, è un piccolo nodulo nella tiroide che è
completamente circondata da una capsula di tessuto fibroso. Il suo
nucleo appare come un cancro, ma le cellule non hanno rotto dal loro
capsule, e la chirurgia per rimuovere tutta la tiroide seguita da
trattamento con iodio radioattivo è inutile e dannoso, il e' stato
detto nella ricerca.
Ora hanno ribattezzato il tumore. Invece di chiamarlo " carcinoma
incapsulato, variante follicolare del papillare della tiroide", ora
lo chiamano " neoplasia non invasiva follicolare della tiroide con
le caratteristiche nucleari papillari-like", o NIFTP. La parola
"carcinoma" è stata tolta. (been calls
to downgrade)
Molti esperti di cancro hanno detto che la riclassificazione era
attesa da tempo.
Per anni ci sono state richieste di declassare le piccole
lesioni della mammella, del polmone e della prostata, tra gli
altri e per eliminare il termine "cancro" dal loro nome.
Ma a parte la ridenominazione di un tumore delle vie urinarie nella
fase iniziale, nel 1998, ed alle ovaie nella fase iniziale e le
lesioni cervicali più di due decenni fa, nessun gruppo diverso da
quelli degli specialisti della tiroide ha ancora avuto il grande
passo di ridefinire la dizione-diagnosi.
In
realtà, ha detto il dottor Otis Brawley, direttore medico presso
l'American Cancer Society, il nome cambia perche' si sono verificati
le prove scientifiche contrarie ed è quindi andato nella direzione
opposta.
Piccoli noduli precancerosi al seno, divenuti noti come "cancro",
pur essendo in fase zero.
Lesioni piccole e in fase iniziale della prostata, sono stati
chiamati tumori cancerosi.
Nel frattempo, l'imaging con ultrasuoni, M.R.I. di e C.T. scansioni,
trovano sempre più di questi piccoli "tumori",
noduli tiroidei in particolare.
"Se non è un cancro, cerchiamo di non chiamarlo un cancro", ha detto
il Dr. John C. Morris, presidente eletto della American Thyroid
Association e professore di medicina presso la Mayo Clinic. Dr.
Morris non era un membro del gruppo di ridenominazione delle
diagnosi.
Il dr. Barnett S. Kramer, direttore della divisione di prevenzione
del cancro, presso il National Cancer Institute, ha detto, "C'è una
crescente preoccupazione che molti dei termini che usiamo non
corrispondono alla nostra comprensione della biologia del cancro.
Chiamarle "lesioni di cancro" quando non lo sono, porta ad un
trattamento inutile e dannoso", ha detto.
L'articolo continua a discutere del fatto che, mentre alcuni dei
principali centri medici stanno iniziando a trattare i tumori della
tiroide incapsulati in modo meno aggressivo, questa non è ancora la
norma nel resto del paese. Si tratta di un modello coerente che
dimostra che c'è un lungo ritardo oltre un decennio, tra le
variazioni con le prove di pratica clinica della medicina, che è
quindi molto meno "evidence-based"
(basato sulla evidenza) come comunemente richiesto e/o presunto.
Chiaramente, la verità sulla vera natura del cancro, e travisamenti
del settore cancro, sta cominciando a venire alla luce, attraverso
le stesse istituzioni come JAMA e sui
principali media che sono stati responsabili storicamente, della
e per la divulgazione di tante idee sbagliate comunemente
tenuti sul tema.
Tratto dall'articolo originale:
http://www.greenmedinfo.com/blog/oops-it-wasnt-cancer-after-all-admits-national-cancer-insitutejama
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Pillole e
farmaci di Kankropoli:
"Se non siete ancora convinti, o semplicemente desiderate ulteriori
dati, eccone altri due.
Il primo è la vasta indagine condotta per 23 anni dal Prof. Hardin
B. Jones, fisiologo presso l'Università
della California, e presentata nel 1975 al Congresso di
Cancerologia, presso l'Università di Barkeley. Oltre a denunciare
l'uso di statistiche falsificate, egli prova che i
cancerosi che non si sottopongono alle tre terapie canoniche,
sopravvivono più a lungo o almeno quanto chi riceve queste
terapie.
Come dimostra Jones, le malate di cancro al seno che hanno rifiutato
le terapie tradizionali, mostrano una sopravvivenza media di 12 anni
e mezzo, quattro volte superiore a quella di 3 anni raggiunta da
coloro che si sono invece sottoposte alle cure complete.
Il secondo caso riguarda uno studio condotto da quattro ricercatori
inglesi, pubblicato su una delle più importanti riviste mediche al
mondo: The Lancet del 13-12-1975 e che riguarda 188 pazienti affetti
da carcinoma inoperabile ai bronchi.
La vita media di quelli trattati con chemioterapia completa fu di 75
giorni, mentre quelli che non ricevettero alcun trattamento ebbero
una sopravvivenza media di 220 giorni."
Commento
NdR: ... e questi cancerosi non trattati dalla chemio e radio, NON
hanno seguito la terapia indicata in
in questo
sito ! ......altrimenti molti sarebbero guariti !
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TUMORE al SENO – 1 donna su 3
smette le cure della Chemio terapia
Una donna su tre con un cancro al seno smette di prendere i farmaci a causa degli effetti collaterali ritenuti insostenibili.
L’allarme arriva da uno studio americano della
Northwestern University e segnalato dalla Bbc, condotto su
686 donne in terapia con gli
inibitori dell’aromatasi per cancro al seno sensibile
agli estrogeni.
Stando ai dati, circa una donna su 3 i sceglieva di interrompere la
terapia per sintomi come dolori articolari, vampate di calore,
aumento di peso e nausea.
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FALLIMENTO della CHEMIO
Secondo l'oncologo Umberto Tirelli, intervenuto in un convegno, "i
giornali e i programmi televisivi danno notevole risalto agli
aspetti
negativi dei trattamenti terapeutici e ne ingigantiscono gli effetti
collaterali".
Ma i risultati della nostra inchiesta dimostrano, semmai, una
disattenzione dei media in materia. D'altra parte, è difficile
ottenere dall'oncologia informazioni univoche circa l'effettiva
utilità della chemio nella cura del cancro.
Le statistiche sanitarie, poi, non sono sempre trasparenti anche
perché spesso i dati della chirurgia vengono mischiati con quelli
della medicina.
Ma se per capire di più utilizzassimo le dichiarazioni ufficiali, il
quadro non sarebbe molto positivo. Circa l'efficacia delle terapie
convenzionali in un diffuso tipo di cancro, ecco cosa si legge negli
atti ministeriali della sperimentazione Di Bella, al Protocollo n.
3, diretto da Pier Franco Conte, direttore del Dipartimento di
Oncologia e Ematologia dell'Università di Modena:
"La sopravvivenza
mediana attesa dalle pazienti con carcinoma mammario metastatico
trattate con una prima linea chemioterapia e/ormonoterapica è
superiore ai 24 mesi e circa il 15-20 per cento delle pazienti è
viva a 5 anni dalla diagnosi di metastasi.
La sopravvivenza mediana delle pazienti trattate con chemioterapia
di seconda linea per la malattia metastatica varia nei vari studi
clinici dai 6 agli 11 mesi". Il farmacologo Silvio Garattini ha
ammesso, sulla rivista Le Scienze: "Nonostante la mole di ricerche e
i conseguenti impegni economici, si deve riconoscere che i risultati
nel trattamento del cancro sono ancora relativamente modesti.
Il
miglior trattamento, quando sia possibile, rimane ancora la
chirurgia, mentre tutto l'insieme dei trattamenti antitumorali
(chemioterapia, immunologici e radianti) arriva a malapena a
determinare una guarigione (più di cinque anni di sopravvivenza) in
circa il 10 per cento dei pazienti trattati".
Paul Goss, direttore del Breast Cancer Prevention and Research di
Toronto, a giugno 2004 presso lo IEO di Umberto Veronesi, ha
ammesso una verità sconsolante. E cioè, che la comunità
scientifica ha sottostimato il rischio di ricaduta cui sono
sottoposte le donne considerate "guarite" dalla scienza medica. In
un'intervista a Daniela Minerva sull'Espresso del 26 giugno 2004,
Gross ha spiegato che "sia le donne che i clinici non sembrano
volerci fare attenzione.
Quindi noi viviamo nel mito che dopo un certo periodo di
follow up, la paziente sia salva. Ma non è così". In genere i
pazienti vengono considerati guariti dopo cinque anni liberi da
malattia.
Continua Goss: "Il nostro studio ha seguito le donne oltre i cinque
anni canonici e dimostrato questa terrribile realtà".
Il professor
Vittorio Staudacher, membro del Comitato Etico dell'Istituto
Nazionale dei Tumori, già chirurgo e clinico all'Università di
Milano e membro del Consiglio direttivo della Scuola Europea di
Oncologia, ha affermato sul Corriere della sera: "La chemioterapia,
con l'eccezione delle leucemie e dei linfomi, è incapace di guarire
i tumori. E mette l'inferno in corpo ai malati".
Poi si è chiesto: "La chemioterapia ha mai guarito qualcuno da un
tumore come quello all'esofago, dell'intestino, del colon, del
cervello ? La chemioterapia, che ha dimostrato di poter colpire il
bersaglio nei tumori di origine ematica (leucemie e linfomi), negli
altri tumori controlla la proliferazione per un po' in misura
maggiore o minore, ma non guarisce".
Ma i pazienti conoscono la vera portata degli effetti collaterali
cui vanno incontro ?
"Il
consenso informato dovrebbe essere una prassi consolidata",
assicura il dottor Davide Ferrari.
Fonte: vincenzobrancatisano.it
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Consultando i massimi
portali scientifici come Pubmed, e clinici come Cancer.gov emergono
i limiti delle attuali potenzialità terapeutiche del cancro,
assolutamente difformi dal rassicurante quadro di “terapie di
provata efficacia” continuamente e generosamente profuso
dall’informazione.
Verificando lo “stato dell’arte” sul portale delNational Cancer
Institute e accedendo a NCI,
si può scorrere l’elenco alfabetico relativo ad ogni tipo di
neoplasia.
Per ogni tipo di tumore e per ogni stadio, il sito del NCI illustra
chiaramente l’aspettativa di vita con chirurgia, chemio, radio,
terapie biologiche variamente associate.
Da questa rassegna emerge il dato che nel tumore inoperabile la
chemio è impotente e i tempi di sopravvivenza in queste condizioni
sono generalmente limitati ad 1 anno, raramente a 2 anni, e solo
difficilmente superano questo limite. La sopravvivenza dei casi
oncologici viene presentata come effetto della chemio, mentre non
esiste in tutta la letteratura un solo tumore solido guarito
unicamente per effetto della sola chemio, senza chirurgia. La
controprova sta nella semplice constatazione che i tumori
inoperabili non hanno alcuna possibilità di guarire. La conclusione
di questa ricerca: nei tumori solidi (non comprendono le
leucemie-linfomi, stretta minoranza delle neoplasie) non ci può
essere guarigione senza l’asportazione chirurgica del tumore, oggi
pertanto la terapia medica non è in grado di guarire alcun tumore. I
protocolli oncologici possono, in certi casi, rallentare il decorso
della malattia, ma non portano a guarigione nessun tumore solido.
In un articolo di tre pagine sulla chemioterapia dello Spiegel, uno
dei giornali più letti in Germania, leggiamo:
“Mentre gli oncologi dicono ai loro pazienti che la chemio aiuta ad
incrementare l’aspettativa di vita, le statistiche hanno rivelato
che per i tumori più comuni la chemioterapia non migliora
assolutamente la situazione. Nei casi di tumore alla mammella, la
chemioterapia diminuisce addirittura la sopravvivenza media da 24 a
22 mesi, nel tumore alla prostata da 19 a 18 mesi, mentre la
sopravvivenza media per il tumore al polmone era stata aumentata da
5 a 6 mesi e da 12 a 14 per i tumori all’intestino.
Tutto sommato,
la chemioterapia non agisce sui più comuni tipi di tumore. Ciò che
appare come una sorpresa per il lettore medio, il lettore informato
di farmacologia lo sapeva già da lungo tempo: il libro del Dott.
Ralph Moss “Questioning chemotherapy”, una meta analisi di un
cospicuo numero di studi, rivela il medesimo risultato.
Il perché la medicina ortodossa continui a voler spendere più del
15% su questa inutile ed eccessivamente costosa terapia, rimane un
mistero per quasi tutte le persone con un quoziente intellettivo di
3 cifre, tranne per coloro che, chiaramente, hanno capito che le
aziende farmaceutiche non si occupano di aiutare i pazienti ma di
guadagnar denaro“.
Nel
2014 sono stati pubblicati da Neuroendocrinology Letters, rivista
scientifica recensita dalla massima banca dati scientifica mondiale
www.pubmed.gov, due studi clinici sull’impiego del Metodo Di Bella (MDB)
nei tumori della prostata e della mammella. Con questi, i casi di
varie neoplasie, complessivamente e favorevolmente trattate col
Metodo Di Bella pubblicati su Pubmed salgono
a 774. Il progresso è costituito dal fatto di aver ottenuto in
tumori solidi, per la prima volta, la completa e stabile remissione
senza ricovero ospedaliero, senza intervento chirurgico, né
radioterapia, né chemioterapia, ma unicamente
mediante il Metodo Di Bella.
Mentre l’informazione in Italia (anche se portata a conoscenza con
documentazione dettagliata esauriente e completa) ha ignorato questo
reale e documentato progresso nella terapia dei tumori (ottenuto
senza chiedere e ottenere nulla per la ricerca scientifica, senza
questue, sceneggiate televisive “giornate della vita” vendite di
arance verdure e ortaggi vari), le istituzioni sanitarie, e la
cosiddetta autodefinita “comunità scientifica”, non si sono
interessate alla pubblicazione per prendere atto del risultato, né
per esaminare il razionale, i meccanismi biochimici e molecolari, le
ampie conferme bibliografiche, che hanno consentito questo
risultato.
Hanno invece criticato la forma, la metodologia delle pubblicazioni,
il livello di IMPACT FACTOR (valutazione) della rivista che ha
pubblicato gli studi.
Probabilmente a questi signori è sfuggito l’ormai noto e da più
parti denunciato meccanismo con cui viene chiaramente manipolato
dalle multinazionali l’impact factor e creata, gestita e mantenuta
la cosiddetta “Comunità scientifica”, in quanto è sufficiente
leggere le dichiarazioni del Nobel per la medicina Randy Scheckman,
che si ribella alle riviste scientifiche ai primissimi posti
dall’Impact Factor, come Science, Cell, ecc… e ammette che la
ricerca in campo scientifico non è affatto libera ma in mano ad una
“cerchia ristretta” (c.d. comunità scientifica). Dunque la ricerca
scientifica, per il premio Nobel, sarebbe “tutt’altro che
indipendente” accusa che Randy Sheckman incalza, sostenendo che
“ormai le riviste scientifiche non pubblicano contenuti in base alle
ricerche ma in base all’interesse legato alle vendite”.
L’Impact Factor è manipolato.
La sopravvivenza dei malati di tumore, quella vera, delle verifiche
scientifiche, non giornalistico-televisive, è essenzialmente dovuta
alla chirurgia, molto meno alla radioterapia, e per il 2,5% alla
chemio e si riduce, nei pazienti operati , ad un 29% di
sopravvivenza a 5 anni
Tratto da: lafucina.it
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Il Professor V. Staudacher, membro del
Comitato Etico dell'Istituto Nazionale dei Tumori, già chirurgo
e clinico all'Università di Milano e membro del Consiglio
d'amministrazione dell’Istituto Mario Negri e del Consiglio
direttivo della Scuola Europea di Oncologia, con un intervento tanto
lucido quanto equidistante ha affermato:
"La chemioterapia, con l'eccezione delle leucemie e dei linfomi,
è incapace di guarire i tumori. E mette l'inferno in corpo ai
malati. La cura Di Bella è probabilmente incapace di guarire sempre,
ma fa star meglio i malati.
La risposta galenica del Professor Di Bella con il suo inserto
chemioterapico, va vista a mio parere come un tentativo di
interpretare la talora evidente traumatica risposta a una scuotente
terapia clinica, allo stato attuale poco rispettosa della biologia
dell'organismo colpito da accrescimento neoplastico..." ed
ancora "La chemioterapia ha mai guarito qualcuno da un tumore
come quello dell'esofago, dell'intestino, del colon, del cervello ?
La chemioterapia, che ha dimostrato di poter colpire il bersaglio
nei tumori di origine ematica, negli altri tumori controlla la
proliferazione per un pò in misura maggiore o minore, ma non
guarisce".
Lo scienziato K.B.Mullis, Nobel per la chimica nel '93 per aver
scoperto la Polimerase Chain Reaction, metodo per amplificare il DNA
applicato pure nello studio dell'HIV, in un'intervista a Celia Faber
tuonò:
"... i farmaci che usiamo -tutti questi maledetti- non sono meno
tossici dell'AZT. E li diamo a tutti. Ognuno di noi ha una zia che è
stata irradiata o che ha fatto la chemioterapia che la sta
uccidendo...Sono semplicemente un gruppo di persone che sono
diventate socialmente importanti e molto ricche pensando che essi
potrebbero essere in grado di curare le malattie che ci affliggono.
Mentre in realtà essi non possono farci niente.
E' spaventoso ma è proprio così"……..
se lo dice un premio Nobel….!
Il Professor Angelo Brigandi specialista in Oncologfia Medica ed in
fibroscopia bronchiale con anni di esperienza in prestigiosi
ospedali oncologici parigini, a proposito della chemioterapia
afferma:
"Purtroppo
i chemioterapici non sono altro che dei veleni che uccidono le
cellule neoplastiche, ma nello stesso tempo provocano gravi danni al
nostro organismo. Il compito del medico specialista è di utilizzarli
in maniera attenta e oculata in modo da provocare il minimo dei
problemi con rigorosi e continui controlli. Non è un impegno facile.
Ecco perché sono in molti ad auspicare soluzioni più maneggevoli ed
efficaci"...ed ancora: "Credo che il suo futuro sia assai
incerto dal momento che si delineano nuove opzioni terapeutiche che
porteranno forse a ridurre radicalmente il ruolo di questa cura".
L'esperto allude alle "sostanze capaci di potenziare il
nostro meccanismo di difesa immunitaria".
...lo stesso dice A. Scanni Primario del Fatebenefratelli di Milano
"...anche i nuovi farmaci chemioterapici non porteranno
certamente alla sconfitta del meccanismo intrinseco della malattia
tumorale"
....nel febbraio dello scorso anno il Professor Iacobelli rilascerà
questa scioccante intervista "Lo
ammetto: la Cura Di Bella
non è un bluff !"...in questa intervista
l'oncologo-ricercatore confermerà la situazione di stallo in cui
versa la ricerca contro il cancro e fornirà elementi a favore
dell'efficacia terapeutica del MDB !!
Le conseguenze del trattamento antitumorale mediante
chemioterapia e radiazioni nei sopravvissuti alla leucemia mieloide
acuta contratta nell'età pediatrica -
Giovedì 26 Ottobre 2000
Le conseguenze del trattamento chemioterapico in bambini affetti da
leucemia mieloide acuta, che sono sopravvissuti più di 10 anni, è
stato studiato.
Dei 77 sopravvissuti, 44 erano stati trattati con chemioterapia, 18
con chemioterapia ed irradiazione della testa, e 15 con
chemioterapia, irradiazione di tutto il corpo e trapianto di midollo
osseo allogenico.
Nel 51% dei bambini sono state trovate anomalie della crescita, nel
30% anomalie neurocognitive, nel 28% epatite dovuta a trasfusione di
sangue, nel 16% anomalie endocrine, nel 12% cataratta, e nell'8%
danni cardiaci.
Il rischio cumulativo stimato di una seconda malignità è risultato
del 1.8%.
(Leung W et al, J Clin Oncol 2000; 18 : 3273-3279)
-
Consultare:
www.ematologia.it
http://www.e-oncologia.it
(Xagena 2000)
Commento
NdR: I vaccini producono proprio anche questa malattia !
A
questo punto ci sorge spontanea una riflessione: Non è che per
caso…. i
farmaci ed i
vaccini
indebolendo anche il Sistema
Immunitario servano per creare il
mercato dei malati da sfruttare
economicamente o meglio ancora per
sostituire il Sistema
Immunitario
con il Sistema ……..Monetario in
$
e/o € ?
vedi:
Bibliografia
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Le Verita' nascoste sulla CHEMIO
-
Inchiesta - Di Vincenzo Brancatisano
La chemio è tossica, fa cadere i capelli, fa venire la
nausea. Ma sappiamo davvero tutto sulla tossicità dei farmaci
chemioterapici antiblastici (CA), quelli cioè che vengono usati per
curare il cancro ?
Per approfondire il problema della pericolosità di questi farmaci
per la salute del personale sanitario addetto alla loro
manipolazione, abbiamo condotto un’inchiesta grazie alla quale viene
fuori, forse per la prima volta, un quadro impressionante circa il
grado di tossicità dei più diffusi farmaci antiblastici, che
documenti ufficiali prodotti dalle più prestigiose agenzie
scientifiche, definiscono addirittura "cancerogeni per l’uomo".
Che si possa curare il cancro con farmaci che rischiano addirittura
di causarlo può sembrare paradossale ai profani, e non spetta a noi
mettere in dubbio l’utilità terapeutica della chemioterapia, cui
molti pazienti sanno di dovere la vita. Il problema è recente.
Fino
al 1980 non esistevano informazioni sul grado di rischio corso da
medici, infermieri, ausiliari dei reparti oncologici.
Ma scandagliando le 104 pagine del Rapporto Istisan n. 02/16 dell’Istituto
Superiore di Sanità, intitolato "Esposizione professionale a
chemioterapici antiblastici: rischi per la riproduzione e strategie
per la prevenzione", si scopre che ancora oggi gli "incidenti che si
rilevano tra gli operatori sanitari contribuiscono ad aumentare il
livello di attenzione della comunità scientifica, delle istituzioni
e dei lavoratori stessi". Solo nel 1993 si scopriva che l’Italia e
altri paesi della Cee erano sprovvisti di indicazioni per il
personale sanitario, ad eccezione del Portogallo che raccomandava di
incenerire i farmaci antiblastici a 1000 gradi.
Oggi, in Australia, Danimarca e Irlanda è vietato alla lavoratrice
incinta di manipolare questi farmaci.
In Danimarca le donne gravide
non possono neppure occuparsi di pazienti che li assumono. Altri
organismi raccomandano di evitare la manipolazione di antiblastici
alle gravide, alle donne che allattano e addirittura al personale
maschile e femminile che sta tentando di concepire. Per avere
un’idea della pericolosità dei CA basta pensare che, riferendosi
allo smaltimento delle urine dei pazienti trattati, uno studio
presentato a Modena, recita che "queste ultime possono anche essere
causa di inquinamento ambientale par contaminazione del sistema
fognario".mL’impiego dei chemioterapici, sui quali per decenni s’è
arenata la ricerca contro il cancro, risale agli anni ‘40 quando
venne utilizzata per la prima volta la mostarda azotata per curare
la leucemia.
Sono
farmaci caratterizzati da una
tossicità molto elevata ma non selettiva e dunque agiscono pure sui
tessuti sani e vitali quali, tra gli altri, il midollo osseo, le
mucose e l’apparato riproduttivo. Non solo: "Proprio a causa delle
loro proprietà citotossiche e immunosoppressive – si legge nel
Rapporto – gli antiblastici possono paradossalmente causare tumori
secondari.
Infatti, non solo sono in grado di innescare la trasformazione di
cellule normali in maligne , ma tendono a ridurre le difese endogene
contro l’insorgenza di neoplasie". Ma veniamo a un punto cruciale.
Nel documento si legge che "mentre per i pazienti tali effetti
tossici sono considerati ‘accettabili’ in vista dei possibili
benefici terapeutici, essi non dovrebbero mai colpire i medici, i
farmacisti, gli infermieri e gli altri operatori. Invece, a partire
dalla fine degli ’70 numerosi studi hanno dimostrato la pericolosità
dei CA per gli operatori sanitari". Mielodepressione, nausea,
vomito, mucositi, disturbi gastrointestinali, alopecia, amenorrea,
azoospermia, sterilità, neurotossicità, epatotossicità e
nefrotossocità, sono i principali effetti tossici che colpiscono i
pazienti.
Ma "alcuni di essi – si legge nel documento dell’Iss – sono stati
osservati anche in operatori sanitari e in particolare in infermieri
dei reparti oncologici" prima che venissero introdotte le linee
guida per la manipolazione degli antiblastici.
Nonostante tutto, anche di recente sono stati rilevati, vi si legge,
disturbi a livello oculare, cutaneo, respiratorio causati dai CA
vescicanti; reazioni allergiche da composti del platino e da altri
CA; possibili tumori causati dai CA cancerogeni; effetti
sull’apparato riproduttivo maschile e femminile con riduzione della
fertilità, aumento del numero degli aborti spontanei e delle
malformazioni congenite.
Ma non basta: "Ulteriori studi sperimentali – è la conclusione dello
studio – sarebbero auspicabili per valutare gli effetti acuti e
cronici di miscele complesse di CA a basse dosi", cui gli operatori
sono maggiormente esposti.
Aberrazioni Cromosomiche
"Alcuni chemioterapici, a fronte di
rilevanti benefici terapeutici, costituiscono un importante fattore
di rischio per effetti collaterali, non solo immediati, ma anche a
lungo termine, aumentando il rischio per tumori e per danni
all’apparato riproduttivo", osserva la biologa Irene Figà-Talamanca,
in uno dei documenti che compongono il Rapporto dell’Iss.
Solo vent’anni fa, dopo alcuni incidenti sul lavoro, "ci si è
chiesto se esisteva un rischio a lungo termine per la salute degli
operatori addetti alla preparazione e somministrazione dei
chemioterapici". E dunque? "La preoccupazione era ben fondata, dato
che gli studi successivi hanno confermato effetti mutageni (ad
esempio aberrazioni cromosomiche, ndr.) e cancerogeni, oltre a danni
alla salute riproduttiva del personale femminile". Anche se in
questi ultimi anni si è fatto tanto, il problema, insiste
Figà-Talamanca, "non può essere considerato superato" sia perché si
è visto che dove le esposizioni sono tuttora presenti, "il rischio
di patologia riproduttiva è rilevante, non solo per esposizioni
femminili, ma anche maschili", sia per la scarsa efficacia degli
studi fin qui condotti.
Come se non bastasse, i danni possono essere addirittura trasmessi
all’apparato riproduttivo dei figli degli operatori sanitari.
Da un’indagine epidemiologica emerge poi che questi lavoratori,
essendo esposti a un rischio poco conosciuto e i cui effetti sulla
salute sono difficilmente evidenziabili, "tendono a disinteressarsi
della specifica problematica sanitaria".
Eppure, "ripetute esposizioni accidentali possono causare accumulo e
indurre, nel lungo periodo, un effetto cronico nel lavoratore".
Il
tutto deve fare riflettere, spiega il Rapporto, "considerando che i
nuovi farmaci di cui ancora non è ben nota la tossicità vengono
continuamente introdotti nei protocolli terapeutici", specie se si
considera che i chemioterapici sono usati per malattie anche non
tumorali e "che l’esposizione lavorativa coinvolge un rilevante
numero di infermieri".
Ma i problemi non mancano, visto che "il recente uso dei farmaci
antiblastici non ha consentito, a tutt’oggi, di avere a disposizione
sufficienti dati epidemiologici che consentano di poter definire con
certezza gli eventuali effetti sulla salute".
L’ing. Giancarlo Salsi, responsabile del Servizio Prevenzione e
Protezione del Policlinico di Modena è convinto dell’esigenza di
realizzare un monitoraggio dei rischi. Dice: "Siamo estremamente
convinti di essere all’interno delle previsioni normative, che da
noi vengono controllate in maniera spasmodica dalla farmacista
Benedetta Petocchi, farmacista del Centro oncologico modenese, dove
opera l’unità centralizzata per la preparazione degli antiblastici.
Ma varrebbe sempre la pena avere dei dati oggettivi sull’esposizione
dei lavoratori". Dati che per ora non ci sono.
Il prof. Fabriziomaria Gobba, ricercatore in Medicina del Lavoro
presso l’Università di Modena e Reggio, è autore di "Rischi
professionali in ambito ospedaliero", un autorevole manuale in
materia, edito da Mc Graw-Hill.
Spiega: "E’ stato ampiamente dimostrato che solo attraverso una
conoscenza dei rischi è possibile offrire una prevenzione efficace e
che la prevenzione parte in primo luogo dai comportamenti
individuali dei soggetti esposti". Le operazioni, assicura Salsi,
vengono svolte da personale dedicato, debitamente formato,
equipaggiato e, tra l’altro, dentro le cappe protettive previste
dalla legge.
Fonte:
http://www.vincenzobrancatisano.it/articoli/chemio.htm
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Chemio - Una raccolta di fonti autorevoli a partire dalla ricerca
originale del Prof. H.B. Jones del 1969 ed altre informazioni –
1/06/2014
Di seguito ci limitiamo ad elencare, evitando ogni commento, alcune
pubblicazioni sull'efficacia della chemio, sulla validità degli
studi e sui suoi effetti.
Efficacia della chemio
-
Prima fonte - La ricerca del Prof. Hardin B. Jones
"A report on cancer" - Hardin B. Jones – 1969
Poco nota al grande pubblico è la vasta indagine condotta per 23
anni dal Prof. Hardin B. Jones, fisiologo presso l'Università
della California, e presentata nel 1975 al Congresso di Cancerologia
presso l’Università di Berkeley. Oltre a denunciare l’uso di statistiche
falsificate, egli prova che i cancerosi che non si sottopongono
alle tre terapie “canoniche” sopravvivono più a lungo o almeno
quanto chi riceve queste terapie.
Come dimostra Jones le malate di cancro al seno che hanno
rifiutato le terapie tradizionali mostrano una sopravvivenza media
di 12 anni e mezzo, quattro volte superiore a quella di 3 anni
raggiunta da coloro che si sono invece sottoposte alle cure
complete.
Una notizia che avrebbe dovuto fare scalpore su tutti i mass media,
ma che forse avrebbe fermato il grande carrozzone dei
finanziamenti. Per questo, Jones venne "punito" con i mezzi
consueti: censura dei dati, persecuzioni e calunnie. Solo un
giornalista ebbe il coraggio di riferire la statistica, che così
rimase sconosciuta sia in America che in Europa. Venne poi ripresa
da qualche pubblicazione tedesca (Kothari
M. L., Metha L. A.:'Ist Krebs eine Krankheit?', Rowohlt, 1979, pag.
186 )
Una chicca introvabile !
Lo studio originale del Prof. Hardin Jones datato 1969 - "A
report on cancer" (scaricate e diffondete!)
http://www.psiram.com/media/Hardin_Jones/HardinJones1969.pdf
Seconda fonte - Quelli senza trattamento sopravvivono di più (220
giorni)!:
Treatment of inoperable carcinoma of bronchus.
Laing AH, Berry RJ, Newman CR, Peto J.
Questo caso riguarda uno studio condotto da quattro ricercatori
inglesi, pubblicato su The Lancet (13-12-1975), che riguarda 188
pazienti affetti da carcinoma inoperabile ai bronchi. La vita
media di quelli trattati con chemioterapia completa fu di 75 giorni,
mentre quelli che non ricevettero alcun trattamento ebbero una
sopravvivenza media di 220 giorni.
Fonte: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/53654
http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(75)92654-9/abstract
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0140673675926549
Tratto e completato da LE STATISTICHE TRUCCATE (che include altre
informazioni e che invitiamo a scaricare e condividere):
Come vengono manipolate le statistiche sui tumori per poter
continuare a giustificare sovvenzioni pubbliche e offerte private
http://www.aerrepici.org/VN.pdf/10.pdf
Terza fonte - Quelli col placebo (249) vivono di più (34%)!:
5-year follow-up of cytotoxic chemotherapy as an adjuvant to
surgery in carcinoma of the bronchus.
H. Stott, R. J. Stephens, W. Fox, and D. C. Roy
Questo rapporto fornisce i risultati di 5 anni di uno studio in
doppio cieco di lungo termine della chemioterapia citotossica come
adiuvante alla chirurgia nei pazienti trattati con busulfan o
ciclofosfamide per il carcinoma del bronco rispetto ad un gruppo che
ha ricevuto un placebo.
Dei 243 pazienti inizialmente assegnati busulfan, 234 assegnati a
ciclofosfamide e 249 con placebo rispettivamente il 28%, 27%
e 34% erano vivi a 5 anni.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2025161/
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2025161/pdf/brjcancer00305-0058.pdf
Quarta fonte - Lasciamo a voi ogni conclusione:
Chemotherapy of advanced epithelial cancer--a critical review.
Abel U.
Questo articolo è una versione ridotta di una relazione che presenta
un'analisi completa di studi clinici e pubblicazioni che esaminano
il valore della chemioterapia citotossica nel trattamento del cancro
epiteliale avanzato. Come risultato delle analisi e dei commenti
ricevuti da centinaia di oncologi in risposta ad una richiesta di
informazioni, i seguenti fatti si possono notare.
Oltre a cancro
polmonare, in particolare piccole cellule cancro ai polmoni, non vi
è alcuna prova diretta che la chemioterapia prolunga la
sopravvivenza in pazienti con carcinoma avanzato. Tranne per il
cancro ovarico, disponibile prova indiretta conferma piuttosto
l'assenza di un effetto positivo. Nel trattamento del cancro del
polmone e il cancro ovarico, il beneficio terapeutico è nella
migliore delle ipotesi piuttosto piccola, e un trattamento meno
aggressivo sembra essere almeno efficace quanto quella usuale.
E
'possibile che alcuni sottogruppi di pazienti traggono beneficio dal
trattamento, ma finora i risultati disponibili non consentono una
definizione sufficientemente precisa di questi gruppi. Molti
oncologi danno per scontato che la risposta alla terapia prolunga la
sopravvivenza, un giudizio che si basa su un errore e che non è
supportato da studi clinici. Ad oggi, non è chiaro se i pazienti
trattati, nel suo complesso, giovamento dalla chemioterapia alla
loro qualità di vita. Per la maggior parte dei siti tumorali,
urgentemente necessari tipi di studi randomizzati come de-escalation
di dosi o confronti di immediata rispetto alla chemioterapia
differita sono ancora carenti.
Con poche eccezioni, non esiste una
buona base scientifica per l'applicazione della chemioterapia in
pazienti senza sintomi con avanzate neoplasia epiteliale.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1339108
http://waterput.yolasite.com/resources/pdf/abel-chemotherapy-of-advanced-epithelial-cancer-critical-review.pdf
Quinta fonte - Il contributo alla sopravvivenza a 5 anni con la
chemio citotossica.
The contribution of cytotoxic chemotherapy to 5-year survival in
adult malignancies.
Morgan G1, Ward R, Barton M.
RISULTATI: Il contributo totale della chemioterapia citotossica
curativa o coadiuvante alla sopravvivenza a distanza di 5 anni negli
adulti è stato stimato essere il 2,3% in Australia e il 2,1% negli
USA.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15630849
Articolo completo (scaricatelo che va sparendo da diversi siti)
http://www.medicinetradizionali.com/archivio/effettichemio.pdf
Qui un articolo in italiano
http://www.laleva.org/it/2006/07/ricerca_australiana_il_fallimento_della_chemioterapia.html
Sesta fonte - Chemioterapia può stimolare il cancro nelle cellule
circostanti
Treatment-induced damage to the tumor microenvironment promotes
prostate cancer therapy resistance through WNT16B.
Sun Y1, Campisi J, Higano C, Beer TM, Porter P, Coleman I, True L,
Nelson PS.
L'espressione di WNT16B nel microambiente tumorale della prostata
attenuato gli effetti della chemioterapia citotossica in vivo,
promuovere la sopravvivenza delle cellule tumorali e la progressione
della malattia. Questi risultati delineano un meccanismo attraverso
il quale le terapie genotossici fornite in modo ciclico possono
aumentare la successiva resistenza al trattamento con cellule
effetti non autonomi che hanno contribuito dal microambiente
tumorale.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22863786
http://www.nature.com/nm/journal/vaop/ncurrent/full/nm.2890.html
in ltaliano
http://www.net1news.org/chemioterapia-pu%C3%B2-stimolare-cancro-nelle-cellule-circostanti.html
Settima fonte - Cure anticancro possono scatenare ricadute
Systematic screen of chemotherapeutics in Drosophila stem cell
tumors.
Markstein M1, Dettorre S, Cho J, Neumüller RA, Craig-Müller S,
Perrimon N.
Questi risultati rivelano un effetto collaterale imprevisto sulle
cellule staminali che possono contribuire alla recidiva del tumore.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24616500
http://www.pnas.org/content/early/2014/03/06/1401160111.abstract
In italiano
http://salute.aduc.it/staminali/notizia/cure+anticancro+rischio+ricadute+studio_129147.php
Chemio cancerogena?
Tamoxifene ed altre molecole dichiarate cancerogene:
http://www.cancer.org/cancer/cancercauses/othercarcinogens/generalinformationaboutcarcinogens/known-and-probable-human-carcinogens?sitearea=PED
http://www.nih.gov/news/pr/may2000/niehs-15.htm
Qui un elenco dei principali componenti cancerogeni della chemio
http://www.chemo-facts.com/
Una breve storia della chemio
Da armi chimiche e veleni le cure contro il cancro
http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/medicina/2012/02/02/visualizza_new.html_73666847.html
Ricerche scientifiche attendibili ? -
Come riviste come Nature, Cell e Science stanno danneggiando la
scienza
Gli incentivi offerti dalle migliori riviste distorcono la scienza
http://www.theguardian.com/commentisfree/2013/dec/09/how-journals-nature-science-cell-damage-science
In italiano
SE IL NOBEL SE LA PRENDE CON NATURE
http://www.treccani.it/magazine/piazza_enciclopedia_magazine/scienze/Se_il_Nobel_se_la_prende_con_Nature.html
La maggior parte dei trattamenti medici non è basata su valide prove
scientifiche: i risultati di uno studio di Clinical Evidence
(Evidenza Clinica), dal sito del prestigioso British Medical
Journal.
Su 3.000 trattamenti sottoposti a valutazione tramite esperimento
randomizzato con gruppo di controllo è emerso che:
- il 50% dei trattamenti è di sconosciuta efficacia;
- il 24% sembra che siano benefici;
- l'11% sono benefici;
- il 7% è in una zona limite tra effetto benefico e danno;
- il 5% probabilmente non sono benefici;
- il 3% sembra che siano inefficaci o dannosi.
Fonte:
http://clinicalevidence.bmj.com/x/set/static/cms/efficacy-categorisations.html
Lotta al cancro: la scienza ha fatto progressi con le statistiche
http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/lotta-al-cancro-la-scienza-ha-fatto-progressi-1333614/
Sull'eziologia (causa) del cancro
https://www.facebook.com/notes/informare-per-sopravvivere/sintomi-promossi-a-malattie-il-cancro/539237876148070
Sule biopsie
https://www.facebook.com/notes/informare-per-sopravvivere/biopsie-attenzione-alla-formaldeide/409797965758729
Di cure osteggiate perché troppo economiche e non brevettabili ce ne
sono state a centinaia nell'ultimo secolo ma non tutte sono
ugualmente efficaci.
Visionate i video "cancro cure proibite" , "erbe che curano erbe
proibite" e leggete il libro gratis in pdf "Kankropoli" per averne
una panoramica.
Presto inseriremo altri riferimenti relativi alle statistiche ed ai
danni che questi trattamenti hanno su ciascun organo.
By Giancarlo Luzzi per Informare per Sopravvivere
Tratto da:
https://www.facebook.com/notes/informare-per-sopravvivere/chemio-una-raccolta-di-fonti-autorevoli-a-partire-dalla-ricerca-originale-del-pr/661540653917791
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COMUNICATO STAMPA 104/2015
Cocktail di molecole naturali e farmaci
contro la recidiva del cancro
Una task force
internazionale affronta il problema dei tumori non curabili e delle
recidive: dosi non tossiche di sostanze presenti nelle piante e
negli alimenti potrebbero rappresentare la chiave di svolta. A
dirlo, uno studio interdisciplinare di Getting to Know Cancer -
network di cui fanno parte ricercatori degli Istituti di scienze
dell’alimentazione e di farmacologia traslazionale del Cnr-
pubblicato in un numero speciale di Seminars in Cancer Biology
Molecole naturali a bassa tossicità da impiegare
in terapia combinata al fine di colpire il più ampio numero
possibile di bersagli molecolari in diversi tipi di cancro sono
state identificate dall’organizzazione non governativa
internazionale e interdisciplinare Getting to Know Cancer (Conoscere
il cancro), costituita da 180 scienziati provenienti da istituzioni
di 22 diversi Paesi, tra i quali Gian Luigi Russo e Carmela
Spagnuolo dell’Istituto di scienze dell’alimentazione del Consiglio
nazionale delle ricerche (Isa-Cnr) di Avellino, ed Emanuela Signori
dell’Istituto di farmacologia traslazionale (Ift-Cnr) di Roma. Il
network con base in Canada ha dato vita a gruppi di studio e
individuato 74 bersagli molecolari che, correttamente modulati,
potrebbero migliorare le risposte cliniche nei pazienti oncologici.
I lavori prodotti dai vari gruppi di lavoro sono pubblicati in un
numero speciale di Seminars in Cancer Biology edito da Elsevier.
“Il nostro gruppo di lavoro si è
focalizzato sulla genesi, sviluppo, progressione del tumore e ha
affrontato l’importante problematica della resistenza ai farmaci,
con particolare riferimento alla problematica della resistenza all’apoptosi,
cioè quel processo di morte cellulare con il quale si cerca di
combattere le cellule tumorali”, commenta Spagnuolo. “Così come per
gli altri gruppi di lavoro è emersa l’utilità di impiegare sostanze
naturali a bassa tossicità, ad esempio la quercetina nella leucemia
cronica, in combinazione con farmaci di nuova o vecchia
generazione”, prosegue Russo. “Queste considerazioni suggeriscono un
nuovo approccio per la prevenzione e la terapia del cancro che
andrebbe approfondito e validato sperimentalmente, tenendo conto
delle problematiche legate ad alcune di queste molecole, quali la
limitata biodisponibilità. E confermano come le conoscenze condivise
permettano di far luce sui bersagli primari a cui riferirsi per
ottenere migliori risultati nel trattamento di pazienti affetti da
tumori resistenti alle terapie”.
“Nonostante
i successi dei moderni approcci terapeutici contro il cancro, molte
nuove terapie restano estremamente costose, tossiche e spesso
inefficaci nel trattamento di forme tumorali rare o in stadio
avanzato”, conclude il ricercatore. “Anche quando i trattamenti
funzionano, una percentuale significativa di pazienti va incontro a
recidiva quando sottopopolazioni di cellule maligne resistenti ai
farmaci cominciano a espandersi. Per superare questi ostacoli si
ricorre alla combinazione di diverse terapie le quali, purtroppo,
spesso portano a un aumento della tossicità che ne limita
l’impiego”.
“È
necessario quindi proporre anche nuovi approcci terapeutici,
partendo ad esempio dallo studio dei meccanismi che consentono ai
tumori di evadere la risposta del sistema immunitario”, afferma
Signori. “Strategie innovative in questo campo sono i vaccini
antitumorali di nuova generazione, dei quali da anni si occupa il
nostro laboratorio. La vaccinazione infatti rappresenta
un’importante strategia che, permettendo una efficace modulazione
della risposta immunitaria del paziente, potrebbe riuscire a
controllare molti casi di recidive, così come la somministrazione di
anticorpi o di fitofarmaci”.
“Molte
sostanze selezionate, come il resveratrolo e la genisteina
rispettivamente presenti nell’uva e nella soia, o la curcumina,
provengono da piante e alimenti. Nella maggior parte dei casi, la
loro attività antitumorale è stata associata alla singola molecola,
quasi mai tali composti sono stati studiati in combinazione”,
ricorda Keith I. Block, direttore scientifico del Block Center for
Integrative Cancer Treatment in Skokie, Illinois (Usa). “Questa è
stata la prima volta che gruppi di ricercatori con uno spettro di
competenze così ampio hanno affrontato il complesso problema delle
recidive. Dal lavoro eseguito emerge in maniera convincente che
combinazioni accuratamente progettate di composti non tossici
potrebbero essere utilizzati per migliorare le cure della maggior
parte dei tumori”.
“Questo settore merita grande attenzione -
sostiene Dean Felsher della Stanford University (Usa) - e moderne
terapie stanno migliorando, ma abbiamo bisogno di una svolta che
possa aiutarci a risolvere il problema della recidiva, e questo
approccio potrebbe darci una possibilità rivoluzionaria”.
La task force si è concentrata su un approccio
terapeutico a basso costo, poiché molte recenti terapie antitumorali
sono inaccessibili nei Paesi a reddito medio-basso. Restano ancora
molte domande per rispondere alle quali sono necessarie
sperimentazioni in vivo che consentano di ottimizzare questo nuovo
approccio prima di arrivare agli studi clinici nell’uomo.
Chi e' cosa e' il Chi:
Istituto di scienze dell’alimentazione del Cnr e Istituto di
farmacologia traslazionale del Cnr
Che Cosa: Studio di Getting to Know Cancer su tumori non curabili e
recidive, 'Designing a broad-spectrum integrative approach for
cancer prevention and treatment', pubblicato su numero speciale di
Seminars in Cancer Biology edito da Elsevier
Continua in:
Chemio danno grave
+ Chemio NON
risolve +
Chemio uccide +
Chemio, prodotti
e Costi
+
Danni Chemio
PDF + Cancro
terreno
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Il Cancro nasce in sintesi
e secondo la
Medicina naturale,
perche' l'organismo del canceroso e'
intossicato,
e la
microcircolazione, nei
tessuti intossicati, viene ad essere alterata, producendo, a
valle di essa, nelle
cellule dei
tessuti investiti da quel processo: malfunzione
cellulare, (nutrimento ed eliminazione =
respirazione cellulare alterata =
metabolismo alterato = malnutrizione cellulare e tissutale
assicurata), producendo successivamente
infiammazione nei tessuti,
stress ossidativo
cellulare e per
caduta
immunodepressione, e parallelamente, alterazione anche del
sistema
enzimatico
per la precedente alterazione della
flora batterica,
pH digestivo
non regolare (e quindi l'organismo e' mancante di
minerali
e
vitamine
ed in stato di
acidosi),
in quelle condizioni esso e' molto facilmente parassitato da certi,
parassiti,
batteri
e
funghi
(candida)
i quali producono anche tossine ed ulteriori
infiammazioni:
Ma tutto cio' e' "gestito" come Causa primordiale dai
Conflitti Spirituali
(consci ed inconsci) e dall'intenso
stress
del vissuto
Il Cancro quindi e' una
malattia MULTIFATTORIALE.
Quindi il medico, il terapeuta od il soggetto stesso, DEVONO operare
seguendo la stessa strada percorsa per l'ammalamento.
Cioe' devono lavorare per
disintossicare
il malato +
disinfiammare
l'organismo ed i
tessuti
interessati, ripristinare il pH
digestivo, e normalizzare le
digestioni
+ il
malassorbimento
sempre presente
nel malato ed
eliminare quei parassiti,
batteri e funghi, che hanno proliferato in modo abnorme,
per mancanza dei loro antagonisti +
rinforzare il
sistema immunitario
SEMPRE compromesso in TUTTI
i malati, cancerosi compresi ed eliminare i
Conflitti Spirituali
(quali Vere Cause) e lo
stress
esistenti, oltre a lavorare sul
metabolismo
alterato per ridurre ed eliminare lo
stress ossidativo
cellulare
e quindi quello
tissutale, sempre presenti in qualsiasi
malattia
e specie
nel cancro, per i danni alla
microcircolazione
indotti dalle
intossicazioni ed
infiammazioni piu’ o meno intense.
E
tuttavia, laddove ci sia anche una piccola
volontà e speranza di vivere, un’adeguata
terapia fito-nutrizionale (NdR: anche via
endovena con soluzioni
mineral -
vitaminiche - vedi
QUI il
medico che utilizza con successo questo sistema
- l'ideale e utilizzare quelli non di sintesi chimica, ma di
estrazione naturale - assieme all'assunzione via
orale di
fermenti lattici appropriati a seconda del
paziente ed
enzimi) può rendere normale il
guarire naturalmente dal tumore, cosa che oggi
vogliono farci ritenere impossibile o puramente
miracoloso (vedi quei
medici che
alle volte preferiscono
spedire il malato a Lourdes piuttosto che
permettergli di curarsi naturalmente).
L'acidosi
e' la base fisiologica del Cancro - Il
Conflitto Spirituale Irrisolto, ne e' la Causa
primaria
Cancro = Combattere l'acidita'
per sconfiggerlo - Le ultime ricerche
Nutriterapia Biologica Metabolica x il Cancro e
non solo
+
Terapia Biologica Metabolica CRAP
+
Cura metabolica per il Cancro + Stress Ossidativo +
PREVENZIONE,
TERAPIA per il Cancro, perche' NON si vuole applicare ? + Terreno Oncologico +
Bioelettronica +
Semeiotica e Biofisica
Documenti provanti l'indispensabilita'
delle Vitamine della
Frutta e
verdura, oltre ai
sali minerali:
Doc.1
+
Doc.2
+
Doc.3
+ Doc.4
+
Doc.5
+
Doc.6
+
Doc.7
+
Doc.8
+
Doc.9
+
Doc.10 +
Doc.11 +
Doc.12 +
Doc.13 +
Doc.14 +
Doc.15 +
Doc.16 +
Doc.17 +
Doc.18 +
Doc.19 +
Doc.20 +
Doc.21 +
Doc.22 +
Doc.23 +
Doc.24 +
Doc.61
vedi anche :
CURE
Naturali
del
Cancro
+
Documentazione
+
Protocollo G. Puccio
+
Diritti negati
+ Ricercatore
ostacolato dalla Oncologia Ufficiale + Giornale di Sicilia +
Come fare i clisteri di acqua basica +
Cancro e Medicina Naturale
+
1.000 Piante per il Cancro
+
Libro del dott. Nacci
(Italiano) + Libro
del dott. Nacci in Inglese + Condiloma eliminato con acqua
basica al Bicarbonato di Sodio +
Protocollo della Salute + Cancro +
Diagnosi precoce
La Seria RICERCA sul CANCRO
(ostacolata dall'Oncologia ufficiale)
-
vedi anche:
Ascorbato di Potassio
IMPORTANTE SCOPERTA su
Latte
materno e Cancro
Ricercatori svedesi dell'Università di Lund hanno trovato risultati
promettenti dalla ricerca gli effetti della sostanza sui pazienti.
con
cancro alla vescica - Maggio 2017
Nei primi studi clinici con pazienti affetti da cancro della
vescica, quelli iniettati con il composto ha cominciato a gettare le
cellule tumorali morte attraverso la loro urina in pochi giorni.
Il composto derivante dal latte materno mira le cellule tumorali da
solo, offrendo un'alternativa ai trattamenti chemio e radioterapia
che danneggiano le cellule, sia sane e cancerose nel corpo.
http://www.independent.co.uk/life-style/health-and-families/health-news/breast-milk-cancer-sweden-university-of-lund-a7735351.html
CANCRO risolto ?
La registrazione per la visione el documentario "Eastern Medicine";
esso mette in mostra i segreti anti-cancro in 7 nazioni asiatiche -
27/03/2019
Ma
cosa succederebbe se il cancro fosse già stato risolto al di fuori
del ristretto sistema della medicina occidentale corrotto dai
farmaci ?
Un documentario in 7 parti, con il lancio della registrazione di
oggi, ti porta le risposte trovate attraverso la medicina orientale
. Il documentario prodotto professionalmente si chiama Eastern
Medicine - Journey Through Asia , ed è uno sguardo esclusivo sui
trattamenti per il cancro naturale, disponibili solo attraverso il
nostro partner cinematografico linkato di seguito (Netflix e Amazon
stanno mettendo al bando tutti i film sulla salute olistica, che ci
crediate o no) .
Ma non devi perderti questo incredibile evento documentario.
Registrati ora a questo link e sarai in grado di vedere il
documentario completo gratuitamente, direttamente dal sito web dei
produttori cinematografici che hanno viaggiato attraverso l'Asia per
immortalare questo spettacolare evento cinematografico.
Le vere risposte al cancro si trovano al di fuori degli Stati Uniti,
e al di fuori del sistema corrotto "malato" controllato dal settore
farmaceutico
I 7
episodi sono intitolati:
EPISODIO 1 "La terra del sole nascente"
EPISODIO 2 "L'isola meravigliosa "
EPISODIO 3 "Perla dei mari dell'oriente"
EPISODIO 4 "La città del leone"
EPISODIO 5 "La terra degli indigeni del Malese"
EPISODIO 6 "La terra del sorriso"
EPISODIO 7 "La terra degli alberi di Jambu"
Registrati ora a questo link per guardare il
documentario completo - (La registrazione
è gratuita.)
Preservare la conoscenza umana che può salvare vite e porre fine
alla sofferenza
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