Il Fisico
Italiano Massimo Corbucci ha collaborato con il “GSI”
di Darmstadt per trovare la ragione dell’impossibilità di
sintesi dell’atomo trans-Uranico di numero atomico 114.
La Fisica e la Matematica sono due discipline che
si differenziano l'una dall'altra per il fatto di
occuparsi di oggetti fisici
reali, la prima, e di puri concetti
astratti, la seconda.
La
Fisica Quantistica
o Meccanica Quantistica:
Fisica quantistica: va di moda
questo accoppiamento di termini. La materia attinente è
impressionante !
Dovendo spiegarvela, partirò dalla visione classica, ma quando
arriverò a ciò che personalmente ho introdotto di nuovo, non
potrò più nascondervi "niente" e starà a voi decidere se
continuare a leggere l'articolo o chiudere la pagina e
accontentarvi della vita di sempre, senza porvi troppe domande
su "Chi" muove i fili dell'esistenza.
Vorrei che ognuno di voi fosse
contento della vita che conduce e si rendesse conto che esistere
è l'arte di diventare quello che uno è già !!!
O meglio: le opportunità della vita
sono paragonabili ad un ipermercato, dove entrando con un
carrello, ognuno può prelevare dagli scaffali, quello che vuole.
C'è da stare attenti però a non ritrovarsi con delle cose, che
per un animo hanno attratto la nostra attenzione, rivelandosi
una volta a casa, di nessuna utilità.
Come dire che: è indubitabile che tutto quello che uno vuole,
l'avrà ! Vedrete che è scientifico. ...e che la fisica
quantistica si occupa di quello che vi capita, cosi come,
mettiamo, l'elettronica si occupa di come viene amplificata la
corrente e la termodinamica di come il calore, è correlato con
l'entalpia e l'entropia...
Una materia "inquietante"
?
Prima di cominciare, facciamo un test: scrivete su un foglio,
ciò che pensate voglia dire quantistico, poi confrontatelo con
quello che, leggendo qui, imparerete.
Qualora capitasse che rimaniate molto sorpresi di quello che
attiene alla parola Quantum vi prego di comunicarlo al
maggior numero di persone e dite loro di cliccare sul sito
www.atomoll2.info, se credono di essere venuti a sapere una
cosa molto importante.
L'invito è di fare 1, 10, 100, 1000... clic, per esprimere
l'importanza della nozione.
Che cos' è la Vita ?
Per rispetto alla Vita, uso la maiuscola. La domanda richiede
una risposta adeguata:
«E' l'unica occasione che abbiamo, per scoprire cos'è !»
Tuttavia, suggerirei, mentre cerchiamo di scoprire cos'è la
Vita di non perdere di vista la nostra. Quindi attenzione alla
tentazione, che inevitabilmente si presenta durante il cammino,
di dare importanza più ai fatti che agli atti.
Il fatto è qualcosa che accade per effetto di eventi, che noi
non possiamo controllare.
L’atto è "completamente" nostro. Il
nostro agire = a.ginèo = condurre verso la femmina (che ci posso
fare se l'etimo a questo porta ?) è indipendente dall'esterno e
l'unico motore ci viene da "dentro".
A pensarci bene, per niente dispiaciuto dell'etimologia, ve lo
voglio chiarire una volta per tutte che, come uomini la nostra
"ontologia" è né più né meno incline a ripetere il destino
dell'UniVerso: "fare in modo che ciò che può riempire il vuoto,
vada a riempirlo".
Per le donne lo "scopo" è centrato, quando il "vuoto
(leggasi vagina-utero-ovulo) viene
riempito da ciò che può riempirlo (leggasi pene-seme)".
vedi anche: Vuoto
quantomeccanico
+Progetto Vita
+
Negentropia+David Bohm PDF
Giri di parole a parte, sia ben
chiaro che vi sto parlando di Fisica, se vi dico che tutta la
nostra vita è un continuum ricercare la nostra origine e un
affannoso reiterare il tentativo di "rientrarci dentro",
intervallato da "fatti" di nessuna importanza ontologica,
durante i quali "perdiamo tempo" a lavorare, a farci conferire
titoli accademici, onorifici, commende, diplomi di
partecipazione; vale a dire a cercare altre ragioni di vita che
ci possano rendere sopportabile il non aver individuato la
principale.
Arrivati ad avere i capelli grigi, perché non sappiamo qua! è lo
scopo della vita ?
Ci venisse in soccorso l'etimologia delle
parole !
"Scopo" viene dal greco skop-ós, che è vicino a
skop-èo -
guardare con fare esplorativo ! Mirando verso qualcosa, tendendo
ad un fine. Ancora non è chiaro ?
Lo credo, bisogna sviscerare l'etimologia della parola "fine".
Sarebbe un peccato non farlo. "Fine" in Iatino si dice
finem, e
la radice è find.
Attenzione !!! Find è la "fenditura" (NdR:
la figa cosmica), attraverso la quale passa
qualcosa.
La parola "finestra" è un derivato di find.
Lo scopo della vita
è penetrare in quella fenditura...per
penetrare...in....
Sembra una storia infinita, che sia necessario indagare il verbo
"penetrare" - da pènitus = molto addentro, perché pènes -
nell'intimo, da non confondere con penem, che pero' sembra c'entri.
Compresa la questione, ci rendiamo subito conto che lo scopo
dello stesso UniVerso, è stato, ma è ancora, andare
profondamente dentro quella "introflessione" dello
spazio e del
tempo, la quale ha dato una ragione di essere allo spazio e al
tempo.
Nel caso in cui vi dovesse interessare sul serio, "spazio" =
spatium in latino e spannan in tedesco, da cui si è tratta
un'unità di misura, é la capacità di un Luogo di contenere i
corpi.
Ricordate, mi raccomando ! di una capacità. Dal latino capax =
che ha capito !
"Tempo" = tempus in Iatino = tapas in sanscrito,
che vuoi dire caldo, riconducendo a temperatura = tampyti,
secondo la nozione di durata, di qualcosa che nel tempo, passa
da caldo a freddo, non polendo per una legge fisica, mantenere
la stessa temperatura. Attenzione ! È importante.
Vi deriva dal concetto la parola "Tempio", che è il Luogo
adibito a separare il Cielo dalla Terra. Tèmenos = tempio =
re-cinto.
Cosa resta fuori secondo voi ?
Il fatto che troviate difficoltà
a rispondere, dimostra che questo articolo vi ci voleva proprio
! (Voi adesso non ci crederete, ma la vostra vita fra poche
righe cambierà, perché state per essere capaci = capax = vi
persuaderete = dal sanscrito svàdus = gustarsi con piacere =
suavì.s = soavemente, di ciò che siete davvero.
Insomma, il
momento merita silenzio e raccoglimento, perché state per
incontrarvi nientemeno che con il Creatore o comunque vogliate
chiamare la ragione della vostra esistenza in Terra, "Chi"
muove i fili della vostra Vita……!)
Lo scopo della Fisica Quantistica L’avevamo premesso
all'inizio, che ad un certo punto potevate interrompere la
lettura. Quelli che decideranno di proseguirla, sono chiamali al
massimo senso di autoresponsabilità. Sappiate che lo scopo
"provvisorio" della Fisica Quantistica è dare una collocazione
al Tempo e allo Spazio. Entrambi i "parametri" avete capito che
sono capacità ? Se sì, avrete capito che anche loro sanno di
voi, ma prima = privus che voi abbiate potuto sapere di loro.
Per lo spazio la capacità è quella di "con-tenere". Per il
tempo
è quella di "man-tenere".
Il calore, no ? Non vi ricordale, che ciò che è
caldo = calidus
= KA.
Ditelo ancora per favore ! Ka.... Diviene freddo = freitz = prìvus
di calore.
Dite 3 volte per favore: - "Ciò che è Ka , diviene privo di
Ka
col passare del tempo". Del resto è inevitabile che l'incontro
dello Spazio con il
Tempo sia foriero di un "conflitto
d'interessi".
Le cose contenute nello spazio, dissipano calore. Ne è prova che
quando l'UniVerso è "cominciato", vi era una temperatura di 10
miliardi di gradi K e ora, che ospita "noi", è freddo a 2,7° K.
Accettata questa verità, dobbiamo
renderci conto che "ciò che contiene" & "ciò che man-tiene"
sono come il Lupo e la Pecora nel gioco di "capra e cavoli".
Non possono stare insieme !, È il principio di
Hendrik Antoon
Lorentz !
Quel che si è detto finora della Fisica Quantistica Lo stato dell'arte in Fisica è il seguente: i Fisici sono
convinti che l'UniVerso sia cominciato con un "gran botto", 13,7
miliardi di anni fa, dove un Luogo "angusto", ma caldissimo, ha
iniziato ad espandersi come fa il palloncino alla fiera, quando
il venditore di palloncini ci attacca la bombola dell'elio, per
gonfiarlo.
Quanto è grande secondo voi un palloncino, se qualcuno lo sta
gonfiando da 5 secondi ? Tanto, quanto può espandersi in 5
secondi, guarda caso !
Infatti guarda caso il nostro UniVerso è grande proprio 13,7
miliardi di anni luce. E tra un secondo, sarà un secondo più
grande e quando avrete finito di leggere questa riga, si sarà
guadagnato tanto spazio, che nemmeno potete immaginare.
Peccato che se esiste il tempo non esiste lo spazio, o
viceversa, e comunque la mettiate il guadagno è "illusorio"
ahimé.
Una semplice lezione di
termodinamica Robert Boyle scoprì che quando un
gas si espande, si raffredda. Del resto molti ragazzini, senza
essere fisici del calibro di questo rispettabile signore,
scoprono pompando le gomme della bicicletta, che la pompa fa
scaldare l'aria a forza di comprimerla !
Però, forse, il ragazzino non sa che il suo palloncino può
essere gonfiato dal venditore alla fiera, fin tanto che
l'espansione fa raffreddare l'elio a 0° K . In genere scoppia
prima !
Le pareti di gomma non "reggono",
come si suoi dire. Ma c'è altro di "ontologico"... !
E l'UniVerso... cosa gli può accadere ?
Una cosa è certa: quando tutto l'Idrogeno - già perché sarebbe
"costato" troppo riempire il Cosmo di Elio, come un palloncino -
sarà freddo a 0° k, l'espansione finirà. Tuttavia le pareti,
come per il palloncino, potrebbero scoppiare prima !
Privus (Finché ci siamo dentro noi, non scoppia, "non abbiate
paura"), per capire la "physica", bisogna conoscere
l'eziologia delle parole.
Una nozione ignota in Fisica In Fisica classica non è noto quello che c'è al di là della
parete e di che cosa è fatta la parete stessa.
Nel XX secolo
inizia la Fisica Quantistica. L'ontologia delle cose viene
sconvolta da un nome di città e da un nome di persona:
Copenaghen e
Planck.
Niente è stato più come prima....
Anche se uno dei primi fisici
quantistici fu Gesù (anche
Maometto se ne accorse 700 anni dopo
e l'umanità "occidentale" se ne accorgerà il giorno che
funzionerà il trasmettitore istantaneo !), una certa
trepidazione la ebbero quegli uomini "duri" e adusati alla
concretezza del "materialismo", il giorno che
Heisenberg enunciò
il principio di indeterminazione: di una "particella" si può
conoscere o la posizione o la velocità, non entrambe le
cose ! Inoltre: quando si va a compiere la "osservazione"
la realtà dell'osservato "collassa".
Questa + o - è l'interpretazione di Copenaghen
dell'indeterminazione !
E Planck ?
Non mi chiedete di lui, fintanto che
non sono chiare le implicazioni epistemologiche della questione
"realtà". Realtà = altezza Reale ! Il contrario “dicasi”
immaginario.
Vediamo che significa alto. Alto = àltus in latino, viene dalla
radice àlo - fatto crescere.
Vi ricordate alimentum, l'elemento chimico o l'idea intorno al
"buco" !
Per farla breve: i fisici classici credono, erroneamente, molto
erroneamente, che la realtà sia l'effetto di come "collassa"
quella di un povero disgraziato, "casualmente".
La teoria dei
multimondi "paralleli" Secondo questa ipotesi, che voi
siate diventati un rappresentante di ottimo formaggio
piemontese, anziché un veterinario, oppure un maestro di scuola
elementare, per non dire un frate cappuccino; dipende da quale
realtà vi si è "spalancata", al pari di come con un colpo di
vento in un maniero vi si può aprire la porta della cucina o
della camera da letto o del bagno, per effetto della forza
dell'aria. Qualche fisico osa anche dire che ad un miliardesimo
di millimetro da voi abita il vostro "alter ego", che di
professione fa magari il farmacista e poi un po' più là, quello
che fa il parrucchiere...
Insomma saremmo circondati da tutte le infinite possibilità
date a noi stessi ! Che sovrapposizione !
lo già convivo male
con quel me stesso che fa il medico. Lo sopporto solo in quanto
mi paga affitto, luce e acqua.
Il mistero dei granelli di sabbia I fisici ora stanno impazzendo per
le stranezze che presentano i "sistemi granulari": su QUARK n°
67 a pag. 91, si mormora che: (V. anche pag. 16 di QUARK n°70)
se si versa un Kg di sabbia in un recipiente posto sul piatto
di una bilancia, arrivati a 850 gr, continuando a versare
granelli di silicea roccia, non si arriva mai e poi mai a
leggere 1000 gr !!! Incredibile, no ?
Questo esperimento, ha scatenato il "panico" fra i
fisici e non solo, e molti si chiedono dove
siano finiti i 150 gr di sabbia, che mancano.
Lo studioso
Giuseppe Lanzarini
che ha ripetuto il famoso esperimento
si e' chiesto: "se ripeto l'esperimento con gli 850 gr ne
ottengo un po' meno ?". Egli lo ripete' finché non azzero'
completamente il peso della sabbia ! - Dio mio, ma il chilo di
sabbia "dove" va ?
Ora si che posso dirvi che cosa
scoprì Max Planck !
Scoprì che un milionario è ricco perché
possiede tante monetine da un centesimo di euro ! Non è uno
scherzo.
È così, in effetti.
Nel mondo "macroscopico" di ogni cosa se ne
può avere un pezzo, quasi tutta, o averla tutt'intera.
Planck scopri che nel mondo sub-reale le cose sono
"confezionate" a "pacchetti-discreti" ed è come dire che si
rese conto di come la spaventosa energia del sole, è una
"raffica" di pacchetti di energia, paragonabili a "granelli" del
"blocco-intero".
Per questa rilevazione è passato alla Storia come scopritore
della più piccola quantità di energia che c'è nel Creato, del
più piccolo "appezzamento" di spazio e del più piccolo
intervallo di tempo "immaginabile".
Dicasi la
costante di Planck, la
lunghezza di Planck e il
tempo di Planck.
E poteva andargli meglio e capire tutto dall'alfa all'omega ed
essere di grande aiuto a quei poveri fisici, che impazziscono
con l'esperienza della sabbia, che viene "succhiata" non si sa
dove, se solo avesse capito che il VUOTO in fisica non esiste !
Praticamente doveva avvedersi che se
uno non ha mai il primo centesimo di euro, non diventa ricco !
Invece in Fisica si è cominciato a credere fermamente che i
soldi possono venir fuori per incanto e che da "meno che
niente", per una pretesa "fluttuazione" del "vuoto
quantistico", possono uscir fuori... particelle !
Un granello di storia etimologica
della parola
Vuoto Nessun'altra parola ha suscitato
tante diatribe. In latino viduus = Vedovo = che gli manca la sua
mela: la più dotta conclusione fu tratta da due epistemologi che
si incontrarono in Romania e stabilirono che vacuus = vacuatus
- che non contiene nessuna materia.
Erano Thomsen & Schuchardt, 1874, ma non sapevano che il
coltissimo avvocato e fisico G.W von Leibnis, da buon
aristotelico, aveva sconfitto gli illuministi, dimostrando che
non può esistere nessun luogo dove non ci sia veruna materia.
Resta ora solo che spieghi bene cosa
significa la parola "quanto", così saprete finalmente che
scendendo giù nel pozzo, nelle dimensioni sub-atomiche si
finisce per incontrare... Non dite
San Patrizio, per favore !
Sono sicuro che finora nessuno vi
aveva mai detto che quanto = ka-vant - in lingua sanscrita,
Ka
= qui - in latino e vuoi dire colui che !
Il resto della frase vant = provvede. "Colui che provvede".
Scendendo giù, dentro l'atomo, si incontra
Colui che provvede
!!!
Cosa avevate scritto voi circa la parola Quantum, all'inizio
dell'articolo ?
Avreste mai pensato che oggi leggendo, questo studio, sareste venuti a
sapere questo ?
Dunque, ora che avete saputo quello che non tutti ancora sanno,
andateglielo a dire.
Li farete felici ! A tutti fa piacere sapere che il fatto di
gestire una farmacia, o dedicarsi ad altre professioni, non è
dovuto a colpi di vento casuali, che hanno determinato lo
spalancamento di una porta verso uno degli infiniti mondi
paralleli, piuttosto alla volontà, di colui che vede e provvede, per le persone che si rimettono
alla sua Volontà e del "latore" della volontà, per i
"volitivi".
Ognuno, reso edotto di ciò, può avere tutto quello che
desidera, da questo preciso istante.
Lo scopo della vita è penetrare in
quella fenditura (NdR: ripeto la
figa
cosmica) (quella 1/2 Tau, in nero con scritto Olomero) - Non il vuoto, dove non c'è nulla, ma
il
Vuoto Quantomeccanico, dove
"abita Colui" che provvede, è la
ragione di ViTa della Fisica Quantistica: una "porta"
(Finestra=Find) aperta nell'Infinito Assoluto (>ALEPH3); nel
"cuore" (centro) del nucleo atomico...un Pozzo...INFINITO….
Questo video vi aprira'
gli occhi per vedere la realta' anche da un'altro punto di vista
Hendrik Antoon
Lorentz (Arnhem 1853
- Haarlem 1928), fisico olandese.
Conclusi gli studi all'università di Leida, vi rimase come
professore di fisica matematica. Già nella tesi di dottorato
fece un lavoro importante trattando per la prima volta la
riflessione e la rifrazione della luce su base puramente
elettromagnetica.
Dimostrò che particelle cariche accelerate emettono onde
elettromagnetiche e formulò la teoria elettromagnetica della
luce. In collaborazione con il fisico George Francis
Fitzgerald elaborò una teoria sulla deformazione subita da un
corpo in rapido movimento. Lo studio di tale effetto, chiamato
contrazione di Lorentz-Fitzgerald, rappresenta uno dei
contribuii importanti forniti da Lorentz allo sviluppo della
teoria della relatività.
In questo campo sono da citare anche le leggi di trasformazione
che portano il suo nome, valide per osservatori in molo
inerziale l'uno rispetto all'altro.
Per la spiegazione del fenomeno noto come effetto di Zeeman nel
1902 ricevette il premio Nobel per la fisica insieme al fisico
olandese
Pieter Zeeman.
Alcune precisazioni del
redattore di questa pagina sul
fenomeno che alcuni chiamano, questa realta' relativa:
illusione
effimera: 1 -
l'Assolutezza - l'Assoluto - e' irraggiungibile e quindi anche e
per tutti gli esseri viventi, ma e' comprensibile, manifestabile
e quindi realizzabile, SOLO nella cosiddetta "illusione", cioe'
nella “relativa realta' “
spazio-temporale della
Mani-fest-azione, qualsiasi essa sia, la quale si attua
attraverso il movimento degli Infiniti
Punti,
puncta, dell'Etere
(l'Oceano dello spazio/tempo), che e' in continua movimentazione come un grande
ed infinito oceano, cioe’ e' in variazione di stato e quindi di
manifestazione della “realta'
relativa”..., che e’ quella che noi percepiamo nel qui ora, in
questa dimensione, ed
e’ quindi anche cio' che percepiscono tutti gli esseri Viventi in OGNI
dimensione (spazio/tempo) possibile, nella immensa
INFINITA'....
Quindi chiamare "illusione" una “eterna realta' mutabile
all'Infinito” e' un'altra illusione della
mEnte che ci
mentisce....
2 - l'UNICO scopo della “realta' relativa”, e' informare la
m-Ente (l'Ente in movimento, cioe' che si mani-festa, quando
l’IO SONO o punto dell’Infinito si muove, vibra, pur rimanendo
sempre “immobile” nell’Etere)
di cosa e' l'Infinito od Infinita’,
e cosa e', dove' e’, e com'e', l' “illusione relativa”, cioe' la
“realta' relativa”, (come la si deve vivere e come la si vive) e
quindi vivendo ed osservando e riflettendo su cio', "educa" la mEnte alla distinzione fra
INFINITO=INFINITA'' e "realta’ relativa" (chiamata lo ripeto
“illusione” in modo improprio e non preciso), e comprendere e
definire quindi,
l’UNICA
forza duale esistente nell’Infinito, cioe’ distinguere la “forza
femminile” e quella “maschile” e cio' in qualsiasi punto o
dimensioni od
Universi esistenti nell'Infinita'.
3 - Comunque in TUTTI gli UniVersi … “creati" = eternamente
manifestati, e quindi anche nel nostro
UniVerso, questo chiari-Mento e' valevole.......come lo e'
per ogni Ente, IO SONO, che si movimenta/vibra nello
spazio/tempo, nell'Etere, per manifestarsi e rendere visibile
il "corpo-realta' relativo" dell'INFINITA'....la maniFestAzione del Creato, in
tutti i suoi possibili Universi e dimensioni.
4 - Per cui non sono completamente d'accordo con coloro che
pensano solo all’illusione, fine a se stessa, ne' con la
meccanica quantistica, che ne parla in questi termini, ne' con
le teorie orientali che ne parlano in modo improprio, cioe' NON
definito della realta', che sarebbe inesistente e che chiamano
illusione effimera...
Ripeto ma se e' una illusione (realta' relativa) che si perpetua
all'Infinito, chiamarla solo con il termine "illusione" e' di
per se stessa un'ILLUSIONE dialettico, linguistica, quindi non
rispondente alla Vera realta’ la
materia-informata che si trasforma in
continuazione all’Infinito ed e’ quindi l’Unica realta’
possibile !
5 - Ricordiamo che il disponente e' l’Ente, l'IO SONO,
parti-cella dell'INFINITA', che alcuni per imprecisione
chiamano "dio" (termine NON preciso ed incompleto).
l'IO SONO quando si manifesta nella "realta' relativa",
movimenta lo spazio/tempo attorno a se stesso, nella sua
parti-cella (la sua cella personale spazio-temporale) ed in quel
preciso istante egli si mani-festa, e la sua mEnte si evidenzia,
ed il compito dell'IO SONO e' di portarla alla Conoscenza di Se'
e dell'INFINITA', il figlio che mani-festa e si consapevolizza
sulla sua discendenza =
provengo dall'INIFINITA'....per cui per arrivare a cio', deve
informare ed educare la sua mEnte....sul e
nel "bordo degli eventi", la “realta' relativa”...che alcuni
chiamano impropriamente "illusione"....che illusione non e' in
quanto questa "relativa realta' " lo e' all'INFINITO pur nelle
sue varie de infinite tras-form-azioni...quindi e' SEMPRE
reale..., all'Infinito !
Prima conferma per un bizzarro effetto quantistico - 02/12/2016 La
polarizzazione della luce emessa da una stella di neutroni
Questa animazione mostra in che modo la luce emessa da una
stella di neutroni fortemente magnetizzata (a sinistra) venga
polarizzata linearmente nell'attraversare la zona di vuoto
vicina alla stella, prima di raggiungere un osservatore sulla
Terra (a destra).
Le direzioni dei
campi elettrici e
magnetici dei raggi di luce sono rappresentate
rispettivamente con linee rosse e blu.
Le simulazioni realizzate da Roberto Taverna (Università di
Padova) e Denis Gonzalez Caniulef (UCL/MSSL, Londra) mostrano
come i campi si allineino lungo direzioni preferenziali quando
la luce attraversa la regione attorno alla stella di neutroni.
Per effetto di questo allineamento la luce diventa polarizzata,
e questa polarizzazione può essere misurata sulla Terra da
strumenti molto sensibili.
La polarizzazione della luce osservata suggerisce che lo spazio
vuoto attorno alla stella di neutroni sia soggetto a un effetto
quantistico noto come birifrangenza del vuoto, previsto dall'elettrodinamica
quantistica. Questo effetto fu teorizzato per la prima volta
nel 1936, ma finora non era mai stata annunciata la sua
osservazione.
Tratto da: lescienze.it
https://www.fisicaquantistica.it/scienza-di-confine/riflessioni-sull-universo-e-sul-nostro-esistere-sul-tempo-e-sulla-sua-vera-natura-l-eternita
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La
SCOMPARSA di
EMILIO del GIUDICE Il
Professor Emilio Del Giudice è
scomparso la mattina del 31 gennaio,
lasciando un vuoto incolmabile
nell’ambito della ricerca
scientifica italiana e nell’animo
dei suoi numerosi amici ed
estimatori.
Nato
a Napoli il 1° gennaio 1940, dove
conseguì la laurea in Fisica e la
specializzazione in Fisica Teorica e
Nucleare presso l’Università di
Napoli, nella quale insegnò per
numerosi decenni, è stato
ricercatore dell’Istituto Nazionale
di Fisica Nucleare e
dell’International Institute of
Biophysics di Neuss (Germania).
Oltre ad
avere al suo attivo svariate
pubblicazioni in ambito scientifico,
era stato insignito del “Prigogine
Award 2009”.
Scienziato brillante e
controcorrente, fra le altre cose
collaborò col Professor Giuliano
Preparata all’elaborazione dei
principi dell’elettrodinamica
quantistica (QED) che riaprirono il
dibattito intorno alla cosiddetta
“memoria dell’acqua”.
Fu uno
dei più apprezzati relatori al
nostro 2° Convegno di NEXUS, nel
2002, dove presentò un’appassionante
relazione sull’uranio impoverito. In
attesa di ricordarne degnamente la
figura sulle pagine della nostra
rivista, ci stringiamo intorno alla
sua famiglia e a tutti gli amici e
collaboratori.
By Jervé
video: Fisica Quantistica
e Biologia - By Emilio del Giudice
GRAVITA' QUANTISTICA - da "Le Scienze" n. 186 febbraio
1984
In una teoria quantomeccanica della gravitazione, la stessa
geometria dello spazio e del tempo sarebbe soggetta a continue
fluttuazioni e perfino la distinzione tra passato e futuro
potrebbe divenire incerta –
By Bryce S. Dewitt - vedi PDF
Meccanica quantistica:
David Bohm
David Bohm è stato uno Scienziato/Filosofo del massimo livello
del secolo scorso. Fu attento soprattutto ai fenomeni, che
avrebbero solo in un secondo tempo portato alle teorie.
Con la sua opera principale: “The Quantum Theory”, del 1951,
trattando mirabilmente la Meccanica Quantistica Classica, di
Niels Bohr e
Werner Heisenberg, la resa piu' comprensibile agli studenti
ed a un vasto pubblico, pose anche le basi della Meccanica
Quantistica non Classica e Contemporanea, (la sua Meccanica
Quantistica), superando quello che era stato fino ad allora il
testo fondamentale matematico, della Meccanica Quantistica
Classica, scritto da
John von Neumann: “The Foundation of Quantum Theory”, del
1931.
Con la sua scoperta del “Potenziale
Quantico”, David Bohm ha messo in relazione la
Coscienza
anche con i fenomeni fisici che coinvolgono le particelle
elementari e anche gli organismi più complessi, ecc. In sostanza
si potrebbe dire che David Bohm ha contribuito con la sua opera
a Spiritualizzare la Scienza Contemporanea.
Secondo il libro di Bohm
"Universo, mente e materia", nell'UniVerso
esisterebbe un ordine implicito (implicate order),
che non vediamo e che egli paragona ad un
ologramma nel quale la sua struttura complessiva
è identificabile in quella di ogni sua singola parte
come in un
frattale, e uno esplicito (explicate order)
che è ciò che realmente vediamo; quest'ultimo
sarebbe il risultato dell'interpretazione che il
nostro
cervello ci offre delle
onde (o pattern) di interferenza che compongono
l'UniVerso.
Secondo tale ipotesi, il
principio di località risulterebbe perciò
falso.
Poiché Bohm riteneva che l'UniVerso
fosse un sistema dinamico e quindi in continuo
movimento, e siccome con il termine ologramma
solitamente ci si riferisce ad una immagine statica,
Bohm preferiva descrivere l’UniVerso
utilizzando il termine, da lui creato, di
Olomovimento.
Dopo
l'esperimento del 1982 di
Alain Aspect che rivelò una comunicazione
istantanea fra
fotoni a distanze infinitamente grandi, Bohm,
che si era già confrontato con lo stesso problema
durante la sua riformulazione del
paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen, ribadì
come non vi fosse alcuna propagazione di segnale a
velocità superiori a quella della luce, bensì che si
trattasse di un fenomeno non riconducibile a
misurazione spazio-temporale. Il legame tra fotoni
nati da una stessa
particella sarebbe quindi dovuto all'esistenza
di un
insieme di variabili nascoste che formano un
ordine delle cose che noi normalmente non
percepiamo, nel quale ogni cosa (particella) non è
da considerarsi come cosa separata o "autonoma",
bensì come facente parte di un ordine atemporale e
aspaziale universale, cioè l'Olomovimento,caratteristica
del
VuotoQuantoMeccanico.
Bohm scrisse che "noi dobbiamo imparare ad osservare
qualsiasi cosa come parte di una Indivisa
Interezza" ("Undivided Wholeness"), cioè che
tutto è uno.
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La Fisica è a una svolta storica, ma pochissimi se
ne sono accorti - 03/03/2016
Sono ormai quotidiane le notizie su nuove prove
scientifiche a favore dell’esistenza di un
substrato
causale e di un “mondo di retroscena” che sottende
ai fenomeni quantistici.
Giorno per giorno appare sempre più chiaro che
l’interpretazione “casuale” di tali fenomeni, ovvero
l’interpretazione di Copenaghen, é superata dai
fatti sperimentali.
La notizia più recente risale al 23 febbraio 2016,
giorno in cui é apparso su “Scientific American” un
articolo dal titolo “Risolto il paradosso delle
traiettorie surreali dei fotoni“ relativo alla
verifica sperimentale della correttezza
dell’interpretazione Bohmiana della quantistica.
Ma cosa cambia con questa scoperta ?
Nell’interpretazione di
Bhom,
i fenomeni quantistici sono tutt’altro che casuali,
esiste, infatti, una funzione reale e quindi non
semplicemente probabilistica, che “guida” sempre e
comunque le traiettorie delle particelle, ben altre parole si
riporta in vita una visione deterministica della
realtà fisica, seppure parzialmente diversa da
quella nota nella fisica classica.
Le
particelle finiscono per avere traiettorie ben
definite e viene introdotta una cosiddetta “onda
pilota” che traccia una sorta d’invisibile
autostrada lungo cui viaggiano i fotoni e quindi
l’energia che determina i cambiamenti di stato di
ogni particella.
Non si nega, quindi, l’essenza probabilistica delle
funzioni della MQ (Meccanica
Quantisica), ma essa viene connessa unicamente
all’impossibilità di conoscere le condizioni
iniziali in cui si trova la particella senza
violarne lo stato (principio d’indeterminazione di Heisenberg).
Esiste, quindi, una sorta di "tessuto sottostante" che
definisce il modo in cui la particella agirà una
volta “osservata” attraverso lo strumento di misura.
Sparisce, quindi, la casualità assoluta connessa al
collasso della funzione d’onda ovvero all’evento
della “Misura” che determina un passaggio con
caratteristiche del casuali ed imprevedibili di una
particella, dal mondo della meccanica dei quanti a
quella classica.
Questo salto di qualità non rende, però, ancora
chiara la direzione che stanno prendendo i
ricercatori e la convergenza tra diversi studi e
ricerche, che ha subito una particolare
accelerazione proprio tra la fine del 2014 ed il
2015.
Il “Mondo di retroscena” di
Prigogine e di
Bhom, stà
avanzando a sempre maggiore velocità, prendendo la
nitida forma della reintroduzione di un mezzo di
“trasmissione” dell’informazione a effetto
istantaneo (come quello previsto dalla “onda pilota”
di Bohm) sparito all’inizio del secolo scorso:
l’Etere.
La forma con cui questo “scomodo intruso” è
ritornata, è quella degli studi sui
superfluidi e
sulla sempre più probabile natura fluida, o meglio “superfluidita”
del vuoto.
Alcuni lavori che ho già segnalato già in passato
anche su Altrogiornale, e che oggi sono ancora assai
poco conosciuti e studiati, figureranno tra pochi
anni tra i “classici” della fisica come vere e
proprie pietre miliari per uno storico e radicale
cambio di paradigma.
Ve ne sono tanti e tutti assai recenti, ma tra
questi mi piace citare, oggi, “Physical vacuum is a
special superfluid medium” di Valeriy Sbitnevi,
pubblicato il 13 maggio 2015 su “Selected Topics in
Applications of Quantum Mechanics“.
Questo lavoro è intimamente collegato alla
pubblicazione di “Scientific American” e
all’esperimento che conferma la natura Bohmiana
della quantistica.
In esso, infatti, Sbitnevi mostra come il modello
“superfluidico” del vuoto, ed in particolare le
equazioni di Navier-Stokes, che descrivono la
dinamica macroscopica dei vortici e dei moti nel
fluidi, siano una diversa forma matematica della
interpretazione Bohmiana della MQ e della “onda
pilota” .
In altre parole un
Etere in
forma di
vuoto superfluido è, matematicamente, affine
all’interpretazione di
Bhom della
equazione di Schroedinger.
Precisiamo ancora meglio
il concetto perché non sfugga il salto di qualità
che si stà compiendo.
Il
Vuoto Superfluido e la interpretazione di Bhom
coincidono e il “Mezzo” che consente di
diffondere
ovunque e istantaneamente l’informazione di
correlazione che da vita ai fenomeni di
entanglement
quantistico.
I fenomeni della meccanica dei quanti sono, quindi,
matematicamente ricavabili dalle equazioni che
descrivono il modo vorticoso in un superfluido.
A questo rilevantissimo e naturale secondo passaggio
si aggiunge il terzo ancora più rilevante sul quale
mi sono soffermato sia nel nostro libro “La Fisica
di Dio”, sia negli articoli divulgativi che ho
pubblicato su Altrogiornale e che può essere
compreso senza grande sforzo, sfogliando gli
articoli relativi alle ricerche sperimentali sui
superfluidi.
Alcuni lavori, sempre recenti, infatti propongono
l’uso di un modello noto con nome di “Vetri di Spin”,
e quindi del
modello di Ising, ovvero di una
estensione del
modello neurale di
John Hopfield, per
modellare sostanze in stato superluifo come l’Elio
3.
In particolare i Vetri di Spin e, di conseguenza un
modello affine alle reti neurali di Hopfield, è
adoperabile per descrivere matematicamente bene le
dinamiche e i vortici in una sostanza superfluida.
Non ci vuole molto a comprendere che questi studi
portano a ritenere che il passo tra una descrizione
“NEURALE” dell’Elio 3 e quella NEURALE del VUOTO
superfluido è brevissimo. In altre parole, il salto
che attendevamo per riportare al centro un modello
deterministico (seppure nei termini indicati da Bohm)
connesso alla natura neurale del vuoto è alle porte.
Ma torniamo al modello
proposto da
Bhom.
Esso è intrinsecamente olografico, ovvero prevede
che l’informazione sia distribuita in modo uniforme
ovunque, in tal modo consente la “Istantaneità”
della propagazione delle correlazioni attraverso una
“onda pilota” e, con essa, l’istantaneità dei
fenomeni di entanglement. Karl Pribram, con le sue sperimentazioni sulla
retina dei gatti, ha mostrato in laboratorio quanto
era già stato reso noto dalla matematica delle reti
neurali: il cervello opera in modo intrinsecamente
olografico.
È principalmente conosciuto per lo sviluppo, in
collaborazione con il fisico
David Bohm, del cosiddetto "modello cerebrale
olografico della funzione cognitiva", da lui
chiamato "modello olonomico del
cervello" e noto anche come "modello
olografico di Pribram e Bohm" o come "paradigma
olografico".
A questo punto il cerchio si chiude.
Il modello olografico che Bohm cercava e che non era
riuscito a trovare, è quello neurale di Hopfield, o
se si vuole é il
modello di Ising che descrive le
dinamiche del vuoto superfluido.
Le conseguenze della scoperta che il vuoto e i
meccanismi della gravità quantistica operano con le
stesse leggi ed equazioni che governano il nostro
cervello, appaiono straordinarie e fantascientifiche
anche a una mente profana.
Nei prossimi anni, quindi, è assai probabile, se
questi studi troveranno conferme, che la natura “Non
casuale” ma finalistica dell’UniVerso
(verso l'unita') produrrà una vera e propria
rivoluzione della scienza che riguarderà tutti i
settori dello scibile.
Consentitemi, in chiusura, una triste profezia:
alcuni italiani figureranno tra i primi nomi in
queste scoperte, ma tutti proverranno da contesti di
ricerca che operano fuori dal nostro paese e non per
mancanza di finanziamenti, ma per una tendenza tutta
italiana a privilegiare ed esaltare il peggio e la
mediocrità in tutti i settori, allontanando
innovazione, capacità e inventiva.
By Sabato Scala adattamento di Prixi per: altrogiornale.org
Sabato Scala è Ingegnere
elettronico e ricercatore indipendente ha elaborato
e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei
campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle
Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione
neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche
e proposto una personale teoria dei processi
cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base
della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del
paradigma olografico, la possibilità di adozione del
suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di
qualunque processo fisico classico o quantistico.
Negli ultimi anni, ha approfondito il fenomeno della
coscienza (individuale e collettiva) e il relativo
legame con la meccanica quantistica riprendendo il
lavoro pionieristico di Carl Gustav Jung e Wolfgang
Pauli sulla base dei nuovi modelli da lui proposti,
giungendo alla elaborazione di una vera e propria
scienza del simbolo e degli archetipi collettivi.
Ha, altresì, compiuto ricerche innovative
nell’ambito storico-umanistico, interessandosi ai
movimenti iniziatici del cristianesimo primitivo. Ha
all’attivo numerose pubblicazioni scientifiche e a
carattere divulgativo e svolge un’intensa attività
di conferenziere in Italia e all’estero.
Autore del libro “La Fisica di Dio“ e del “Manuale
Scientifico per l’Interpretazione dei Sogni e dei
Simboli” per Infinito Editori di Torino.
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NUOVE SCOPERTE UTILI PER I COMPUTER QUANTISTICI - Dic.
2011
Per la fisica quantistica, la distanza non conta. Anche se due
oggetti sono separati da qualche decina di centimetri, ci sarà
sempre un filo invisibile che li lega gli uni agli altri. È ciò
che si chiama entanglement
quantistico, un concetto meglio noto con il nome di
non-separabilità dei sistemi: lo stato quantico di due o più
sistemi dipende dallo stato quantico di ciascun sistema anche se
sono spazialmente separati. È roba da cose microscopiche,
verrebbe da pensare. E invece ci sbagliamo, perché uno studio
pubblicato su Science ci dimostra che la fisica quantistica può
governare anche il mondo macroscopico degli oggetti che ci
circondano.
Nessuno stupore, quindi, se i ricercatori sono riusciti a creare
entanglement quantistico anche in due diamanti grandi quanto
orecchini.
"Quello che abbiamo fatto è stato
dimostrare che è possibile raggiungere una correlazione
quantistica anche con oggetti comuni, sempre che i diamanti
possano esser considerati tali", ironizza Ian Walmsley, fisico
dell' Università di Oxford (UK), uno degli autori dello studio.
Il problema, infatti, è che i fenomeni quantistici sono fragili,
nel senso che basta la minima interferenza esterna perché
scompaiano. Ecco perché sino a oggi la maggior parte degli
esperimenti sulla non separabilità dei sistemi è stata condotta
con elementi microscopici come elettroni. Più un oggetto è
grande, infatti, più atomi contiene e più c'è il rischio che si
disturbino a vicenda. Inoltre, questo tipo di studi è sempre
stato condotto in laboratorio, cioè in condizioni super
controllate e a temperature inferiori allo zero, l'unico modo
per tenere a bada le interferenze distruttive tra atomi.
Ecco perché il nuovo studio ha del
sensazionale: i ricercatori hanno creato entanglement
quantistico con diamanti grandi 3 millimetri e in condizioni di
temperatura ambiente. Ma come ci sono riusciti? Iniziamo col
dire che i diamanti sono reticoli cristallini di atomi di
carbonio. Quando vengono colpiti da un raggio laser, i cristalli
iniziano a vibrare raggiungendo uno stato eccitato chiamato
fonone (cioè un quanto di energia di vibrazione). I ricercatori
possono sapere se un diamante contiene un fonone analizzando la
luce in uscita dal diamante stesso: se il reticolo cristallino è
eccitato, vuol dire che un fotone gli ha dato energia. Ne
consegue che il fotone in uscita avrà meno energia di quando è
entrato nel sistema.
Sfruttando questo paradigma, i
ricercatori hanno colpito i due diamanti, distanti 15
centimetri, con un raggio laser, diviso in due fasci da un
separatore, della durata di 10 -13 secondi. Analizzando la luce
in uscita tramite un segnalatore, hanno rilevato la presenza di
fotoni con energia minore rispetto a quando erano penetrati nel
sistema. Ma ciò significa che hanno ceduto parte della propria
energia ai reticoli cristallini generando un fonone. Ma a quale
dei due diamanti? Le condizioni sperimentali non permettevano di
saperlo.
"Sapevamo che da qualche parte c'era un fonone - spiega Walmsley
su Scientific American - ma non potevamo dire se provenisse dal
diamante di destra o da quello di sinistra".
Dal punto di vista della fisica
quantistica, tuttavia, il fonone non dovrebbe essere confinato
in alcun diamante ma condiviso tra i due. Per dimostrarlo, i
ricercatori hanno colpito i diamanti con un secondo raggio
laser. Quest'ultimo, entrando in un sistema già eccitato, gli ha
rubato energia. Quindi, i fotoni in uscita rilevati dal
segnalatore avevano ora più energia di quando erano entrati.
Sebbene anche questa volta non fosse possibile risalire alla
provenienza dei fotoni iperenergetici, i ricercatori si sono
accorti che i cammini dei fotoni in uscita dai due diamanti
erano strettamente legati e influenzabili. In altre parole,
ciascun fotone in arrivo al segnalatore portava informazioni su
entrambi i diamanti. La dimostrazione che sono quantisticamente
legati.
" Non possiamo essere sicuri al 100% che i due diamanti fossero
in entanglement
quantistico - confessa Walmsley - ma secondo i
nostri calcoli statistici la correlazione appariva nel 98% dei
casi, che è un ottimo risultato".
I sorprendenti risultati
dell'esperimento aprono la strada a future, possibili
applicazioni pratiche dei fenomeni quantistici come lo sviluppo
di computer quantistici dalle inimmaginabili capacità di calcolo
simultaneo. Ma è ancora presto per sognare.
La correlazione quantica dei diamanti, infatti, dura appena 7
mila femtosecondi (10 -15 secondi), un tempo troppo breve per
permettere applicazioni pratiche. " E' ancora presto per parlare
di computer quantistici, ma in teoria non è impossibile
realizzarli - conclude Walmsley su New Scientist - lo studio è
un interessante punto di partenza per capire come la meccanica
quantistica può emergere nel mondo della fisica classica".
Tratto da: antikitera.it
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Strane stringhe - 04 marzo 2013
La materia può assumere molte altre forme oltre a quelle solida,
liquida e gassosa. Gli elettroni che si trovano nei materiali
possono subire varie transizioni che corrispondono a proprietà
intrinsecamente quantistiche della materia. I superconduttori ne
sono l’esempio più noto. Questi stati della materia emergono da
una rete incredibilmente complessa di
entanglement quantistici
tra gli
elettroni, così complessa che i fisici teorici che studiano
questi materiali hanno problemi a descriverla.
Alcune risposte arrivano da un campo di studi del tutto diverso,
la teoria delle stringhe, che in genere è appannaggio dei
cosmologi e dei teorici delle particelle ad alta energia.
Apparentemente la teoria delle stringhe non ha nulla da dire sul
comportamento dei materiali, non più di quanto un fisico atomico
possa spiegare la società degli uomini. Eppure ci sono dei
collegamenti !
By Subir Sachdev - Tratto da: lescienze.it
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SPAZIO-TEMPO e
Fisica Quantistica
Sulla natura reale dello spazio tempo, molto resta ancora da
definire. E' comunque sempre più radicata nei liberi pensatori
l' idea che in essa si celino le chiavi per comprendere la vera
essenza del nostro universo e del concetto stesso di realtà.
Tutto questo, porta con se, inevitabilmente, la soluzione di
tanti cosiddetti misteri o, perlomeno, la conquista di una
verità molto più oggettiva delle nostre attuali "verità-locali".
Einstein disse:
"Per chi crede nella fisica, la distinzione tra passato,
presente e futuro è solo un'illusione, per quanto testarda",
mentre il mistico S. Agostino, acuto ingegno e *mens* completa,
postula:
"Che cos'è il tempo ? Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi
spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so; eppure posso affermare
con sicurezza di sapere che se nulla passasse, non esisterebbe
un passato; se nulla sopraggiungesse, non vi sarebbe un futuro;
se nulla esistesse, non vi sarebbe un presente". (By
Sant'Agostino, Confessioni).
Il mistico e lo
scienziato, dunque, si danno la mano a distanza di più di 1500
anni: il tempo è proprio un' illusione !
Ma ci sono dei problemi, allorquando speriamo che questa
consapevolezza assuma carattere di percorso conoscienziale in
progresso.
Qualche esempio:
- Gli studenti sono reticenti ad abbandonare le proprie
spontanee e naturali concezioni basate sul senso comune, a
favore di nuovi concetti implicati dalla fisica relativistica (Hewson,
1982, Villani & Arruda, 1998);
- essi incontrano serie difficoltà nel prendere in
considerazione nuove idee, o - più in generale - nuovi scenari
concettuali, che includano i vecchi contesti come loro casi
particolari (Berenguer, 2000; Hewson, 1981, 1982; Posner & al.,
1982);
- non prendono consapevolezza della tessitura quadridimensionale
dello spazio-tempo (Berenguer, 2000);
- l'interpretazione di problematiche quali la simultaneità e la
causalità di eventi nei due contesti - classico e relativistico
- non viene adeguatamente connessa agli assunti della teoria
della relatività (Berenguer, 2000).
Noi, RICERCATORI
non allineati con l'ortodossia conservatrice, non dimentichiamo
l'importanza del' *energia* in senso oggettivo, confortati anche
da quanto affermò, ancora una volta, Einstain: "Sono gli eventi
di interazione tra energia e materia che determinano dimensioni
variabili di spazio e tempo nell'UniVerso."
Affermazione che può avere implicazioni davvero interessanti.
Uno degli enigmi più affascinanti per la scienza è quello dei
cosiddetti "buchi neri". Questi "oggetti"
misteriosi che si nascondono nel cosmo possono essere degli
eccezionali punti di guida per le nostre considerazioni sullo
spazio-tempo. Infatti, un oggetto massiccio deforma lo
spazio-tempo nelle sue vicinanze.
La forza di gravità che percepiamo è il risultato di tale
deformazione. I satelliti si muovono in orbita intorno alla
Terra perché seguono la curvatura dello spazio-tempo causata
dalla massa della Terra. Più grande è la massa del corpo,
maggiore la curvatura. Ci troviamo quindi di fronte ad una prova
"tangibile" della relatività del concetto di spazio-tempo, in
quanto condizionabile da fattori esterni.
Ed ecco entrare in gioco a questo punto, molto sinteticamente
per questa mia esposizione, la
Fisica Quantistica, dalla quale ricaviamo che, secondo l'Ipotesi
di Penrose ed Hawking, La teoria della
Relatività Generale non contempla il principio
d'indeterminazione di Heisenberg, essendo applicabile solamente
ad uno spazio-tempo piano e continuo.
Sempre
quantisticamente parlando, ne deriva una *scala di fluttuazione*
così riassumibile:
-polarizzazione quantistica del vuoto
-creazione di coppie particella-antiparticella.
A questo punto,
la Fisica Quantistica ci regala altri tesori:
1) Supersimmetria: naturale estensione del modello standard
delle particelle elementari.
2) Supergravità: 7 dimensioni spaziali, in uno spazio-tempo a
11dimensioni.
3) Teoria delle Stringhe: alla natura puntiforme delle
particelle elementari della meccanica quantistica viene
sostituito il concetto di corde o stringhe.
4) Teoria delle Superstringhe: la teoria più completa
attualmente a disposizione per spiegare le fasi iniziali della
storia dell'Universo fino a
giungere ai seguenti due postulati:
*Schiuma quantistica* (?P ~ 1,6 × 10-35 m):
1) spazio e tempo sono mescolati,
2) esistono infiniti spazi-tempi
Ed è, quest'ultimo, lo straordinario punto d'arrivo-partenza per
una conoscenza del tutto nuova che attende i nostri figli.
By Antonio Bruno
vedi:
Vuotoquantomeccanico
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Lo svarione dell'effetto Casimir
Ovvero; quando uno si avventura
dentro l'atomo, convinto che tra il nucleo e l'elettrone, in
mezzo c'è il nulla, può capitare di imbattersi nella “polvere
di fate" (vedi EA.I.R.I.E.D.U.S.T - Grazie Massimo Teodorani
vedi: SeC. n° IS pag. 12).
L’assunto di questo supposto effetto è che possa esistere un
luogo dove "regna" il vuoto assoluto, vale a dire l'assenza
totale di alcunché, particelle sub-atomiche comprese.
Come dire che togliendo tutta l'aria da una bottiglia, ammesso
che ci si possa riuscire con una pompa ad estrazione totale, poi
non entrino tutti i neutrini che attraversano il Cosmo e negli
spazi siderali intergalattici, non vi sia una quantità di
radiazioni; da perder la testa nell'ennumerarle tutte.
Sebbene,
pertanto, dovrebbe essere intuitivo negare che esista il vuoto,
di fatto solo il dottor Corbucci,
Aristotele e l'avvocato
Leibniz, in epoche diverse, hanno tentato di segnalare agli
uomini di scienza l'assurdità del concetto di vuoto assoluto.
Schiere di Fisici oceaniche invece
propendono per la possibilità che mettendo 2 specchi a
"baciarsi" tra loro nelle parti lucide e "immersi" nel
"niente-presunto" della famosa campana "sotto vuoto spinto", le
due lastre vitree inizino ad attrarsi tenacemente, come sotto
l'effetto di una forza di natura misteriosa.
Un effetto "analogo" a quello delle
celeberrime
emisfere di Magdeburgo, che se ben ricordate, pur
tirate da file di cavalli in direzioni opposte, non si
staccavano a pagarle oro. per sovrappiù della pressione
atmosferica all'esterno e assenza di pressione all'interno, che
potesse equilibrare le due spinte e quindi consentire il
distacco.
Per gli specchi sottovuoto, la teoria è che nello spazio interno
tra gli specchi, vi sia un vuoto più vuoto di quello esterno,
per tutta una serie di considerazioni in ordine alla possibilità
che esternamente la presenza di particelle "fluttuanti" dagli
UniVersi paralleli sia maggiormente consentita, che
internamente, a motivo di "restrizioni" a far apparire in forma particellare, tutte quelle onde elettromagnetiche di lunghezza
d'onda superiore alla distanza tra gli specchi.
Certamente, dobbiamo dire che alla base del fenomeno Casimir,
c'è il postulato che il vuoto non solo c'è, ma è anche
circondato da universi paralleli e di tanto in tanto farebbero
"capolino" da lì, fugacemente, "particelle dell'altro mondo".
In conclusione: dove si incontrano vuoto e vuoto ancora più
vuoto, quello "di peggiore qualità" (scusate il termine !)
finisce per essere "una forza".
Pur nel bisticcio concettuale, si è
radicata comunque la convinzione che questo preteso effetto Casimir, sia misurabile con gli strumenti della fisica.
NOTA: Il Vuoto Quantomeccanico di Corbucci è l'antitesi del
concetto di vuoto.
Partendo dalla rilevazione che anche tra il nucleo atomico e
l'orbita elettronica, non cè vuoto, bensì campo
elettromagnetico, la "sorpresa" e’ cominciata quando
l'elettrone 71°, non poteva affiancare il 72°, Lì lo spazio e
il tempo "colavano a picco" !
Che ti scopre Corbucci ? Nientemeno che il "baratro" è una sorta
di "pozzo incamiciato", dove nel Vuoto-Vuoto si trova infilato
come per un eterno-coito, ciò che può riempirlo: V&T !!!
Ha a che vedere col vuoto, meno di come ne ha Cappuccetto rosso con i 7 nani
!
By M. Corbucci - Tratto da Scienza e Conoscenza n° 19
Per vedere delle
immagini utili per comprendere questi concetti,
si consiglia di
visionare: Buchi Neri
Immagini (Buco nero) che meglio rappresentano
la realta' di questi concetti:
Al concetto di VUOTO va contrapposto quello di
VUOTOQUANTOMECCANICO, (in altre parole ciò che esisteva
nell’Universo prima del Big Bang), con implicazioni
epistemologiche nel campo delle Scienze matematiche e fisiche e
nel campo del Filosofico semplicemente inafferrabili dal
pensiero umano non ancora addestrato alla riconversione
concettuale verso tali nuove concezioni.
La Scienza attraverso la quale M.
Corbucci è arrivato a
determinare l’Ordine di riempimento dei livelli atomici non fa
parte dello scibile umano. Si chiama Scienza dell’Ordine molto
simile alla Matematica (Mat-Mantica), discipline ancora
inespresse dalla mente umana che mettono in seria crisi le leggi
di Causa ed Effetto, su cui si basa il principio della
dualità,
(Dio e Creazione, Spirito e Materia) baluardo del pensiero
occidentale ed orientale.
segue in:
Olo-Mero+
Buchi Neri+
Mondo
creazionale
Commento NdR: presto scopriranno che i Buchi Neri esistono dentro in
ogni stella e forse anche in ogni pianeta, cosi come esiste in ogni
atomo ed in ogni essere vivente, infatti all'interno della mente
che contiene l'Ego/IO
degli esseri viventi vi e' un Buco nero....
Ricordiamo comunque che: La filosofia quantistica
sostiene che siamonoi che influenziamo la realtà.
La logica dell'inconscio è simile alla logica quantistica.
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TEORIA QUANTISTICA e sue IMPLICAZIONI (Il materiale per il presente paragrafo è stato tratto dagli
appunti del corso "Fondamenti concettuali ed implicazioni
epistemologiche della Teoria Quantistica" del
prof. Tiziano Cantalupi. Potete approfondire l'argomento
consultando le pagine del
Global View Project)
Se trovate difficile affrontare la
lettura di questa pagina provate a vedere un esempio tratto
dalla vita di tutti i giorni di come possa essere
controintuitiva la realtà se osservata con attenzione:
un esperimento paranormale che in realtà è normalissimo.
Vediamo di chiarire l'argomentazione del paradosso EPR.
Definiamo cos'è una coppia di fotoni correlati: una coppia di
paricelle si dicono correlate se hanno caratteristiche
simmetriche (cioè opposte o concordi). Ad esempio stesso asse di
polarizzazione, stesso spin o spin opposto, quantità di moto
uguale o opposta ecc. Alcuni sistemi fisici sono in grado di
produrre coppie di fotoni correlati, ad esempio atomi di calcio
eccitati dalla luce laser oppure il decadimento del mesone (il
pione).
Il paradosso EPR prende le mosse da
una misura effettuata su una coppia di fotoni correlati. Si
ponga al centro dell'apparato di misura una sorgente di fotoni
correlati. Il settore A e il settore B sono separati da una
distanza enorme su scala atomica (14 metri, praticamente
infinito per quel che riguarda le interazioni tra particelle).
Compiamo una misura sul fotone del settore A determinando le
caratteristiche (in particolare la polarizzazione). Le leggi
della Meccanica Quantistica ci dicono che istantaneamente
conosciamo lo stato anche del fotone nel settore B. Questo per
EPR è assurdo, in quanto viola il principio di località, dice
infatti Einstein:
"Riconosco naturalmente che nella interpretazione statistica ...
vi è un notevole contento di verità. Ma non posso credere
seriamente in essa, perchè la teoria che ne deriva è
incompatibile con il principio che la fisica debba essere una
rappresentazione di una realtà nel tempo e nello spazio, senza
assurdi effetti a distanza".
Le obiezioni di Einstein e compagni
si basano su due principi che egli ritiene incrollabilmente
certi:
-
il realismo
-
il localismo
Il "Teorema o diseguaglianza di
Bell" può riassumersi dicendo che qualsiasi teoria locale, che
assume che determinate coppie di particelle correlate separate
ed inviate verso rivelatori lontani abbiano proprietà definite
anche prima di essere sottoposte a test, non può riprodurre la
distribuzione probabilistica prevista dalla meccanica
quantistica allorché si considerino non solo misure
"simmetriche/opposte" ma anche test su posizioni intermedie.
Si immagini un gas che emette luce
quando viene eccitato elettricamente. Gli atomi eccitati di
detto gas emettono fotoni a "coppie correlate". I fotoni di
ciascuna coppia si dirigono in direzioni opposte. A parte la
diversità di direzione del loro moto, i fotoni di ciascuna
coppia sono "gemelli identici". Se uno di essi è polarizzato
verticalmente, lo è anche l'altro.
Lo stesso se uno è
polarizzato orizzontalmente. Indipendentemente dall'angolo di
polarizzazione, entrambi i fotoni di ogni coppia sono
polarizzati sullo stesso piano. Se quindi si conosce lo stato di
polarizzazione di una delle particelle, automaticamente si può
conoscere anche quello dell'altra.
E' possibile verificare che entrambi i fotoni di ciascuna coppia
sono polarizzati allo stesso modo facendoli passare attraverso
dei polarizzatori (vedere la figura seguente).
Una sorgente di luce al centro della
figura emette una coppia di fotoni correlati. Su ciascun lato
di essa viene posto un polarizzatore sul percorso dei fotoni
emessi. Dietro i polarizzatori vi sono dei Rivelatori di luce
che emettono un Click ogni volta che un fotone li colpisce. Ogni
volta che il Rivelatore del Settore A emette un Click, lo emette
anche quello del Settore B. Ciò perché entrambi i fotoni della
coppia sono polarizzati sullo steso piano, ed entrambi i
polarizzatori sono allineati nella stessa direzione
(Verticale).
Perciò quando i polarizzatori sono uguali i
Rivelatori faranno Click un uguale numero di volte. I Click
del Settore A sono correlati ai Click del Settore B.
Si supponga ora di orientare uno dei
polarizzatori a 90° rispetto all'altro (vedere la figura
seguente).
Il polarizzatore del Settore A è
ancora allineato verticalmente, ma quello del Settore B è
allineato orizzontalmente.
Quindi il fotone orientato
verticalmente passerà attraverso il polarizzatore verticale ma
verrà respinto dal polarizzatore orizzontale. Quando i
polarizzatori sono orientati ad angolo retto uno rispetto
all'altro, un Click di un determinato Settore non sarà mai
accompagnato da un Click del Settore opposto. Nuovamente, i
Click dei due Settori sono correlati.
Questa è una classica "situazione
EPR", anche se migliorata dal punto di vista della completezza
delle misurazioni in quanto si eseguono due misure (agli estremi
dell'apparecchiatura) e non una sola, come invece facevano EPR.
Bell andò comunque oltre la duplicità delle misure, chiedendosi
cosa sarebbe accaduto se nei due rami dell'apparecchiatura
fossero stati posti non dei polarizzatori orientati
perpendicolarmente, ma dei polarizzatori orientati nelle
direzioni intermedie.
Supponiamo che nel Settore A della nostra apparecchiatura venga
posto un polarizzatore verticale e nel Settore B un
polarizzatore orientato a 45°.
Un fotone che si trova al momento dell'emissione in uno stato
ben definito, ad esempio verticale, attraverserà con probabilità
uguale al 100 % il polarizzatore del Settore A, mentre con
probabilità uguale al 50 % il polarizzatore del Settore B
(queste sono semplici regole di Ottica).
Bell ebbe la grande intuizione di riconoscere che questo "caso
intermedio" poteva fornire importanti indicazioni.
Nella situazione sperimentale appena descritta infatti, la
misurazione dello stato del fotone del Settore A non ci dice
più con certezza (non valgono più perciò le congetture avanzate
da EPR) quale sarà il risultato della misurazione effettuata
nel Settore B. Passiamo ora ad una applicazione che definiremo
"neutra" (cioè indipendente sia dalle posizioni del realismo
locale che della meccanica quantistica) del "Teorema di Bell".
Esamineremo le conseguenze che detto teorema può avere dal punto
di vista della "realtà oggettiva scaturita da una serie
ipotetica di osservazioni". In questa situazione l'unico punto
fermo che si manterrà è che le particelle correlate dovranno
reagire allo stesso modo ai medesimi test di polarizzazione.
Nell'apparecchiatura di seguito riprodotta possiamo scegliere di
misurare (simultaneamente o almeno in modo che nessuna influenza
che si muova alla velocità della luce possa passare da una
misurazione all'altra) la polarizzazione delle coppie di fotoni
correlati rispettivamente in una delle tre componenti di
polarizzazione Orizzontale, Diagonale a 60°, Diagonale a 120°
per ogni Settore.
Cosa ci dice il dato sperimentale ?
Se consideriamo la statistica
globale di un gran numero di test, ipotizzando tutte le
possibili combinazioni di polarizzatori e di "emissioni
fotoniche" (mantenendo però il presupposto che le coppie di
fotoni correlati reagiscono sempre allo stesso modo al medesimo
test di polarizzazione) e andiamo a vedere quante volte si
ottengono risposte Concordi, risulta che si è avuto un accordo
nella metà dei casi.
Di seguito vediamo alcuni esempi. (C
= esito concorde, D = esito discorde)
(per esigenze di brevità la tabella contempla solo i casi in cui
il polarizzatore nel settore A sia posto a 0°)
(Tabella)
Settore A
Settore B
Emissione
Esito A (*)
Esito B (*)
Conteggio
0°
0°
0°
+1
+1
C
60°
-1
-1
C
120°
-1
-1
C
0°
60°
0°
+1
-1
D
60°
-1
+1
D
120°
-1
-1
C
0°
120°
0°
+1
-1
D
60°
-1
-1
C
120°
-1
+1
D
(*) Nell'ambito degli esperimenti
del tipo "diseguaglianza di Bell", se un fotone di un
determinato Settore supera il test di polarizzazione (ovvero
attraversa il polarizzatore), ad esso viene assegnato il valore
+1, se il fotone invece non supera il test di polarizzazione ad
esso viene assegnato -1.
Cosa prevede la nostra analisi del fenomeno ?
Proviamo a tirare le somme di quello che, secondo il nostro
schema (a questo livello ancora localistico, realistico e quindi
classico) dovrebbe essere il risultato sperimentale:
Totale esito conteggi: 5 casi C (concordi) e 4 casi D (discordi)
Questo fatto consente di desumere dal Teorema di Bell che, a
prescindere dalla meccanica quantistica, il realismo locale non
si concilia con la "realtà oggettiva delle osservazioni".
Vediamo nel dettaglio perché.
Le possibili combinazioni di test di polarizzazione cui può
essere sottoposta una coppia di fotoni correlati nel caso in cui
si abbiano a disposizione tre tipi di polarizzatori sono 9:
Settore A
Settore B
0°
0°
0°
60°
0°
120°
60°
0°
60°
60°
60°
120°
120°
0°
120°
60°
120°
120°
Chiediamoci quante volte i risultati
dei test risulteranno Concordi e quante volte Discordi nel caso
in cui si ipotizzi che la coppia di fotoni correlati possieda,
sin dal momento dell'emissione, "l'elemento di realtà (vedi EPR
) corrispondente alla polarizzazione Orizzontale".
Settore A
Settore B
Test
Esito
0°
0°
+1 +1
C
0°
60°
+1 -1
D
0°
120°
+1 -1
D
60°
0°
-1 +1
D
60°
60°
-1 -1
C
60°
120°
-1 -1
C
120°
0°
-1 +1
D
120°
60°
-1 -1
C
120°
120°
-1 -1
C
Come vediamo dalla tabella, su 9
possibilità, si hanno 5 risposte Concordi e 4 Discordi. Il
fatto che il rapporto tra risposte Concordi e Discordi sia 5
a 4 non dipende assolutamente dalla scelta iniziale fatta per
il tipo di polarizzazione assegnata alla coppia di fotoni
correlati. Qualsiasi tipo di polarizzazione assegnata darebbe il
risultato 5 a 4.
Possiamo quindi concludere che assumendo per vero il realismo
locale, avremo sempre almeno una prevalenza (5 a 4) di risposte
Concordi rispetto alle risposte Discordi.
Questi risultati dimostrano che, a
prescindere dalla meccanica quantistica, "la realtà oggettiva
delle osservazioni" non si concilia con il realismo locale. (In
altre parole la realtà oggettiva non si concilia con l'idea di
realtà oggettiva)
A tal proposito così si esprime in
"Quantum Mechanics" (The University of Chicago Press, Chicago,
1994) James T. Cushing :
"Bell non ha mai elaborato alcuna teoria locale e
deterministica. Ma, senza mai entrare nei dettagli dinamici,
egli ha dimostrato che, in linea di principio, nessuna teoria
siffatta può esistere [...] Il teorema di Bell non dipende in
alcun modo dalla meccanica quantistica. Esso rigetta un'intera
categoria di teorie (essenzialmente) classiche senza neppur
dover menzionare la meccanica quantistica. E accade che i
risultati sperimentali non solo escludono l'intera classe delle
teorie locali e deterministiche, ma anche che confermano le
previsioni della meccanica quantistica. Abner Shimony ha
appropriatamente denominato "metafisica sperimentale" questo
tipo di radicale soluzione empirica a quello che sembra essere
un problema metafisico."
E ancora il fisico David Lindley
scrive :
"Quand'anche non ci piacesse la Meccanica Quantistica,
quand'anche pensassimo che qualche altra teoria potrebbe infine
venire a soppiantarla, non potremmo però tornare alla vecchia
visione della realtà.
Essa semplicemente non funziona: questa
è la vera importanza, è il vero messaggio del teorema di Bell."
Analizziamo ora gli esiti che, per
situazioni come quelle sino ad ora considerate, prevede la
meccanica quantistica.
Per semplicità ipotizzeremo che le misure nel Settore A vengano
eseguite un istante prima di quelle del Settore B.
Immaginiamo che nel Settore A venga montato un filtro
orizzontale ed il fotone della nostra coppia correlata lo
attraversi (si ottiene quindi la risposta +1).
Ne consegue che
secondo la forma dello stato quantico e in accordo col
postulato della riduzione della funzione d'onda,
anche il fotone del Settore B risulterà polarizzato
orizzontalmente.
Chiediamoci adesso quale probabilità ha un fotone polarizzato
orizzontalmente di superare un test di polarizzazione
(intermedia) a 60° o a 120°. La risposta è 1/4, infatti la
probabilità è data dal quadrato del coseno di 60° o 120°.
Continuiamo nella nostra analisi
supponendo che il fotone del Settore A non superi il test di
polarizzazione orizzontale (risposta -1), risultando quindi,
secondo la forma dello stato quantico e in accordo col postulato
della riduzione della funzione d'onda (...), polarizzato
verticalmente. Anche il fotone del Settore B risulterà
polarizzato verticalmente e, poiché siamo interessati alle
risposte Concordi, dobbiamo chiederci che probabilità ha un
fotone polarizzato verticalmente di non superare un test a 60° o
a 120°.
La probabilità risulta essere ancora una volta 1/4 (la
probabilità è data dal quadrato del seno di 60° o 120°).
L'argomento ora sviluppato risulta
(per la simmetria del problema) completamente indipendente dalla
scelta fatta per la direzione dell'orientazione dei
polarizzatori dei Settori A e B, purché esse risultino
"diverse". Ed allora calcoliamo, secondo la meccanica
quantistica, la probabilità che considerando le diverse coppie
di orientazioni, le risposte nei Settori A e B risultino
Concordi.
Settore A
Settore B
Probabilità di esito
concorde
0°
0°
1
0°
60°
1/4
0°
120°
1/4
60°
0°
1/4
60°
60°
1
60°
120°
1/4
120°
0°
1/4
120°
60°
1/4
120°
120°
1
In 1/3 dei nove possibili casi nei
Settori A e B si eseguiranno misure identiche, ottenendo
risultati identici.
Nei rimanenti 2/3 dei casi nei Settori A e B si eseguiranno
misure diverse, per le quali, come abbiamo visto, si ha un
probabilità di 1/4 di ottenere esiti Concordi.
Possiamo ora calcolare la
probabilità globale di esiti Concordi. Essa risulterà uguale
alla probabilità (1/3) che le misure avvengano nella stessa
direzione, cui va sommata la probabilità (2/3) che le misure
avvengano in direzioni diverse moltiplicata per la probabilità
(1/4) che gli esiti risultino Concordi. Si avrà pertanto :
Probabilità globale di esiti Concordi: 1/3 + (2/3 * 1/4) = 1/3
+ 1/6 = 1/2
Quindi la meccanica quantistica
prevede una probabilità di risposte Concordi e Discordi nel
rapporto di 1/2 a 1/2 (la stessa dall'analisi della realtà
oggettiva delle osservazioni).
E' dal confronto dei rapporti tra risposte Concordi e Discordi
che, secondo Bell, emerge l'incompatibilità tra realismo
locale (rapporto 5 a 4) e meccanica quantistica (rapporto
1/2 a 1/2)
GLI ESPERIMENTI di ALAIN ASPECT
Nel 1982 ALAIN ASPECT (e collaboratori) dell'Università di
Parigi, raccolse la sfida per una rigorosa verifica della
diseguaglianza di Bell.
Il risultato dell'interazione di coppie di fotoni correlati con
rivelatori lontani a, b, c, d (e con l'accorgimento
dell'inserimento di un Cristallo Birifrangente), fluttuava in
modo apparentemente casuale, ma quando venivano messi insieme i
gruppi di misure, essi manifestavano un "accordo" in linea con
le previsioni della meccanica quantistica.
Schema semplificato
dell'apparecchiatura usata da Alain Aspect e collaboratori per
la verifica della "diseguaglianza di Bell"
N.B. Se lungo la traiettoria di un
fotone polarizzato a 45° viene posto un Cristallo Birifrangente
il fotone ha la PROBABILITA' uguale ad 1/2 di continuare per la
sua strada oppure deviare.
In pratica nell'esperimento
illustrato in figura l'inserimento o meno del Cristallo
Birifrangente se comporta notevoli conseguenze per il Realismo
Locale, non comporta alcuna conseguenza per la meccanica
quantistica.
L'inserimento del Cristallo Birifrangente infatti, se va ad
alterare il rapporto (5 a 4) tra risposte Concordi e Discordi
secondo il realismo locale, per la meccanica quantistica - dato
che per essa i "destini" delle particelle dei Settori A e B sono
sempre costantemente legati - l'inserimento (o meno) del
Cristallo Birifrangente non produce variazioni.
Sostanzialmente Aspect con la sua apparecchiatura verifica,
nella pratica, il "legame" che unisce indissolubilmente, e "in
tempo reale", i fotoni delle coppie correlate ... Allorquando
infatti, il fotone del Settore A devia in seguito
all'attraversamento del Cristallo Birifrangente verso il
rivelatore c, ISTANTANEAMENTE anche il fotone del Settore B
"devia" verso il rivelatore in d!
La sfida tra EPR e Bohr (resa possibile dai lavori di Bell e
Aspect) finiva così a favore del fisico danese.
La Natura nelle sue manifestazioni è realmente
NON
LOCALISTICA.
vedi: Entaglement
Per le sue dirompenti conseguenze, il non-localismo rappresenta
(a giudizio unanime di fisici ed epistemologi) una delle tappe
più sconvolgenti e per certi versi imbarazzanti nell'intera
storia della scienza. Tratto
da:
http://xoomer.virgilio.it/paaccom/
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
La realtà fisica come un tutto
indivisibile Negli anni cinquanta del Novecento il
fisico David Bohm propose un'affascinante interpretazione
olistica della meccanica quantistica, che faceva da contraltare
alla visione ortodossa, la cosiddetta Interpretazione di
Copenhagen.
Basil Hiley, assistente e collaboratore di Bohm, racconta perché
non si può fare a meno di confrontarsi con questa teoria.
Una
notte del 1952 - come racconta Louisa Gilder nel suo brillante
volume sulla storia della meccanica quantistica - Richard
Feynman e David Bohm stavano girando per i bar di Belo
Horizonte, in Brasile. Feynman era a Rio per un anno sabbatico
e, esuberante come sempre, commentava entusiasta le birre
locali, le lezioni di batteria che stava prendendo e le ragazze
brasiliane.
Bohm, che insegnava all'Università di San Paolo, invece non si
adattò mai al Brasile.
La caccia alle streghe maccartista
l'aveva appena buttato fuori dalla Princeton University e dagli
Stati Uniti. Si sentiva in esilio non solo dal suo paese, ma
dalla fisica che contava. Bohm si rianimò solo quando Feynman
espresse interesse per il suo originale modo di concepire la
meccanica quantistica.
Bohm aveva sviluppato la prima alternativa globale alla
"ortodossia" quantistica, nota come Interpretazione di
Copenaghen. Basandosi sul precedente lavoro di Einstein e de
Broglie, Bohm aveva dimostrato che non è necessario concepire la
casualità quantistica come intrinseca alla natura per compiere
una riflessione sul nostro modo indagare il mondo microscopico.
Nella formulazione originaria di Bohm, le particelle hanno
sempre posizioni ben definite e sono spinte da un "potenziale
quantistico", simile, nelle sue linee generali, alle forze
elettriche e gravitazionali. Poiché questo potenziale opera
istantaneamente, collegando tra loro tutti gli elementi
dell'universo, anche quando sono a grande distanza, Bohm arrivò
poi a concepire la fisica quantistica come un'apparizione
fenomenica superficiale di una realtà olistica più profonda.
David Bohm, 1917-1992 (Wikimedia Commons)
I fisici
tendono a non gradire la teoria di Bohm, per ragioni sia
sociologiche sia scientifiche, ma per lo meno essa ruppe
l'incantesimo di Copenhagen. Léon Rosenfeld, partigiano
particolarmente pugnace dell'interpretazione di Copenhagen, lo
attaccò e tramò nell'ombra perché le riviste rifiutassero i suoi
lavori, come se cercasse di completare l'opera iniziata dai
maccartisti.
Eppure fu il lavoro di Bohm a spingere il fisico
irlandese John Bell a rivoluzionare il modo di pensare alla
fisica quantistica negli anni sessanta.
Qualche settimana fa, ho incontrato Basil Hiley, a lungo
collaboratore di Bohm e co-autore del suo ultimo libro, The Undivided Universe. Hiley è un fisico teorico del Birkbeck
College dell'Università di Londra, dove Bohm finì quando non
riuscì più a sopportare il cibo brasiliano. Come il suo defunto
maestro, ha un modo non convenzionale di pensare la fisica, al
punto che sinceramente non sono riuscito a capire molto di ciò
che mi ha detto. In questo scritto, mi sono preso la libertà di
spostare interi blocchi di testo, omettendo i passaggi
matematici più tecnici, per cercare di dare un senso complessivo
al tutto. Se ho risvegliato il vostro interesse, un buon punto
di partenza è la pagina di Wikipedia su Hiley. Se non altro, la
teoria di Bohm è un buon argomento per fare due chiacchiere con
una birra in mano.
GM: Quando
incontrò David e come iniziò la vostra collaborazione ?
BH: Stavo
finendo il mio dottorato di ricerca, che aveva come argomento la
fisica dello stato solido. Avevo un paio di articoli pubblicati
ma non avevo ancora finito la tesi e mi è stato guardando in
giro, chiedendomi che cosa avrei fatto alla fine dell'estate.
Non conoscevo David Bohm, non avevo letto i suoi lavori. In quel
momento, stava tenendo due seminari e quando lo sentii parlare
pensai: "Wow, questo è quello che avrei voluto studiare
all'università".
Sono sempre
stato molto interessato alla meccanica quantistica e alla
relatività, anche ai tempi della scuola. Arrivato
all'università, speravo che sarei stato in grado di discutere
quelle idee. Ma mi sentivo dire: "Non devi perdere tempo a
pensare a queste cose".
Era una situazione veramente molto
frustrante. Dopo la laurea, organizzai alcuni seminari informali
tra studenti post-laurea, e mi convocarono per chiedermi che
cosa stessi facendo. Una cosa pazzesca.
E poi arrivò
David, con tutte le sue interessanti idee, a sostenere che la
meccanica quantistica era un buon vino che stavamo mettendo in
vecchie bottiglie. L'idea era di fare nuove bottiglie, in modo
che il vino desse il suo meglio. Ma non è affatto facile
riflettere profondamente sulla natura della realtà.
GM: Che cosa
facevi in quel periodo ?
BH: Quando
diventai suo assistente al Dipartimento di matematica c'era
Roger Penrose e poi c'eravamo io e Bohm. Studiavamo le algebre,
la relatività generale, il pre-spazio. Quest'ultimo è un
concetto simile a quello di pre-geometria, ma David e io non
volevamo dare l'impressione che stessimo pensando allo stesso
modo di John Wheeler.
Penrose
formulò la teoria dei twistor (o dei torsori) e delle reti di
spin. Entrambi risolvevano il problema di come costruire lo
spazio-tempo a partire da oggetti fisici. Ha avuto alcune idee
belle con i twistor. Voleva concepire uno spazio in cui non
c'erano punti: il fondamento era costituito dai raggi di luce,
mentre i punti erano definiti come le intersezioni dei raggi di
luce.
Il mio
contributo ai twistor si limitò al nome... Penrose una volta
venne nel mio studio, parlando della sua idea. "Sono indeciso se
chiamarli twister o twistor", disse. E io risposi: "Twistor".
GM: "Twister"
è un nome da gioco di società, "twistor" dà l'idea di un
concetto complesso
BH: [ Ride]
In ogni caso, questo mi iniziò allo studio delle diverse
algebre. Io venivo dalla fisica dello stato solido, e avevo
lavorato molto sui reticoli. Lo spazio-tempo non potrebbe essere
strutturato come un reticolo, a una scala molto piccola ?
Considerate le dislocazioni a spigolo distribuite in un
cristallo: si tratta di una geometria riemanniana. Così feci un
sacco di queste cose, studiando la possibilità che lo spazio
possa avere una struttura discreta (una dislocazione a spigolo è
un difetto all'interno di un reticolo in cui uno strato di atomi
aggiuntivo, introdotto nel cristallo, deforma gli strati vicini,
NdT).
GM: Quindi,
per i primi 10 anni, cioè per tutti gli anni sessanta, non ha
nemmeno sfiorato un'onda pilota... (l'idea su cui si basa
l'interpretazione della meccanica quantistica di Bohm, NdT)
BH: Avrei
potuto occuparmene ma non lo feci, semplicemente perché non
avevo letto l'articolo di Bohm !
E se mi chiedevano perché,
rispondevo: "Perché non l'ho letto ? Perché è sbagliato". Avevo
assorbito il pregiudizio che la teoria delle variabili nascoste
era spazzatura (la teoria delle variabili nascoste sostiene che
la meccanica quantistica offre una descrizione incompleta della
realtà, NdT). Non solo: avevo la strana sensazione che se avessi
letto l'articolo ne sarei rimasto in qualche modo infettato.
Ora, guardando indietro, posso dire che era straordinario.
Quando finalmente lo lessi, rimasi stupito, perché utilizzava
solo matematica standard. Tirava fuori il concetto di potenziale
quantistico e di traiettorie. Allora dissi a uno studente,
"Proviamo a calcolare le traiettorie". Ed è così che Chris Philippidis e Chris Dewdney iniziarono il loro lavoro,
calcolando i potenziali quantistici per il problema delle due
fenditure e per la particella in una buca di potenziale (due
situazioni esemplari che solo la meccanica quantistica riesce a
trattare correttamente, NdT). Ed è così che la teoria ha
iniziato a crescere. Quando la mostravamo ad altri, ci dicevano:
"Sì ok, ma non si può fare così e così". Ce ne andavamo e
cercavamo un metodo per fare così e così. Tornavamo a
confrontarci e ci dicevano: "Ma non si può fare..." Tutto quello
che ho fatto per anni è stato chiedere a questi ragazzi di
svolgere i calcoli per dimostrare che potevamo fare tutte quelle
cose.
Pertanto, il
mio problema era: cosa c'è che non va ? Funziona. Se le
particelle seguono effettivamente traiettorie o no, non lo so.
Ma ci sono le formule, basta applicarle.
GM: E queste
hanno iniziato a interessare David ?
BH: Sì,
David riprese a interessarsi alla cosa. Abbandonammo gli aspetti
più speculativi ed esoterici, come il pre-spazio, che rimase
sullo sfondo. Ma poi vi siamo arrivati sempre più vicini. David
era molto eccitato; quando mostrammo le traiettorie, disse "Oh,
possiamo ricavarle dalla teoria ?"
Dal mio
punto di vista, e anche da quello di David, questo era solo una
sorta di comportamento medio, frutto di un processo più profondo
sottostante. Ed è quello che cercavamo di capire. Ma non siamo
andati molto lontano, temo. Sai, è una cosa difficile. Abbiamo
messo alla prova un sacco di idee diverse, e nessuna sembra
davvero funzionare. Manca ancora qualcosa.
GM: Parlami
delle idee che avete elaborato.
BH: Eravamo
interessati a un concetto di "tutto indiviso". Come si fa a
descrivere l'interezza senza romperla in pezzi ?
Bohr diceva che
non è possibile procedere oltre con l'analisi: non si può fare
una distinzione tra il soggetto e l'apparato di osservazione,
perché formano un tutt'uno, e appena si divide in pezzi hai
fallito, perché hai influenzato il fenomeno.
Ho fatto mie un
sacco di idee profonde di Bohr. Chi legge il nostro libro, vede
che non diciamo mai che Bohr sbagliava, considerando che molti
altri dicono che l'interpretazione di Copenhagen è una
sciocchezza. Il punto su cui eravamo in disaccordo con Bohr è
che l'analisi non possa procedere oltre, e per questo siamo
andati avanti.
La nostra
idea era dire: "Si può fare". Si può parlare dei singoli
elementi, ma è il potenziale quantistico che mette in primo
piano ciò che era stato lasciato fuori, perché contiene
l'informazione sulle condizioni ambientali, le condizioni al
contorno, e la immette in questa entità locale, che così è parte
del tutto.
Come questo
avviene, non è dato saperlo. Ma ciò che David e io abbiamo
ipotizzato è che il potenziale quantistico sia in realtà un
potenziale d'informazione, e per questo abbiamo introdotto il
concetto di "informazione attiva". Ero molto preoccupato per
l'uso della parola "informazione" perché chiunque avrebbe
pensato immediatamente all'informazione di Shannon (Claude
Shannon è uno dei padri della moderna teoria dell'informazione,
che definisce le basi teoriche dell'informatica, NdT).
L'informazione di Shannon non è informazione, è solo capacità di
informazione, separata dal significato. Il punto cruciale è
stato quello d'introdurre un significato, ciò che per la
particella è l'informazione.
Poi,
naturalmente, tutti pensarono che ci fossimo dati al misticismo.
Ma ciò che voglio ribadire è che il potenziale quantistico non è
una forza classica. Non è un potenziale classico. È qualcosa di
straordinario, di molto strano. Non viene propagato, per quanto
possiamo sapere. Ma quello era il mio modo di riconciliare
interezza e divisibilità. Se dividiamo, dobbiamo avere qualcosa
per mettere tutto di nuovo insieme.
GM: Suona
ironico che Bohr e alcuni suoi colleghi reagissero con veemenza
contro la teoria di Bohm.
BH: Sì, ma
non dimentichiamo che se si guarda alla teoria di Bohm nella sua
forma più semplice, non si vede nulla di tutto questo. Ora ti
sto parlando della teoria di Bohm alla luce di questi concetti
più profondi. A lezione, avevo l'abitudine di spiegare la teoria
di Bohm, perché non si può ignorare, che piaccia o no. Ma poi la
gente credeva che ciò rispecchiasse il mio concetto della
natura.
E non è ciò che spingeva David e me a continuare le
ricerche. Si tratta di livelli di astrazione diversi.
Concludendo,
io non sono un seguace di Bohm, nel senso che non sostengo la
meccanica di Bohm. Chris Fuchs una volta venne da me dopo una
conferenza e mi disse: "E' bello conoscere un bohmiano". "Prego
?", risposi. "Io non sono bohmiano: non stiamo parlando di
meccanica. Nel suo libro sulla teoria quantistica, quello
originale, Bohm dice che meccanica quantistica è un termine
improprio. Si dovrebbe parlare invece di non-meccanica
quantistica".
GM: Nel
senso che non si dovrebbe pensare in termini di un moto
meccanicistico delle particelle ?
BH: Sì, non
è niente di simile. Non si tratta di meccanicismo, ma di
organicismo. La natura è più organica di quanto pensiamo.
Solo
allora si può capire perché la vita ha avuto origine: solo se la
natura è organica, in essa vi è la possibilità di una vita.
Seguimi in
questo ragionamento. Stiamo cercando una particella
fondamentale. Così dividiamo la materia in atomi, e pensiamo:
ecco dove si trova la vera essenza della natura. Rutherford
spaccò l'atomo e trovò il nucleo. OK. Il nucleo è dove risiede
la materia.
Poi si guarda all'interno del nucleo e si trovano i neutroni.
OK, ora ci siamo ! Ma poi troviamo i quark, ma i quark non si
lasciano afferrare. Prendiamo un protone, un anti-protone, li
facciamo collidere e... puf ! Compare la radiazione. Allora,
dove è la solidità della materia? Dove si trova ? Perché
comunque cerchiamo di afferrarla...
GM: ...ci
sfugge tra le dita.
BH: OK,
supponiamo di iniziare con qualcosa di diverso dalle particelle,
parliamo di processi, solo attività, solo energia.
Allora la
prima obiezione è: "Ma che cosa diavolo intendi ?" Se leggi Grassmann, per esempio, lui diceva che la matematica non
riguarda cose nello spazio e nel tempo, ma il pensiero, l'ordine
del pensiero. E ha ottenuto l'algebra che porta il suo nome da
questo tipo di considerazioni. Io ho letto i libri e gli
articoli originali di Clifford, ed è tutto basato sui processi.
Due per tre fa sei, e non vuol dire "due volte tre oggetti", ma
si tratta del raddoppio di tre oggetti. Ecco un processo.
Basil Hiley
nel corso di un'intervista con Taher Gozel (da YouTube)
GM: Come
entra questo nella meccanica quantistica ?
BH: Tramite
la non-commutatività. Anche nella vita quotidiana, dobbiamo
sempre stare attenti all'ordine. Hai una tazza nell'armadio.
Devi aprire la porta dell'armadio prima di tirare fuori la
tazza. Tutta la nostra esperienza consiste nel fare le cose nel
giusto ordine: per questo, tutta la nostra attività è
non-commutativa. Cercando di spiegare i livelli energetici degli
atomi, Heisenberg ha scoperto che aveva a che fare con oggetti
che non commutano tra loro. L'ordine è di vitale importanza: c'è
una differenza tra misurare prima la quantità di moto e quindi
la posizione, oppure prima la posizione e poi la quantità di
moto. Questa è la base del suo principio d'indeterminazione.
La mia
impressione è che lui stesse in realtà discutendo un processo.
Parlava di come una cosa potesse essere trasmessa da un corpo
all'altro, introducendo il concetto di transizione della
quantità di moto, e di spostamento da una posizione all'altra.
In altre
parole, non si parla di x e p, p e x, ma di passaggi da x0 a x1,
da p1 a p2, e così via. La sua scoperta essenziale è il "gruppoide",
un concetto ancora utilizzato nella teoria delle categorie. E
serve per parlare in termini di processi.
GM: Che cosa
c'entra tutto questo con la teoria della relatività ?
BH: Pensiamo
all'idea che lo spazio e il tempo vengono creati. Qualcuno
obietta: "Beh, che cosa intendi dicendo che stiamo creando lo
spazio e il tempo ? Il mondo è intorno a noi, non c'è una
geometria che in qualche modo scopriamo semplicemente
guardandola. In realtà, utilizziamo processi fisici per
descrivere questa geometria. Come otteniamo la geometria dello
spazio ?
Con un apparato radar e un orologio. Trasmettiamo un
segnale luminoso, lo facciamo tornare indietro, e costruiamo la
trasformazione di Lorentz sulla base di ciò che sta succedendo.
La maggior
parte delle persone dice che non si può conciliare la relatività
con la teoria di Bohm. Questo non è corretto. Quattro anni fa,
sono riuscito a conciliare l'equazione di Dirac e la teoria di
Bohm. La chiave è l'utilizzo dell'algebra di Clifford.
GM: Ma non è
strano che la natura possa essere fatta in modo da poterne
astrarre un concetto di spazio ? Sembra che sia implicito un
ordine di grado elevato...
BH: Sì, è
come ipotizzare che la natura sia ordinata.
GM: Sono
sempre stato perplesso di fronte all'uso dei termini "ordine
implicito" "ordine esplicito": potresti andare oltre ?
BH: Perché
dovremmo aspettarci che i fondamenti della natura sono gli
stessi che sperimentiamo nel mondo macroscopico ? Questo è per
dire, no, il mondo reale non è. Se si guarda al fondo, ci si
accorge che si tratta di un miraggio, in un certo senso.
L'ordine implicito, la struttura profonda, è l'algebra. Le
proprietà sono date in un tutto, ma le stiamo tirando fuori,
evidenziando l'ordine esplicito.
L'illusione
ottica citata da Hiley
GM: Quindi
ciò che percepiamo è l'ordine esplicitato ?
BH: Sì, è
ciò che percepiamo. E non è tutto. Cio’ che la vecchia fisica
classica dice è che vogliamo "stare fuori", e guardare ogni
cosa, come Dio, come se non fossimo lì. Ma non possiamo. Siamo
lì, che ci piaccia o meno. Siamo dentro guardando fuori, non
fuori guardando dentro. Ciò che è implicito non si può spiegare,
ma è necessario avere diversi punti di vista, proprio perché
siamo "dentro". Non si può stare al di fuori, si può avere solo
una visione parziale.
Quando tengo
una conferenza su questo argomento, uso sempre quella classica
illusione in cui si può vedere sia una elegante signorina sia
una donna anziana.
Le linee del disegno sono sempre le stesse,
ma il loro significato dipende da come viene esplicitato un
ordine rispetto all'altro. Perché un sacco di cose si basano su
cose che non si possono spiegare nello stesso momento.
La natura
è tale che non si può effettivamente esplicitare posizione e
quantità di moto allo stesso tempo.
Così invece
di avere solo una traiettoria, si ha un processo che si sviluppa
e si avviluppa.
Il passato
lavora attivamente nel presente. Si riverbera nel presente per
produrre il futuro. Ciò che appare come una particella che
passa, non è una particella che passa, ma solo una spiegazione.
GM: Non
dovrei pensare a questa particella come un'entità che si sposta
attraverso il vuoto ?
BH: No, hai
pensato all'entità come a una palla da biliardo. Le sue
proprietà non sono indipendenti dal processo sottostante.
Se
cambi il processo sottostante, cambiano le proprietà di questa
cosa. Non si possono trattare come cose separate, perché le sue
proprietà dipendono dall'ambiente. Stai tirando fuori oggetti da
cose che si trasformano continuamente, ma sempre in se stesse.
Ci vuole un po' di tempo per abituarsi !
GM: In un
certo senso, creiamo quella particella ?
BH: Questa è
una domanda molto interessante. Creiamo ciò che vediamo ? Forse
sì. So che la gente dice: "Beh, è tutto soggettivo". Ma ci sono
solo alcune cose che puoi fare. Non è possibile fare magie, ma
solo riordinare le cose. È possibile riorganizzare le cose
quando si sta costruendo la realtà. Stiamo riorganizzando i
processi. Noi siamo parte del processo.
La versione
originale di questo articolo è apparsa su scentificamerican.com
il 4 novembre 2012 - Tratto da: lescienze.it
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Onde e fotoni, la prima
istantanea della doppia natura della luce - 02 marzo 2015
Osservando con un microscopio
elettronico l'interazione tra radiazione elettromagnetica in un
nanocavo e un fascio di elettroni, un esperimento ha documentato
per la prima volta contemporaneamente la doppia natura
ondulatoria e corpuscolare della luce(red)
La luce è un'onda elettromagnetica
secondo la teoria classica elaborata da James Clerck Maxwell
alla fine dell'Ottocento. Ma si comporta anche come un flusso di
corpuscoli, i quanti di luce o fotoni, come ipotizzato per la
prima volta da Albert Einstein nel 1905, per spiegare l'effetto
fotoelettrico.
Un nuovo studio condotto presso il Politecnico di Losanna da
Fabrizio Carbone e colleghi e pubblicato sulla rivista
Nature Communications dimostra per la prima volta che le due
nature della luce, quella corpuscolare e quella ondulatoria,
possono essere rilevate contemporaneamente nello stesso sistema
fisico. Finora infatti si riteneva che la luce si comportasse
come un'onda o come una particella a seconda del tipo di
esperimento che si stesse conducendo.
Onde e fotoni, la prima istantanea della doppia natura della
luce
Una delle immagini al microscopio elettronico della luce
confinata sul nanocavo mostra sia il fenomeno dell'interferenza,
tipico delle onde, sia la quantizzazione dell'energia, che
documenta la natura corpuscolare della luce stessa.
Una delle immagini al microscopio elettronico della luce
confinata sul nanocavo mostra sia il fenomeno dell'interferenza,
tipico delle onde, sia la quantizzazione dell'energia, che
documenta la natura corpuscolare della luce stessa.
Nel caso di Carbone e colleghi, il sistema fisico è costituito
da un cavo metallico di dimensioni nanoscopiche, che viene
colpito da un impulso laser. Per effetto dell'energia comunicata
dal laser alle particelle cariche che lo compongono, il nanocavo
si mette a vibrare. Inoltre, la luce si propaga lungo il cavo,
ma solo in due possibili direzioni tra loro opposte.
Quando le onde che viaggiano in due direzioni opposte si
sommano, si verifica una particolare interferenza che produce
un'onda stazionaria. Questa onda non si propaga più nello spazio
ma in ciascun punto oscilla solo rispetto al tempo (lo stesso
fenomeno, per analogia, si può produrre con una corda fissata ai
due estremi percorsa da due onde della stessa frequenza tra loro
contrarie). Nel caso di Carbone e colleghi, in particolare,
l'onda stazionaria così ottenuta era diventata una sorgente di
luce per l'esperimento, irradiando attorno al nanocavo.
I ricercatori hanno poi indirizzato un fascio di elettroni in un
punto in prossimità del nanocavo: in questo modo gli elettroni
interagivano con la luce stazionaria in esso confinata,
rallentando o accelerando. Osservato poi con un microscopio
elettronico ultraveloce il punto in cui si producevano queste
variazioni di velocità degli elettroni, Carbone e colleghi sono
riusciti a visualizzare l'onda stazionaria come una sorta di
impronta, documentando così la natura ondulatoria della luce.
I cambiamenti di velocità degli elettroni, d'altra parte, erano
quantizzati: avvenivano cioè non in modo continuo, ma per salti
discreti. Questo è chiaramente l'effetto dello scambio di
“pacchetti” di energia tra i quanti di luce, i fotoni, e gli
elettroni, e documenta che la luce stazionaria ha una natura
corpuscolare.
“Questo esperimento dimostra per la prima volta che siamo in
grado di filmare direttamente la meccanica quantistica e la sua
natura paradossale”, ha spiegato Carbone. “Si tratta di un
progresso nel controllo dei fenomeni quantistici alle scale
nanoscopiche che potrebbe risultare molto utile, per esempio,
nel calcolo quantistico”.
Tratto da: lescienze.it
Meccanica
Quantistica Un esperimento dell’università di Vienna
riproduce il fenomeno della sovrapposizione quantistica su una
scala ben superiore a quella di elettroni o fotoni: una grande
molecola sintetizzata ad hoc - 09/10/2019 Una particella che appare in due posti
contemporaneamente: è la sovrapposizione quantistica, una delle
tante stranezze
della fisica subatomica. Sapevamo che qualcosa del genere può
succedere per gli elettroni, i protoni, i fotoni, e persino per
gli atomi. Ed ora grazie ai ricercatori dell’università di
Vienna e dell’università di Basilea, sappiamo che può accadere
anche su scala molto maggiore. Nello studio, pubblicato sulle
pagine di Nature Physics,
sono infatti riusciti a osservare una sovrapposizione
quantistica utilizzando molecole composte da ben duemila atomi.
A livello teorico, a dirla tutta, non si tratta poi di una
grande novità. La sovrapposizione, infatti, nasce dalla doppia
natura delle particelle: al contempo corpuscoli, cioè di
porzioni finite di materia, e onde. E se i corpi di norma
possono occupare una sola porzione di spazio alla volta, le onde
possono occuparne una molteplicità contemporaneamente (fenomeno
con cui cerchiamo di concepire il famigerato computer quantistico).
Normalmente gli effetti di questa duplice natura si osservano
nel mondo delle particelle, dove la massa è infinitesima e le
lunghezze d’onda più lunghe. Ma i fisici sanno da tempo che il
principio vale anche per corpi di dimensioni maggiori: batteri,
esseri umani, stelle e pianeti. Semplicemente, osservare la
sovrapposizione in questi casi è estremamente, ma estremamente,
complicato.
Lo studio ha
utilizzato un impianto sperimentale molto
simile a quello dei primi test con cui è
stata dimostrata l’esistenza della
sovrapposizione quantistica. Ma al posto
degli elettroni utilizzati all’epoca, i
ricercatori hanno scelto molecole che hanno
dimensioni ben 25mila volte superiori a
quelle di un atomo di idrogeno. Nello studio
originale, gli elettroni venivano sparati
contro una barriera a due fessure per
osservare il risultato. Se la loro natura
fosse stata unicamente quella di corpuscoli,
sullo schermo posto dietro alla dietro si
sarebbero infatti osservate due strisce in
corrispondenza delle fessure. Quel che si
osservava, invece, era un complesso spettro
di interferenza: il risultato che ci si
aspetterebbe nel caso di due onde, che in
certi punti si sommano e in altri si
annullano.
Osservare lo stesso effetto per oggetti più
grandi però è difficilissimo, perché più
aumentano le dimensioni, più le lunghezze
d’onda diminuiscono e i pattern di
interferenza diventano difficili da captare:
per le molecole usate, con i loro duemila
atomi, la lunghezza d’onda risultante è
inferiore al diametro di un singolo atomo di
idrogeno. Qui è entrato in gioco
il team di ricercatori di Basilea, che ha
sintetizzato con tecniche speciali la
molecola affinché fosse abbastanza grande ma
anche abbastanza stabile per poterne sparare
un fascio lungo due metri con un
interferometro. Aumentando di fatto le
probabilità di riuscire a osservare un
pattern di interferenza. E in effetti,
quando il fascio di molecole è stato sparato
contro una serie di fogli a fessure ne è
risultata un’interferenza osservabile per 7
millisecondi. Simile in tutto e per tutto a
quella che si vede nel caso di piccole
particelle. E per questo, i ricercatori
hanno concluso che non potesse trattarsi di
altro che di una sovrapposizione
quantistica.
“Il nostro
esperimento”, racconta Yaakov Fein che ha
guidato il gruppo, “mostra che la meccanica
quantistica, con tutta la sua stranezza, è
anche altrettanto e sorprendentemente
solida. Sono ottimista, credo che futuri
esperimenti ripeteranno quanto abbiamo fatto
su scale ancora più grandi”. Tratto da:
https://www.wired.it/scienza/lab/2019/10/09/meccanica-sovrapposizione-quantistica-atomi/