L'inventore dell'ologramma fu
Dénes Gàbor (Budapest - 5 giugno 1900/
trapassato a Londra 9 febbraio
1979) scienziato, ingegnere elettronico Ungherese, il quale nel
1971 ricevette il premio Nobel in fisica per l'invenzione
dell'olografia.
Come tutti i veri grandi scienziati anche Lui ha scoperto
l'ologramma per un “caso fortunato”: stava lavorando sul
potenziamento della scomposizione del microscopio elettronico,
quando scoprì l'ologramma ovvero la possibilità teorica della
“visione totale”. Nonostante la correttezza della teoria, la
realizzazione del primo ologramma avvenne soltanto nel 1961 con
la comparsa del laser.
L’Universo
Olografico (da
Ologramma)
David
Bohm, uno degli scienziati più originali ed evoluti del nostro
secolo, famoso per le sue innovative ipotesi scientifiche e per
la sua collaborazione con il fisico
Einstein,
e con il maestro spirituale
Krishnamurti.
Nasce
nel 1917. Fisico quantistico teorico,
insegna a Princeton fino al 1951, quando, in piena guerra
fredda, viene accusato di attività antiamericane, e costretto ad
abbandonare gli Stati Uniti. Si trasferisce prima in Brasile,
poi in Israele e infine in Gran Bretagna. Pubblica molti testi a
carattere scientifico, dedicati in particolare alla meccanica
quantistica, e si interessa ai problemi filosofici che la
scienza sollecita e alle questioni spirituali.
Le sue tesi più affascinanti sono l'ipotesi Olografica
dell’UniVerso, la visione
globale dell'esistenza che si manifesta in realtà implicata ed
esplicata, l'intelligenza attiva, il campo
olistico.
Fonte:
www.globalvillage-it.com
Bohm è stato il fondatore della
teoria olografica dell'Universo
attraverso la quale egli spiega in maniera molto originale il
teorema di Bell
- Teoria
Olografica dell'UniVerso
A suo parere
esiste nell'Universo un ordine implicito che non vediamo e uno
esplicito che è ciò che realmente vediamo; quest'ultimo è il
risultato dell'interpretazione che il nostro cervello ci offre
delle onde di interferenza che compongono l'universo. Questo
vuol dire che cosi' come un
ologramma è il risultato di onde di interferenza che il
nostro cervello interpreta come immagine tridimensionale
l'universo non sarebbe altro che l'interpretazione che il nostro
cervello da' di onde luminose.
In sostanza la realtà non sarebbe
altro che l'ologramma di "oggetti" concreti posti in altri
luoghi o tempi. L'idea di una realtà che non è altro che inganno
dei nostri sensi è presente nel pensiero filosofico e religioso
di tutte le civiltà esistite ed esistenti sulla Terra.
Ovviamente noi stessi che "vediamo" siamo "inganni", al pari di
cio' che è "fuori di noi".
Siamo ologrammi che leggono ologrammi, per questo tutto ci
sembra reale anche se forse non lo è. È per noi impossibile
comprendere razionalmente dove, quale e quando sia la vera
realtà di cui esprimiamo solo la forma.
La sua grande
visione del mondo
quantico, esprime un
assioma: che dal Vuoto
“nasca” il potenziale di ogni forma energetico-materalizzata
esistente nell’InFinito.
Tutta
l’architettura di questo Infinito Vuoto regge ogni cosa
esistente nel Tutto.
Il Vuoto e’, anche secondo D. Bohm, un “unicum” nel quale ogni
energia esistente e’ collegata, perche’ da esso attivata e
centromossa, quindi ogni energia e’ intercollegata con il Tutto
attraverso questo “Vuoto Infinito".
Da questo assioma possiamo anche derivare che, ogni energia e/o
particella atomica e/o
subatomica e/o
quantica, ha un “Buco
di Vuoto” (Buco nero - Wormhole) dal quale trae inFormAzione
(dati per esistere, prendere forma ed agire all’InFinito).
Questo "buco" e’ il “Vuoto
quantomeccanico” di cui parla anche il fisico dr.
M. Corbucci.
Ma e’ anche il
Brahama
dell’ideologia orientale e se vogliamo anche il “Dio”
(YHWH, Allah, Yavè, Geova, ecc.) del mondo occidentale, dal quale Tutto
deriva ed al quale tutto è collegato e vive quindi in Egli
(Infinito) e quindi e' presente (l'Infinito) in
ogni particella esistente,
atomo, molecola, cellula, essere Vivente od inanimato.
Esiste quindi anche una CoScienza dell’UniVerso, prodotta da
Egli
stesso e presente in
ogni suo punto od Ente dell’Universo ed ora
questa coScienza si interroga su cio’ che la generata.
L’auto coscienza dell’UniVerso
e’ la proprieta’ intrinseca che Egli
possiede di generare al suo interno ed
in
ogni punto di se',
una
qualche forma di vita intelligente, in grado di
effettuare osservazioni su di
sé e
sulle cause della propria esistenza,
secondo il Principio Antropico.
Teoria
R3 - Una semplice Teoria dell'UniVerso - PDF -
dell'Ing. Alberto Angelo Conti
Vedi questo sito gestito dalla
scienziata italiana Giuliana Conforti, che contiene tanti
articoli molto INTERESSANTI:
https://www.giulianaconforto.it/post/9706
https://it.businessinsider.com/che-forma-ha-luniverso-si-pensava-fosse-piatto-invece-sarebbe-una-sfera-e-questo-ha-implicazioni-clamorose-1-non-e-infinito/

I creatori ci stanno
guardano in questo momento ?
Uno scienziato del
Propulsion Laboratory Jet
NASA
dice che il nostro Creatore è un programmatore di
computer cosmico, e ci sono ricercatori che dicono
di aver trovato la prova che l’universo è un grande
ologramma 2D e che siamo un’illusione.
Tutte queste teorie sono
provocatorie e molti studi devono essere effettuati
prima di trarre conclusioni.
Forse ora davvero non
importa se chiamiamo il nostro mondo una prigione
concettuale o un ologramma. Ciò che conta è che non
siamo in grado di determinare la quantità della
realtà che percepiamo, e molti direbbero che non
possiamo nemmeno definire il termine “realtà”.
E’ il motivo per cui alcune persone sono in
grado di testimoniare gli eventi anomali quali ad
esempio avvistamenti UFO, mentre gli altri sono
chiusi nella “normalità” dei loro mondi ?
Tratto da:
Hackthematrix.it
Buchi
neri dell'Universo simili a quelli atomici - vedi PDF
studio-ricerca di fisici
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L'Universo è un ologramma ?, lo dirà un
esperimento – 29/10/2010 - Al Fermilab
Lo strumento che verrà utilizzato sarà costituito da due
sensibilissimi interferometri che dovrebbero fornire "la più
sensibile misurazione dello spaziotempo mai eseguita"
Le teorie che prevedono la presenza di dimensioni extra sono
numerose: la possibilità che almeno ad alcune scale l'Universo
possieda solo due dimensioni sono invece più esotiche. Una di
queste ipotizza appunto che alle dimensioni di
Planck esso sia bidimensionale, essendo la terza dimensione
intrinsecamente collegata a quella del tempo. Se così fosse, il
nostro universo tridimensionale non sarebbe che un "ologramma"
di un universo in due dimensioni.
L'idea non è nuovissima, ma
i fisici del Fermilab hanno progettato un esperimento per
sottoporre per la prima volta a controllo questa idea. Craig
Hoigan e collaboratori hanno infatti costruito un interferometro
olografico, o "olometro" nel tentativo di rivelare il "rumore"
intrinseco dello spaziotempo, che potrebbe rivelare la presenza
di una frequenza massima possibile imposta dalla natura.
(Sfortunatamente, il nome con cui i ricercatori hanno battezzato
la loro apparecchiatura - olometro appunto - coincide con quello
di un altro strumento, usato per rilievi topografici e
architettonici, descritto per la prima volta nel XVI secolo da
Abel Foullon.)
Ora è iniziata la costruzione dello strumento - di cui per il
momento i ricercatori hanno testato un prototipo in scala della
lunghezza di un metro - che una volta ultimato avrà una
lunghezza di 40 metri e che dovrebbe entrare in funzione il
prossimo anno, fornendo "la più sensibile misurazione dello
spaziotempo mai eseguita". L'interferometro olografico è
costituito da due interferometri completamente separati
posizionati uno sopra l'altro.
In ogni interferometro, un fascio di luce viene separato in due
parti che viaggiano lungo direzioni differenti, fino a
raggiungere uno specchio che le rimanda indietro, dove viene
misurata l'eventuale differenza di fase. Qualsiasi minuscola
vibrazione che interferirà con la frequenza della luce nel corso
del suo viaggio determinerà quindi un'uscita dallo stato di
sincronizzazione dei due interferometri.
Gli interferometri di questo "olometro" sono caratterizzati da
una elevatissima precisione alle alte frequenza. I ricercatori
dicono che sarà di sette ordini di grandezza più preciso di
qualsiasi orologio atomico attualmente esistente su intervalli
di tempo ultrabrevi. Disponendo di due interferometri, i
ricercatori possono confrontare i risultati per confermare le
misurazioni.
Inoltre, possono assicurarsi che qualsiasi vibrazione rilevata
non sia derivata dall'interferometro olografico stesso. Infine
una serie di sensori all'esterno dell'apparecchiatura servirà
per rilevare le normali vibrazioni presenti e "cancellarle
facendo vibrare alla stessa frequenza gli specchi".
Avendo preso tutte queste precauzioni, osservano i ricercatori,
qualsiasi disturbo ad alta frequenza rilevato potrebbe essere
una distorsione dello spaziotempo
stesso, ossia un disturbo "olografico", osserva Aaron Chou, che
partecipa alla ricerca.
Se l'esperimento rilevasse effettivamente questo disturbo
olografico, si tratterebbe del primo dato in grado di
corroborare la teoria secondo cui alla scala di Planck l'UniVerso
sarebbe bidimensionale e che quella della tridimensionalità
sarebbe in un certo qual modo un'illusione olografica. (gg)
Tratto da: lescienze.espresso.repubblica
Sempre più prove che l'UniVerso è un'ologramma !
-
http://motherboard.vice.com/it/read/le-prove-che-l-universo-e-un-ologramma
-
https://www.fisicaquantistica.it/scienza-di-confine/riflessioni-sull-universo-e-sul-nostro-esistere-sul-tempo-e-sulla-sua-vera-natura-l-eternita
Video sui Segreti dell'UniVerso....
Ecco le conferme:
Il nostro
Universo è un
ologramma: è la proiezione di un cosmo più semplice - 14
Dic. 2013
Un team di scienziati giapponesi ha fornito prove convincenti
che rendono ancora più chiaro che il nostro
Universo potrebbe essere un grande ologramma. Come spiega un
articolo uscito mercoledì scorso su Nature, il modello
matematico rivela che l'Universo
che conosciamo sarebbe una proiezione di un universo con un
minor numero di dimensioni.
Yoshifumi Hyakutake, della
Ibaraki University, Giappone, ed i suoi colleghi pare
abbiano elaborato un modello matematico convincente secondo il
quale viene fuori un universo olografico, e tutto ciò che
vediamo, compreso questo articolo e il dispositivo che state
utilizzando per leggerlo, non sarebbero altro che una
proiezione.
Hyakutake è partito da un’idea
‘stramba’ concepita nel 1997 dal fisico teorico Juan Maldacena,
che ora lavora presso l’Institute for Advanced Study di
Princeton, New Jersey, il quale propose un modello audace di
Universo nel quale la gravità è il frutto di corde vibranti
infinitamente sottili, denominate stringhe. Questo mondo
matematicamente intricato delle stringhe, che esiste in nove
dimensioni spaziali più una temporale, sarebbe la proiezione
olografica di un cosmo più semplice, con meno dimensioni e senza
gravità.
“L’idea è simile a quella degli
ologrammi ordinari, dove l’immagine a tre dimensioni è
codificata su una superficie bidimensionale, come l’ologramma
impresso sulle carte di credito. L’intero Universo è codificato
allo stesso modo”, scrive il professore di fisica matematica
Kostas Skenderis
sul sito dell’Università di Southampton, descrivendo la
teoria in termini familiari e comprensibili.
Come racconta
Nature, la teoria di Maldacena entusiasmò i fisici e,
nonostante non fosse stata ancora dimostrata, fu presa come
fatto perché offriva un modello solido su cui poggiare la teoria
delle stringhe, risolvendo le evidenti incongruenze tra la
fisica quantistica e la teoria della gravità di Einstein. In
effetti, è come se avesse fornito la stele di Rosetta ai fisici,
permettendo loro di tradurre vicendevolmente le lingue delle due
teorie.
Dato che una vera e propria
dimostrazione non era ancora stata trovata, Yoshifumi Hyakutake
e i suoi colleghi si sono dati il compito di elaborare un
rigoroso modello matematico della teoria. In due articoli
pubblicati su ArXiv, i fisici giapponesi hanno fornito se non
una prova concreta, almeno una prova convincente che rendono
molto verosimile l’idea di Maldacena.
Leggere anche:
Il nostro cervello è una macchina olografica in un cosmo
olografico
E se vivessimo in una simulazione creata da un’intelligenza
aliena ?
I ricercatori hanno eseguito due
calcoli separati, per poi compararli. Il primo calcolo è partito
dall’evidenza di ciò che accade in un buco nero: tutti gli
oggetti che vi cadono non potrebbero mai essere contenuti
fisicamente in esso, ma ‘memorizzati’ come frammenti di dati,
come avviene in un ologramma, nel quale l’intera informazione è
contenuta in un solo frammento.
Hyakutake ha calcolato l’energia interna di un
buco nero, la posizione del suo orizzonte degli eventi (il
confine tra il ‘buco nero’ e il resto dell’Universo), l’entropia
a altre proprietà basate sulle previsioni della teoria delle
stringhe, nonché gli effetti delle cosiddette particelle
virtuali che compaiono e scompaiono continuamente dal continuum
spaziotemporale.
Il secondo calcolo, invece, è stato eseguito dai colleghi di
Hyakutake per calcolare l’energia interna del ‘cosmo inferiore’
con meno dimensioni e senza gravità. Con grande stupore dei
ricercatori, i due calcoli al computer corrispondevano. In un
senso più ampio, la teoria suggerisce che l’intero universo può
essere visto come una struttura bidimensionale proiettata su un
orizzonte cosmologico tridimensionale. Cioè, il nostro universo
3D è la proiezione di un universo 2D più semplice.
“Sembra essere un calcolo corretto”, ha detto il professor
Maldacena, padre teorico del modello, il quale ha aggiunto che
la prova numerica secondo cui due mondi apparentemente diversi
sono invece identici fornisce la speranza che le proprietà
gravitazionali del nostro universo possano un giorno essere
spiegate dalla teoria quantistica.
I risultati “sono un modo interessante per testare molte idee
sulla gravità quantistica e sulla teoria delle stringhe”,
continua Maldacena. “I due articoli sono il culmine di una serie
di contributi che la squadra giapponese ha presentato nel corso
degli ultimi anni”.
Tratto da: ilnavigatorecurioso.it
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L'Universo potrebbe essere
un ologramma, ossia la
proiezione di un mondo a dieci dimensioni, delle quali possiamo
'vederne' solo quattro, ossia le tre relative allo spazio più il
tempo. - Luglio 2014
E' l'ipotesi
presentata da due studi teorici pubblicati su arXiv, il sito che
pubblica in anteprima gli articoli scientifici. Firmati entrambi
dal gruppo di Yoshifumi Hyakutake, dell'università giapponese di
Ibaraki, gli articoli forniscono per la prima volta “evidenze” a
supporto della cosiddetta congettura di Maldacena, che prevede
la possibilità di mettere d'accordo teoria della relatività e
meccanica quantistica, ritenute finora vere entrambe, ma
inconciliabili.
"Non è una prova conclusiva, ma è comunque un importante passo
in avanti verso l'affascinante ipotesi nota come congettura di
Maldacena", ha spiegato Antonio Masiero, vicepresidente
dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
La congettura prende il nome dal fisico teorico argentino Juan
Mart¡n Maldacena, che la formulò nel 1997 per spiegare alcuni
paradossi relativi ai buchi neri. "Tutto nasce dal fatto che
abbiamo un grande problema, ossia conciliare a tutti i livelli
la teoria relatività con la meccanica quantistica", ha osservato
Masiero.
Uno dei nodi riguarda la possibilità di descrivere la forza di
gravità su scale molto piccole e, per farlo, la meccanica
quantistica deve ipotizzare un universo costituito da ben dieci
dimensioni.
"L'idea
- ha proseguito l'esperto - è che esista una corrispondenza tra
la realtà che conosciamo, con tre dimensioni più una dimensione
temporale, e quella fatta da un numero diverso di dimensioni".
Questa “convivenza”, secondo l'ipotesi del gruppo giapponese, la
si può immaginare come un ologramma nel quale la nostra realtà
diventa semplicemente una proiezione di molte altre dimensioni
che non possiamo osservare.
Punto
di partenza del gruppo di Hyakutake sono alcune proprietà dei
buchi neri basate sulla teoria delle stringhe, secondo la quale
materia, energia e in alcuni casi spazio e tempo sono la
manifestazione di entità fisiche sottostanti chiamate stringhe.
Sulla base di questa ipotesi, i ricercatori hanno dimostrato che
la gravità può essere descritta come una proiezione delle
dimensioni 'invisibili'.
Fonte: ANSA
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UNIVERSO OLOGRAFICO
- By Corrado Malanga -
21 luglio
2005
Una vasta
letteratura scientifica dimostra chiaramente ed
inconfutabilmente che la meditazione trascendentale modifica i
parametri esterni relativi allo stato degli eventi che
riguardano la sfera dello Spazio-Tempo-Energia, cioè la “realtà
virtuale”.
Si narra anche di alcuni casi di guarigione di persone che hanno
meditato sulla loro malattia ed hanno costantemente, giorno dopo
giorno, visualizzato la disgregazione della malattia stessa: un
classico esempio di meditazione trascendentale che modifica ciò
che l’attuale scienza non può modificare. Molti degli eventi
miracolosi, o ritenuti tali dalla religione, altro non sarebbero
che forti alterazioni della probabilità di accadimenti futuri,
che vengono stravolti dall’“onda di volontà”, magari attivata
inconsciamente durante meditazioni a sfondo religioso.
L’effetto massa sarebbe fondamentale, poiché queste guarigioni
si otterrebbero più facilmente quando tanta gente sta
“pregando”, come accade durante alcune riunioni di massa di
fanatici religiosi.
Silvano Fuso, del Cicap, si esprime infatti così:
Di fronte alle remissioni (di tumori inguaribili - N.d.A.)
spontanee la scienza non dispone attualmente di una spiegazione
adeguata, ma questo non significa che neppure in futuro la
troverà. Anzi quella delle remissioni spontanee rappresenta una
grande sfida che potrà portare la scienza a notevoli progressi.
Nel momento in cui si comprendessero le cause che portano, ad
esempio, un tumore a regredire spontaneamente, probabilmente si
riuscirebbe anche a trovare una terapia adeguata. Chi invece si
limita a gridare al miracolo dà sicuramente scarsi contributi al
benessere della collettività. Le ipotesi più plausibili che la
scienza medica formula a proposito delle remissioni spontanee
sono legate al
funzionamento del sistema immunitario.
Nonostante i grandi
progressi fatti in questo campo,
i
meccanismi che determinano le nostre
difese immunitarie
sono
ancora in larga misura sconosciuti.
In particolare sono in gran parte avvolte nel mistero le
relazioni che intercorrono tra il sistema immunitario e le
condizioni psico-emotive
(E. Sternberg e P.
Gold, “II corpo, la mente e la malattia”, in “I Farmaci: dalla
natura alle biotecnologie”,
Le Scienze Quaderni, n. 102, Milano
1998).
Che
tali relazioni siano una realtà è oramai dimostrato al di là di
ogni dubbio.
Anche per la Fisica le cose cominciano a quadrare
in questo senso: nel 1982 un’equipe di ricerca dell’Università
di Parigi, diretta dal fisico Alain Aspect, ha condotto quello
che potrebbe rivelarsi il più importante esperimento del XX
secolo.
Alain Aspect ed il suo
team
hanno, infatti,
scoperto che alcune particene subatomiche, come gli elettroni,
in determinate condizioni sono capaci di comunicare
istantaneamente l’una con l’altra, indipendentemente dalla
distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10
miliardi di chilometri. È come se ogni singola particella
sapesse esattamente cosa stanno facendo tutte le altre. Questo
fenomeno può essere spiegato solo in due modi: o la teoria di
Einstein, che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci
della luce è da considerarsi errata, oppure le particene
subatomiche sono connesse non-localmente.
Poiché la maggior parte dei fisici nega la possibilità di
fenomeni che oltrepassino la velocità della luce, l’ipotesi più
accreditata è che l’esperimento di Aspect sia la prova che il
legame tra le particene subatomiche è effettivamente di tipo
non-locale.
Ma questo cosa vuoi dire ?
Semplice:
l’Universo è un immenso
Ologramma
Gia' migliaia di anni fa un principe
divenuto
Budda, e no fu l'unico, cosi si espresse:
La "REALTA' ", ha la CONSISTENZA del SOGNO
David Bohm,
noto fisico dell’Università di Londra recentemente scomparso,
sosteneva che le scoperte di Aspect implicavano che la realtà
oggettiva non esiste.
Nonostante la sua apparente solidità, l’Universo è in realtà un
fantasma, un ologramma gigantesco [gigantesco
a misura nostra- N.d.R.] e splendidamente
dettagliato.
Ologramma:
le parti ed il tutto in una sola immagine. Diversi livelli di
consapevolezza, diverse realtà.
Bohm si convinse che il motivo per cui le particene subatomiche
restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le
separa risiede nel fatto che la loro separazione è un’illusione.
Egli sosteneva che, ad un qualche livello di realtà più
profondo, tali particene non sono entità individuali, ma
estensioni di uno stesso “organismo” fondamentale.
In un Universo olografico persino il tempo e lo spazio non
sarebbero più dei principi fondamentali. Poiché concetti come la
località vengono infranti in un Universo dove nulla è veramente
separato dal resto, anche il tempo e lo spazio tridimensionale
dovrebbero essere interpretati come semplici proiezioni di un
sistema più complesso.
Al suo livello più profondo la realtà non è altro che una sorta
di super-ologramma in cui il passato, il presente ed il futuro
coesistono simultaneamente; questo implica che, disponendo degli
strumenti appropriati, un giorno potremmo spingerci entro quel
livello, ma con l’uso delle tecniche di ipnosi regressiva lo si
sta già facendo !
Il Dott. Pribram crede che i ricordi non siano immagazzinati nei
singoli neuroni od in piccoli gruppi di neuroni, ma negli schemi
degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso tutto il
cervello, proprio
come gli schemi dei raggi laser che si intersecano su tutta
l’area del frammento di pellicola che contiene l’immagine
olografica.
Quindi il cervello stesso funzionerebbe come un ologramma e la
teoria di Pribram spiegherebbe anche in che modo quest’organo
riesca a contenere una tale quantità di ricordi in uno spazio
così limitato.
È stato calcolato che il cervello della nostra specie ha la
capacità di immagazzinare, durante la durata media della vita,
circa 10 miliardi di informazioni e si è scoperto che anche gli
ologrammi possiedono una sorprendente capacità di
memorizzazione, infatti semplicemente cambiando l’angolazione
con cui due raggi laser colpiscono una pellicola fotografica, si
possono accumulare miliardi di informazioni in un solo
centimetro cubo di spazio, ma anche correlare idee e
decodificare frequenze di ogni tipo.
Anche la nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente
una qualsivoglia informazione dall’enorme magazzino del nostro
cervello risulta spiegabile più facilmente se si suppone che
esso funzioni secondo principi olografici. Non è necessario
scartabellare una specie di gigantesco archivio alfabetico
cerebrale, perché ogni frammento d’informazione sembra essere
sempre istantaneamente correlato a tutti gli altri: un’altra
particolarità tipica degli ologrammi.
Quelle che noi ora consideriamo guarigioni miracolose
potrebbero, in realtà, essere dovute ad un mutamento dello stato
di coscienza capace di provocare dei cambiamenti nell’ologramma
corporeo.
Allo stesso modo potrebbe darsi che alcune controverse tecniche
di guarigione alternative, come la
visualizzazione,
risultino così efficaci perché nel dominio olografico del
pensiero le immagini sono in fondo reali quanto la
realtà:
iI mondo concreto è una tela bianca che attende di essere
dipinta.
Persino le
visioni ed altre esperienze di realtà non ordinaria possono
essere facilmente spiegate se accettiamo l’ipotesi di un
universo olografico.
Tratto da: aamterranuova.it
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L'Universo è
un'illusione - 1 Maggio 2010
Le teorie di Aspect,
Bohm, Pribram sulla nuova fisica scuotono i principi della
scienza tradizionale: dalle particelle subatomiche alle galassie
giganti, tutto è parte infinitesimale e totalità di "Tutto"
Nel 1982 un'équipe di ricerca
dell'Università di Parigi, diretta dal fisico
Alain Aspect, condusse forse il più importante esperimento
del 20º secolo. Aspect ed il suo team scoprirono che,
sottoponendo a determinate condizioni delle particelle
subatomiche come gli elettroni, esse sono capaci di
comunicare istantaneamente una
con l'altra indipendentemente dalla distanza che le
separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10 miliardi di
chilometri. Come se ogni singola particella sappia esattamente
cosa stiano facendo tutte le altre.
Un fenomeno che può essere spiegato solo in due modi: o la
teoria di Einstein - che esclude la possibilità di comunicazioni
più veloci della luce - è da considerarsi errata, oppure le
particelle subatomiche sono connesse non-localmente.
David Bohm
La maggior parte dei fisici nega la possibilità di fenomeni che
oltrepassino la velocità della luce, ma l'esperimento di Aspect rivoluziona il postulato,
provando che il legame tra le particelle subatomiche è
effettivamente di tipo non-locale.
David Bohm, celebre fisico dell'Università di Londra
recentemente scomparso, sosteneva che le scoperte di Aspect
implicassero la non-esistenza della realtà oggettiva. Vale a
dire che, nonostante la sua apparente solidità, l'Universo è in
realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente
dettagliato. Ologrammi, la parte e il tutto
Per capire la sbalorditiva affermazione di Bohm gettiamo uno
sguardo alla natura degli ologrammi. Un ologramma è una
fotografia tridimensionale prodotta con l'aiuto di un laser:
l'oggetto da fotografare viene prima immerso nella luce di un
raggio laser, poi un secondo raggio laser viene fatto rimbalzare
sulla luce riflessa del primo e lo schema risultante dalla zona
di interferenza dove i due raggi si incontrano viene impresso
sulla pellicola fotografica. Quando la pellicola viene
sviluppata risulta visibile solo un intrico di linee chiare e
scure ma, illuminata da un altro raggio laser, ecco apparire il
soggetto originale.
La tridimensionalità non è l'unica caratteristica interessante
degli ologrammi: se l'ologramma di una rosa viene tagliato a
metà e poi illuminato da un laser, si scopre che ciascuna metà
contiene ancora l'intera immagine della rosa. Anche continuando
a dividere le due metà, vedremo che ogni minuscolo frammento di
pellicola conterrà sempre una versione più piccola, ma intatta,
della stessa immagine.
UNA PRECISAZIONE...
L'affermazione secondo la quale ogni frammento dell'ologramma
conterrebbe tutta l'informazione, non è esatta: si verifica
sempre una certa perdita di informazione, tanto maggiore quanto
più è piccolo il frammento. Questo però non invalida affatto
l'ipotesi dell'Universo olografico, ma anzi, restringe le
reciproche influenze delle cose - da una precedente
inconcepibile infinitezza ad ambiti più circoscritti - rendendo
tutta la teoria ancor più credibile. normali fotografie, ogni
parte di un ologramma contiene tutte le informazioni possedute
dall'ologramma integro.
Si schiude così una nuova comprensione dei concetti di
organizzazione e di ordine.
La rana, l'atomo e la rosa Per quasi tutto il suo corso la
scienza occidentale ha agito sotto il preconcetto che il modo
migliore di capire un fenomeno fisico, che si trattasse di una
rana o di un atomo, era quello di sezionarlo e di studiarne le
varie parti. Gli ologrammi ci insegnano che alcuni fenomeni
possono esulare da tale approccio.
Bohm lo intuì, aprendo una strada alla comprensione della
scoperta del professor Aspect. Per Bohm il motivo per cui le
particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente
dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro
separazione è un'illusione. Era infatti convinto che, ad un
livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità
individuali, ma estensioni di uno stesso "organismo"
fondamentale.
Bohm semplificava con un esempio: immaginate un acquario
contenente un pesce. Immaginate che l'acquario non sia visibile
direttamente, ma solo attraverso due telecamere, una posizionata
frontalmente e l'altra lateralmente rispetto all'acquario.
Guardando i due monitor televisivi possiamo pensare che i pesci
siano due entità separate, la differente posizione delle
telecamere ci darà infatti due immagini lievemente diverse. Ma,
continuando ad osservare i due pesci, alla fine ci accorgeremo
che vi è un certo legame tra loro: quando uno si gira, anche
l'altro si girerà; quando uno guarda di fronte a sé, l'altro
guarderà lateralmente. Essendo all'oscuro dello scopo reale
dell'esperimento, potremmo credere che i due pesci comunichino
tra loro, istantaneamente e misteriosamente.
Secondo Bohm il comportamento delle particelle subatomiche
indica che esiste un livello di realtà del quale non siamo
consapevoli, una dimensione che oltrepassa la nostra. Se le
particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo
capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, esse non
sono "parti" separate bensì sfaccettature di un'unità più
profonda e basilare, che risulta infine altrettanto olografica
ed indivisibile quanto la nostra rosa. E poiché ogni cosa nella
realtà fisica è costituita da queste "immagini", ne consegue che
l'Universo stesso è una proiezione, un ologramma.
Il magazzino cosmico Oltre alla sua natura illusoria, questo
universo avrebbe altre caratteristiche stupefacenti: se la
separazione tra le particelle subatomiche è solo apparente, ciò
significa che, ad un livello più profondo, tutte le cose sono
infinitamente collegate. Gli elettroni di un atomo di carbonio
del cervello umano sono connessi alle particelle subatomiche che
costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore che batte ed
ogni stella che brilla nel cielo. Tutto compenetra tutto.
Sebbene la natura umana cerchi di categorizzare, classificare e
suddividere i vari fenomeni, ogni suddivisione risulta
necessariamente artificiale e tutta la natura non è altro che
una immensa rete ininterrotta. In un universo olografico persino
il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi
fondamentali. Concetti come la località vengono infranti in un
universo dove nulla è veramente separato dal resto, sicché anche
il tempo e lo spazio tridimensionale (come le immagini del pesce
sui monitor TV) dovrebbero venire interpretati come semplici
proiezioni di un sistema più complesso.
Al suo livello più profondo la realtà non è altro che una sorta
di super-ologramma dove il passato, il presente ed il futuro
coesistono simultaneamente. Disponendo degli strumenti
appropriati un giorno potremmo spingerci entro quel livello
della realtà e cogliere delle scene del nostro passato da lungo
tempo dimenticato. Cos'altro possa contenere il super-ologramma
resta una domanda senza risposta. In via ipotetica, ammettendo
che esso esista, dovrebbe contenere ogni singola particella
subatomica che sia, che sia stata e che sarà, nonché ogni
possibile configurazione di materia ed energia: dai fiocchi di
neve alle stelle, dalle balene ai raggi gamma.
Dovremmo immaginarlo come una sorta di magazzino cosmico di
Tutto-ciò-che-Esiste.
Bohm si era addirittura spinto a supporre che il livello
super-olografico della realtà potrebbe non essere altro che un
semplice stadio intermedio oltre il quale si celerebbe
un'infinità di ulteriori sviluppi. Poiché il termine ologramma
si riferisce di solito ad una immagine statica che non coincide
con la natura dinamica e perennemente attiva del nostro
universo, Bohm preferiva descrivere l'Universo col termine "olomovimento".
Affermare che ogni singola parte di una pellicola olografica
contiene tutte le informazioni in possesso della pellicola
integra significa semplicemente dire che l'informazione è
distribuita non-localmente.
Se è vero che l'Universo è organizzato secondo principi
olografici, si suppone che anch'esso abbia delle proprietà
non-locali e quindi ogni particella esistente contiene in se
stessa l'immagine intera. Dato il presupposto, tutte le
manifestazioni della vita provengono da un'unica fonte di
causalità che include ogni atomo dell'Universo. Dalle particelle
subatomiche alle galassie giganti, tutto è allo stesso tempo
parte infinitesimale e totalità di "tutto". Miliardi di
informazioni...
Karl Pribram Lavorando nel campo della ricerca sulle funzioni
cerebrali, anche il neurofisiologo Karl Pribram, dell'Università
di Stanford, si è convinto della natura olografica della realtà.
Numerosi studi, condotti sui ratti negli anni '20, avevano
dimostrato che i ricordi non risultano confinati in determinate
zone del cervello: dagli esperimenti nessuno però riusciva a
spiegare quale meccanismo consentisse al cervello di conservare
i ricordi, fin quando Pribram non applicò a questo campo i
concetti dell'olografia. Egli ritiene che i ricordi non siano
immagazzinati nei neuroni o in piccoli gruppi di neuroni, ma
negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso
tutto il cervello, proprio come gli schemi dei raggi laser che
si intersecano su tutta l'area del frammento di pellicola che
contiene l'immagine olografica.
Quindi il cervello stesso funziona come un ologramma e la teoria
di Pribram spiegherebbe come il cervello riesca a contenere una
tale quantità di ricordi in uno spazio così limitato. Quello
umano può immagazzinare circa 10 miliardi di informazioni,
durante la durata media di vita (approssimativamente
l'equivalente di cinque edizioni dell'Enciclopedia Treccani!).
Di converso, si è scoperto che gli ologrammi possiedono una
sorprendente possibilità di memorizzazione, infatti
semplicemente cambiando l'angolazione con cui due raggi laser
colpiscono una pellicola fotografica, si possono accumulare
miliardi di informazioni in un solo centimetro cubico di spazio.
...ma anche di idee
La nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente una
qualsivoglia informazione dall'enorme magazzino cerebrale
risulta spiegabile più facilmente, supponendone un funzionamento
secondo principi olografici. Inutile, quindi, scartabellare nei
meandri di un gigantesco archivio alfabetico cerebrale, perché
ogni frammento di informazione sembra essere sempre
istantaneamente correlato a tutti gli altri: si tratta forse del
massimo esempio in natura di un sistema a correlazione
incrociata.
Nell'ipotesi di Pribram si analizza la capacità del cervello di
tradurre la valanga di frequenze luminose, sonore, ecc. ricevute
tramite i sensi, nel mondo concreto delle percezioni.
Codificare e decodificare frequenze è esattamente quello che un
ologramma sa fare meglio, fungendo da strumento di traduzione
per convertire un ammasso di frequenze prive di significato in
una immagine coerente: il cervello usa gli stessi principi
olografici per convertire matematicamente le frequenze ricevute
in percezioni interiori.
IL CERVELLO RIMESCOLATO
Paul Pietsch, critico verso la teoria olografica della mente,
provò a confutarla.
Poichè aveva scoperto che le salamandre sono capaci di ampie
capacità di rigenerazione del tessuto nervoso (nervi e
cervello), ipotizzò che la localizzazione delle funzioni
cerebrali potesse essere evidenziata "scambiando" fra loro parti
di cervello.
Lo fece, sezionando il cervello di alcune salamandre in parti
uguali, per poi risistemarle nella scatola cranica ruotate,
scambiate di posto, e così via. Pietsch si aspettava di
osservare gravi disfunzioni o strani comportamenti, invece la
maggior parte delle salamandre continuò a comportarsi come
prima.
Vi è una impressionante quantità di dati scientifici a conferma
della teoria di Pribram, ormai condivisa da molti altri
neurofisiologi. Il ricercatore italo-argentino Hugo Zucarelli ha
applicato il modello olografico ai fenomeni acustici,
incuriosito dal fatto che gli umani possono localizzare la fonte
di un suono senza girare la testa, pur sordi da un orecchio. Ne
risulta che ciascuno dei nostri sensi è sensibile ad una varietà
di frequenze molto più ampia.
Ad esempio: il nostro sistema visivo è sensibile alle frequenze
sonore, il nostro olfatto percepisce anche le cosiddette
"frequenze osmiche" e persino le cellule biologiche sono
sensibili ad una vasta gamma di frequenze. Tali scoperte
suggeriscono che è solo nel dominio olografico della coscienza
che tali frequenze possono venire vagliate e suddivise, sui
suoni olografici, o meglio, olofonici.
La realtà ? Non esiste.
Ma l'aspetto più sbalorditivo del modello cerebrale olografico
di Pribram è ciò che risulta unendolo alla teoria di Bohm. Se la
concretezza del mondo non è altro che una realtà secondaria e
ciò che esiste non è altro che un turbine olografico di
frequenze e se persino il cervello è solo un ologramma che
seleziona alcune di queste frequenze trasformandole in
percezioni sensoriali, cosa resta della realtà oggettiva? In
parole povere: non esiste. Come sostenuto dalle religioni e
dalle filosofie orientali, il mondo materiale è una illusione.
Noi stessi pensiamo di essere entità fisiche che si muovono in
un mondo fisico, ma tutto questo è pura illusione. In realtà
siamo una sorta di "ricevitori" che galleggiano in un
caleidoscopico mare di frequenze e ciò che ne estraiamo lo
trasformiamo magicamente in realtà fisica: uno dei miliardi di
"mondi" esistenti nel super-ologramma.
Questo impressionante nuovo concetto di realtà è stato
battezzato "paradigma olografico" e sebbene diversi scienziati
lo abbiano accolto con scetticismo, ha entusiasmato molti altri.
Un piccolo, ma crescente, gruppo di ricercatori è convinto si
tratti del più accurato modello di realtà finora raggiunto dalla
scienza. In un Universo in cui le menti individuali sono in
effetti porzioni indivisibili di un ologramma e tutto è
infinitamente interconnesso, i cosiddetti "stati alterati di
coscienza" potrebbero semplicemente essere il passaggio ad un
livello olografico più elevato.
Se la mente è effettivamente parte di un continuum, di un
labirinto collegato non solo ad ogni altra mente esistente o
esistita, ma anche ad ogni atomo, organismo o zona nella vastità
dello spazio, ed al tempo stesso, il fatto che essa sia capace
di fare delle incursioni in questo labirinto e di farci
sperimentare delle esperienze extracorporee, non sembra più così
strano.
Coscienza e visualizzazione
Il paradigma olografico presenta implicazioni anche nelle
cosiddette scienze pure, come la biologia. Keith Floyd, uno
psicologo del Virginia Intermont College, ha sottolineato il
fatto che se la concretezza della realtà non è altro che una
illusione olografica, non potremmo più affermare che la mente
crea la coscienza (cogito ergo sum). Al contrario, sarebbe la
coscienza a creare l'illusoria sensazione di un cervello, di un
corpo e di qualunque altro oggetto ci circondi che noi
interpretiamo come "fisico".
Una tale rivoluzione nel nostro modo di studiare le strutture
biologiche spinge i ricercatori ad affermare che anche la
medicina e tutto ciò che sappiamo del processo di guarigione
verrebbero trasformati dal paradigma olografico. Infatti, se
l'apparente struttura fisica del corpo non è altro che una
proiezione olografica della coscienza, risulta chiaro che ognuno
di noi è molto più responsabile della propria salute di quanto
riconoscano le attuali conoscenze nel campo della medicina.
Quelle che noi ora consideriamo guarigioni miracolose potrebbero
in realtà essere dovute ad un mutamento dello stato di coscienza
che provochi dei cambiamenti nell'ologramma corporeo. Allo
stesso modo, potrebbe darsi che alcune controverse tecniche di
guarigione alternative come la "visualizzazione" risultino così
efficaci perché nel dominio olografico del pensiero le immagini
sono in fondo reali quanto la "realtà". Il mondo è una tela
bianca Perfino le visioni ed altre esperienze di realtà non
ordinaria possono venire facilmente spiegate se accettiamo
l'ipotesi di un universo olografico.
Nel suo libro "Gifts of Unknown Things", il biologo Lyall Watson
descrive il suo incontro con una sciamana indonesiana che,
eseguendo una danza rituale, era capace di far svanire
istantaneamente un intero boschetto di alberi. Watson riferisce
che mentre lui ed un altro attonito osservatore continuavano a
guardare, la donna fece velocemente riapparire e scomparire gli
alberi diverse volte. Sebbene le conoscenze scientifiche attuali
non ci permettano di spiegarle, esperienze come queste diventano
più plausibili qualora si ammetta la natura olografica della
realtà.
In un universo olografico non vi sono limiti all'entità dei
cambiamenti che possiamo apportare alla sostanza della realtà,
perché ciò che percepiamo come realtà è soltanto una tela in
attesa che noi vi si dipinga sopra qualunque immagine vogliamo.
Tutto diviene possibile, dal piegare cucchiai col potere della
mente, ai fantasmagorici eventi vissuti da Carlos Castaneda
durante i suoi incontri con Don Juan, lo sciamano Yaqui.
Nulla di più, né meno, miracoloso della capacità che abbiamo di
plasmare la realtà a nostro piacimento durante i sogni. E le
nostre convinzioni fondamentali dovranno essere riviste alla
luce della teoria olografica della realtà.
Se una conoscenza simile fosse fondata e dovesse progredire il
paranormale diventerebbe normale. Questa teoria non mi è nuova,a
dire il vero poco tempo fa temevo di conoscerla. Premettendo che
non valuto come vero ogni cosa che leggo,ho sempre temuto la
verità poiche' ho pensato fosse qualcosa di terribile.
Insomma,se fosse un qualcosa di positivo si sarebbe già
manifestato a noi,pensavo. Immaginate una terribile verità,non
risulterebbe infine impossibile vivere come prima ? Un mondo
come lo descrivono i nostri libri risulta cosi comodo, perche'
scoprire la beffa che c'è dietro ?
Voglio dire,cose del tipo: "l'uomo non può volare,è fisicamente
impossibile" non sarebbe meglio di: "l'uomo potrebbe volare,
poiche' il suo corpo e il terreno sono solo illusioni"?
Si,in un certo senso sarebbe meglio cosi,da l'idea che nel
nostro universo ci siano leggi costanti,ci fa sentire sicuri,
possessori della conoscenza.
Fonte: xmx.it - tratto da antikera.net del 1 Aprile 2010
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La realtà è un'illusione
Negli anni quaranta, Dennis Gabor, premio Nobel per la fisica,
sviluppò una teoria matematica che solo venti anni dopo, grazie
allo sviluppo tecnologico, poté essere meglio esposta e
compresa. Essa infatti richiedeva l’invenzione del laser, per
apparire in tutta la sua strabiliante originalità. Stiamo
parlando di quella che potrebbe rivelarsi la scoperta più
sconvolgente nella storia del pensiero scientifico
contemporaneo, la quale aprirebbe scenari e possibilità mai
ipotizzate prima d’ora.
“Nel 1982” – spiega il Prof. Richard
Boylan, “un équipe di ricerca dell’Università di Parigi, diretta
dal fisico Alain Aspect, ha condotto quello che potrebbe
rivelarsi il più importante esperimento del ventesimo secolo.
Aspect ed il suo team hanno infatti scoperto che, sottoponendo a
determinate condizioni delle particelle subatomiche, come gli
elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente l’una
con l’altra, indipendentemente dalla distanza che le separa, sia
che si tratti di dieci metri o di dieci miliardi di chilometri.
E’ come se ogni singola particella sapesse cosa stiano facendo
tutte le altre.
Questo fenomeno può essere spiegato
solo in due modi: o la teoria di Einstein che esclude la
possibilità di comunicazioni più veloci della luce è da
considerarsi errata, oppure le particelle subatomiche sono
connesse non-localmente. Poiché la maggior parte dei fisici nega
la possibilità di fenomeni che oltrepassino la velocità della
luce, l’ipotesi più accreditata è che l’esperimento di Aspect
sia la prova che il legame tra le particelle subatomiche sia
effettivamente di tipo non locale”.
Nel suo libro “La realtà
quantistica”, Nick Herbert afferma che la non-localizzazione
delle particelle spiegherebbe questa loro incredibile
comunicazione non mediata né da campi né da nessun altro
fenomeno (proprio perché le loro influenze e i loro contatti
avverrebbero all’istante). Nessun filosofo e nessuno scienziato
avrebbe mai pensato che le categorie di spazio e tempo, si
sarebbero potute annullare così facilmente! Nonostante ciò, le
quattro forze fondamentali della natura (forza gravitazionale,
forza elettromagnetica, interazione nucleare forte e interazione
nucleare debole), possono tranquillamente essere descritte senza
ricorrere ai concetti della non-localizzazione.
Ma allora perché proporre questa
teoria ? Semplicemente perché le spiega ancora meglio !
Parlando della non-località
applicata alla forza gravitazionale: come fa la terra a sapere
che io ci sono, per tirarmi verso il basso?! Oppure riguardo
all’interazione nucleare forte: perché un elettrone rimane
intorno al nucleo piuttosto che andarsene altrove? Cioè, come
fanno a comunicare ? Non solo…
Il modello non-locale della realtà
può addirittura condurre la fisica teorica verso quello che è
stato il principale obbiettivo di Einstein: la definizione di
una quinta forza, una superforza che racchiuda e spieghi in sé
tutte le altre interazioni della natura.
Nel 1964 il fisico irlandese John
Stewart Bell, dimostrò l’effettiva esistenza di un mondo non
localizzato. In una prova matematica confermata da diversi
esperimenti, chiamata “Teorema di Bell”, egli dimostrò che
l’ipotesi secondo cui il mondo è intrinsecamente localizzato, è
assolutamente errata. Se da tempi antichi, se non antichissimi,
questa teoria si dà per scontata (considerandola nemmeno come
tale ma come dato di fatto), per lo meno in ambito esoterico, ai
giorni nostri sono veramente tanti, e aumentano a vista
d’occhio, gli studiosi coraggiosi e i ricercatori
all’avanguardia che cominciano ad appoggiarla: pensiamo a Capra,
Bateson, Prigogine, Laszlo, Jantsch, Talbot ecc..
D’altronde anche eminenti fisici quali Einstein, Pauli, Bohr,
Schrödinger, Heisenberg e Hoppenheimer non erano del tutto
contrari ad una visione del mondo arricchita anche da una
valenza prettamente spirituale. Arrivare però a dire che la
realtà è un’illusione confermando quanto vanno dicendo da
millenni le tradizioni esoteriche, sia Occidentali che
Orientali, è veramente rivoluzionario.
E’ addirittura
esageratamente oltraggioso, quasi ridicolo agli occhi di qualche
scienziato legato a modelli di comprensione tradizionali – o
forse verrebbe da dire “superati” – se non fosse per la levatura
scientifica di colui il quale illustrò ancora più
approfonditamente questa incredibile scoperta.
Sto parlando ovviamente di David
Bohm, già collaboratore di Einstein e Professore di fisica
teorica al Birbeck College di Londra. Da poco scomparso, e già
fortemente rimpianto, Bohm, fu uno dei più illustri scienziati
dell’era contemporanea. Costui, grazie al concetto di
“ologramma” è riuscito a spiegarci in termini scientifici che
cos’è il velo di maya di cui la filosofia indiana, ha sempre
parlato, illuminando gli occhi di chi ha orecchie attente.
Dalle teorie di Bohm, si evince che
le energie elettromagnetiche e l’intera realtà fisica, sono
create dalla prodigiosa e “magica” natura delle particelle
subatomiche, le quali, incredibilmente, si presentano sotto il
duplice aspetto di particelle e di onde. Ciò permette a tali
particelle di rimanere in contatto e di venire quindi informate
a vicenda, indipendentemente dalla distanza che le separa, la
quale dunque, a questo punto, è una pura illusione. Le distanze
quindi, servirebbero alla mente, per organizzare meglio i dati
sensoriali provenienti dal mondo “esterno”, esse però, tranne
che nella costruzione di questo ordine mentale, non esistono in
realtà. In sostanza, secondo Bohm, le particelle non sono entità
individuali ma estensioni di uno stesso organismo, e il fatto
che appaiano separate, deriva dalla nostra incapacità di vedere
la realtà nella sua interezza.
Noi vediamo solo la parte e non il tutto, non riuscendo dunque a
capire che il tutto è la parte e la parte è il tutto.
Immaginiamo un acquario, al cui
interno sta nuotando un pesce. Noi non vediamo il pesce a occhio
nudo ma solo grazie a due telecamere, una posizionata di fronte
all’acquario, l’altra di lato. All’apparenza sembrerebbero due
entità separate, due pesci diversi, uno visto da davanti,
l’altro di lato ma guardandoli meglio potremmo scoprire un
legame interessante: quando uno si gira, si gira anche l’altro.
Ignari dell’esperimento, potremmo addirittura pensare che i due
pesci comunicano tra loro, istantaneamente e misteriosamente. Il
comportamento delle particelle subatomiche è altrettanto
misterioso, e non fa che accreditare l’esistenza di un livello
di realtà, del quale noi non siamo minimamente consapevoli.
Grazie agli ologrammi prodotti dal
laser, Bohm, in sostanza, è arrivato a scoprire che la minima
parte dell’ologramma di un oggetto contiene l’oggetto intero.
Tutto ciò è assolutamente sconvolgente. Se noi produciamo
l’ologramma di una rosa e poi scomponiamo in piccolissime parti
quell’ologramma, non perderemmo mai l’oggetto nella sua
interezza, pur avendolo più volte diviso! Esso infatti è
contenuto in ogni singola frammentazione, in ogni – a questo
punto apparente – divisione della rosa stessa.
Karl Pribram, neurofisiologo
dell’Università di Stanford, ha avvalorato ancora di più la
natura olografica della realtà, grazie a numerosi studi condotti
su ratti, a cui veniva asportata una parte di cervello.
Nonostante diverse e successive asportazioni infatti, i ratti
continuavano a conservare i ricordi, dei quali dunque, in
seguito all’esito degli esperimenti, non si può più ammettere
un’esistenza localizzata. La stessa capacità umana di attingere
all’istante, ad un qualsiasi ricordo, tra miliardi e miliardi di
informazioni contenute nel nostro cervello, non fa che
avvalorare la non-localizzazione dei ricordi, e quindi la non
“catalogabilità” del tempo.
Queste importanti rivelazioni, di
parte del mondo scientifico contemporaneo, che per chi ha
familiarità con l’energia e le sue incredibili manifestazioni,
non sono che l’ennesima conferma di saggezze antiche, possono
dunque dirigere il mondo intero verso una convivenza migliore.
Se tutto è connesso infatti, è assolutamente controproducente da
parte di un essere, provocare il dolore o addirittura la morte
di un altro essere. Ad un livello profondo di realtà infatti, Bohm direbbe “implicito”, è come far male a se stessi.
Gli indiani parlavano di karma, ma ne parlavano già 3.500 anni
fa.
Dobbiamo aspettare ancora ?
Di Lucio Giuliodori. - Fonte:
http://www.luciogiuliodori.net
vedi anche questo PDF:
Proprieta' olografiche della realta' !
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Gli scienziati alle prese con il "paradigma
olografico"
Stupefacenti scoperte nel campo della fisica potrebbero
sconvolgere completamente le nostre convinzioni sulla natura
dell'universo e della vita stessa, aprendo un ventaglio di
possibilità mai ipotizzate prima d'ora.
Nel 1982 un'équipe di ricerca dell'Università di Parigi, diretta
dal fisico
Alain Aspect, ha condotto quello che potrebbe rivelarsi il
più importante esperimento del 20° secolo. Aspect ed il suo team
hanno infatti scoperto che, sottoponendo a determinate
condizioni delle particelle subatomiche, come gli elettroni,
esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l'altra
indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si
tratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri. È come se
ogni singola particella sapesse
esattamente cosa stiano facendo tutte le
altre. - vedi:
J.E.Charon
Questo fenomeno può essere spiegato solo in due modi: o la
teoria di
Einstein
che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della
luce è da considerarsi errata, oppure le particelle subatomiche
sono connesse non-localmente.
Poiché la maggior parte dei fisici nega la possibilità di
fenomeni che oltrepassino la velocità della luce, l'ipotesi più
accreditata è che l'esperimento di Aspect sia la prova che il
legame tra le particelle subatomiche sia effettivamente di tipo
non-locale.
David Bohm, noto fisico
dell'Università di Londra, recentemente scomparso, sosteneva che
le scoperte di Aspect implicavano che la realtà oggettiva non
esiste. Nonostante la sua apparente solidità, l'universo è in
realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente
dettagliato. Ologrammi, la parte e il tutto in una sola immagine
Per capire come mai il Prof. Bohm abbia fatto questa
sbalorditiva affermazione, dobbiamo prima comprendere la natura
degli ologrammi. Un ologramma è una fotografia tridimensionale
prodotta con l'aiuto di un laser: per creare un ologramma
l'oggetto da fotografare viene prima immerso nella luce di un
raggio laser, poi un secondo raggio laser viene fatto rimbalzare
sulla luce riflessa del primo e lo schema risultante dalla zona
di interferenza dove i due raggi si incontrano viene impresso
sulla pellicola fotografica. Quando la pellicola viene
sviluppata risulta visibile solo un intrico di linee chiare e
scure ma, illuminata da un altro raggio laser, ecco apparire il
soggetto originale.
La tridimensionalità di tali immagini non è l'unica
caratteristica interessante degli ologrammi, difatti se
l'ologramma di una rosa viene tagliato a metà e poi illuminato
da un laser, si scoprirà che ciascuna metà contiene ancora
l'intera immagine della rosa. Anche continuando a dividere le
due metà, vedremo che ogni minuscolo frammento di pellicola
conterrà sempre una versione più piccola, ma intatta, della
stessa immagine. Diversamente dalle normali fotografie, ogni
parte di un ologramma contiene tutte le informazioni possedute
dall'ologramma integro. Questa caratteristica degli ologrammi ci
fornisce una maniera totalmente nuova di comprendere i concetti
di organizzazione e di ordine.
Per quasi tutto il suo corso la scienza occidentale ha agito
sotto il preconcetto che il modo migliore di capire un fenomeno
fisico, che si trattasse di una rana o di un atomo, era quello
di sezionarlo e di studiarne le varie parti. Gli ologrammi ci
insegnano che alcuni fenomeni possono esulare da questo tipo di
approccio. Questa
intuizione
suggerì a Bohm una strada diversa per comprendere la scoperta
del professor Aspect.
Diversi livelli di consapevolezza, diverse realtà Bohm si
convinse che il motivo per cui le particelle subatomiche restano
in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa
risiede nel fatto che la loro separazione è un'illusione. Egli
sosteneva che, ad un qualche livello di realtà più profondo,
tali particelle non sono entità individuali ma estensioni di uno
stesso "organismo" fondamentale. Per spiegare la sua teoria Bohm
utilizzava questo esempio: immaginate un acquario contenente un
pesce. Immaginate anche che l'acquario non sia visibile
direttamente ma che noi lo si veda solo attraverso due
telecamere, una posizionata frontalmente e l'altra lateralmente
rispetto all'acquario.
Mentre guardiamo i due monitor televisivi possiamo pensare che i
pesci visibili sui monitor siano due entità separate, la
differente posizione delle telecamere ci darà infatti due
immagini lievemente diverse. Ma, continuando ad osservare i due
pesci, alla fine ci accorgeremo che vi è un certo legame tra di
loro: quando uno si gira, anche l'altro si girerà; quando uno
guarda di fronte a sé, l'altro guarderà lateralmente. Se
restiamo completamente all'oscuro dello scopo reale
dell'esperimento, potremmo arrivare a credere che i due pesci
stiano comunicando tra di loro, istantaneamente e
misteriosamente.
Secondo Bohm il comportamento delle particelle subatomiche
indica chiaramente che vi è un livello di realtà del quale non
siamo minimamente consapevoli, una dimensione che oltrepassa la
nostra.
Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo
capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, esse non
sono "parti" separate bensì sfaccettature di un'unità più
profonda e basilare che risulta infine altrettanto
olografica ed indivisibile quanto la nostra rosa. E poiché ogni
cosa nella realtà fisica è costituita da queste "immagini", ne
consegue che l'Universo stesso è una proiezione, un ologramma.
Continua su:
http://www.riflessioni.it/dal_web/paradigma_olografico_2.htm
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Le teorie
di
Aspect,
Bohm,
Pribram sulla nuova fisica scuotono i principi della scienza
ufficiale: dalle particelle subatomiche alle galassie
giganti, tutto è parte infinitesimale e totalità di “Tutto”.
Nel 1982 un’équipe di ricerca dell’Università di Parigi, diretta
dal fisico Alain Aspect, condusse forse il più importante
esperimento del ventesimo secolo. Aspect ed il suo team
scoprirono che, sottoponendo a determinate condizioni delle
particelle subatomiche come gli elettroni, esse sono capaci di
comunicare istantaneamente una con l’altra indipendentemente
dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di
10 miliardi di chilometri. Come se ogni singola particella
sappia esattamente cosa stiano facendo tutte le altre.
Un fenomeno che può essere spiegato solo in due modi: o la
teoria di Einstein – che esclude la possibilità di comunicazioni
più veloci della luce – è da considerarsi errata, oppure le
particelle subatomiche sono connesse non-localmente.
La maggior
parte dei fisici nega la possibilità di fenomeni che
oltrepassino la velocità della luce, ma l’esperimento di Aspect
rivoluziona il postulato, provando che il legame tra le
particelle subatomiche è effettivamente di tipo non-locale.
David Bohm, celebre fisico dell’Università di Londra
recentemente scomparso, sosteneva che le scoperte di Aspect
implicassero la non-esistenza della realtà oggettiva. Vale a
dire che, nonostante la sua apparente solidità, l’Universo è in
realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente
dettagliato.
Ologrammi,
la parte, il Tutto
Per capire la sbalorditiva affermazione di Bohm gettiamo uno
sguardo alla natura degli ologrammi. Un ologramma è una
fotografia tridimensionale prodotta con l’aiuto di un laser:
l’oggetto da fotografare viene prima immerso nella luce di un
raggio laser, poi un secondo raggio laser viene fatto rimbalzare
sulla luce riflessa del primo e lo schema risultante dalla zona
di interferenza dove i due raggi si incontrano viene impresso
sulla pellicola fotografica.
Quando la
pellicola viene sviluppata risulta visibile solo un intrico di
linee chiare e scure ma, illuminata da un altro raggio laser,
ecco apparire il soggetto originale. La tridimensionalità non è
l’unica caratteristica interessante degli ologrammi: se
l’ologramma di una rosa viene tagliato a metà e poi illuminato
da un laser, si scopre che ciascuna metà contiene ancora
l’intera immagine della rosa. Anche continuando a dividere le
due metà, vedremo che ogni minuscolo frammento di pellicola
conterrà sempre una versione più piccola, ma intatta, della
stessa immagine.
Diversamente dalle normali fotografie, ogni parte di un
ologramma contiene tutte le informazioni possedute
dall’ologramma integro.
Si schiude così una nuova comprensione
dei concetti di organizzazione e di ordine.
La rana, l’atomo,
la rosa
Per quasi tutto il suo corso la scienza occidentale ha agito
sotto il preconcetto che il modo migliore di capire un fenomeno
fisico, che si trattasse di una rana o di un atomo, era quello
di sezionarlo e di studiarne le varie parti. Gli ologrammi ci
insegnano che alcuni fenomeni possono esulare da tale approccio.
Bohm lo intuì, aprendo una strada alla comprensione della
scoperta del professor Aspect.
Per Bohm il
motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto
indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto
che la loro separazione è un’illusione. Era infatti convinto
che, ad un livello di realtà più profondo, tali particelle non
sono entità individuali, ma estensioni di uno stesso “organismo”
fondamentale. Bohm semplificava con un esempio: immaginate un
acquario contenente un pesce. Immaginate che l’acquario non sia
visibile direttamente, ma solo attraverso due telecamere, una
posizionata frontalmente e l’altra lateralmente rispetto
all’acquario.
Guardando i
due monitor televisivi possiamo pensare che i pesci siano due
entità separate, la differente posizione delle telecamere ci
darà infatti due immagini lievemente diverse. Ma continuando ad
osservare i due pesci, alla fine ci accorgeremo che vi è un
certo legame tra loro: quando uno si gira, anche l’altro si
girerà; quando uno guarda di fronte a sé, l’altro guarderà
lateralmente. Essendo all’oscuro dello scopo reale
dell’esperimento, potremmo credere che i due pesci comunichino
tra loro, istantaneamente e misteriosamente. Secondo Bohm il
comportamento delle particelle subatomiche indica che esiste un
livello di realtà del quale non siamo consapevoli, una
dimensione che oltrepassa la nostra. Se le particelle
subatomiche ci appaiono separate è perché siamo capaci di vedere
solo una porzione della loro realtà, esse non sono “parti”
separate bensì sfaccettature di un’unità più profonda e
basilare, che risulta infine altrettanto olografica ed
indivisibile quanto la nostra rosa. E poiché ogni cosa nella
realtà fisica è costituita da queste “immagini”, ne consegue che
l’Universo stesso è una proiezione, un ologramma.
Oltre alla
sua natura illusoria, questo universo avrebbe altre
caratteristiche stupefacenti: se la separazione tra le
particelle subatomiche è solo apparente, ciò significa che, ad
un livello più profondo, tutte le cose sono infinitamente
collegate. Gli elettroni di un atomo di carbonio del cervello
umano sono connessi alle particelle subatomiche che
costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore che batte ed
ogni stella che brilla nel cielo. Tutto compenetra tutto.
Sebbene la natura umana cerchi di categorizzare, classificare e
suddividere i vari fenomeni, ogni suddivisione risulta
necessariamente artificiale e tutta la natura non è altro che
una immensa rete ininterrotta.
In un
universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero
più dei principi fondamentali. Concetti come la località vengono
infranti in un universo dove nulla è veramente separato dal
resto, sicché anche il tempo e lo spazio tridimensionale (come
le immagini del pesce sui monitor TV) dovrebbero venire
interpretati come semplici proiezioni di un sistema più
complesso.
Al suo livello più profondo la realtà non è altro che
una sorta di super-ologramma dove il passato, il presente ed il
futuro coesistono simultaneamente. Disponendo degli strumenti
appropriati un giorno potremmo spingerci entro quel livello
della realtà e cogliere delle scene del nostro passato da lungo
tempo dimenticato. Cos’altro possa contenere il super-ologramma
resta una domanda senza risposta. In via ipotetica, ammettendo
che esso esista, dovrebbe contenere ogni singola particella
subatomica che sia, che sia stata e che sarà, nonché ogni
possibile configurazione di materia ed energia: dai fiocchi di
neve alle stelle, dalle balene ai raggi gamma. Dovremmo
immaginarlo come una sorta di magazzino cosmico di Tutto-ciò-che-Esiste. Bohm si era addirittura spinto a supporre
che il livello super-olografico della realtà potrebbe non essere
altro che un semplice stadio intermedio oltre il quale si
celerebbe un’infinità di ulteriori sviluppi.
Poichè il
termine ologramma si riferisce di solito ad una immagine statica
che non coincide con la natura dinamica e perennemente attiva
del nostro universo, Bohm preferiva descrivere l’Universo col
termine “olomovimento”. Affermare che ogni singola parte di una
pellicola olografica contiene tutte le informazioni in possesso
della pellicola integra significa semplicemente dire che
l’informazione è distribuita non-localmente. Se è vero che
l’Universo è organizzato secondo principi olografici, si suppone
che anch’esso abbia delle proprietà non-locali e quindi ogni
particella esistente contiene in se stessa l’immagine intera.
Dato il presupposto, tutte le manifestazioni della vita
provengono da un’unica fonte di causalità che include ogni atomo
dell’Universo. Dalle particelle subatomiche alle galassie
giganti, tutto è allo stesso tempo parte infinitesimale e
totalità di “tutto”.
Miliardi di
informazioni
Lavorando nel campo della ricerca sulle funzioni cerebrali,
anche il neurofisiologo Karl Pribram, dell’Università di
Stanford, si è convinto della natura olografica della realtà.
Numerosi studi, condotti sui ratti negli anni ’20, avevano
dimostrato che i ricordi non risultano confinati in determinate
zone del cervello: dagli esperimenti nessuno però riusciva a
spiegare quale meccanismo consentisse al cervello di conservare
i ricordi, fin quando Pribram non applicò a questo campo i
concetti dell’olografia.
Egli ritiene che i ricordi non siano
immagazzinati nei neuroni o in piccoli gruppi di neuroni, ma
negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso
tutto il cervello, proprio come gli schemi dei raggi laser che
si intersecano su tutta l’area del frammento di pellicola che
contiene l’immagine olografica. Quindi il
cervello stesso funziona come un ologramma e la teoria di Pribram spiegherebbe come il cervello riesca a contenere una
tale quantità di ricordi in uno spazio così limitato.
Quello
umano può immagazzinare circa 10 miliardi di informazioni,
durante la durata media di vita (approssimativamente
l’equivalente di cinque edizioni dell’Enciclopedia Treccani!).
Di converso, si è scoperto che gli ologrammi possiedono una
sorprendente possibilità di memorizzazione, infatti
semplicemente cambiando l’angolazione con cui due raggi laser
colpiscono una pellicola fotografica, si possono accumulare
miliardi di informazioni in un solo centimetro cubico di spazio.
…Ma anche di
idee
La nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente una
qualsivoglia informazione dall’enorme magazzino cerebrale
risulta spiegabile più facilmente, supponendone un funzionamento
secondo principi olografici. Inutile, quindi, scartabellare nei
meandri di un gigantesco archivio alfabetico cerebrale, perchè
ogni frammento di informazione sembra essere sempre
istantaneamente correlato a tutti gli altri: si tratta forse del
massimo esempio in natura di un sistema a correlazione
incrociata.
Nell’ipotesi di Pribram si analizza la capacità del
cervello di tradurre la valanga di frequenze luminose, sonore,
ecc. ricevute tramite i sensi, nel mondo concreto delle
percezioni. Codificare e decodificare frequenze è esattamente
quello che un ologramma sa fare meglio, fungendo da strumento di
traduzione per convertire un ammasso di frequenze prive di
significato in una immagine coerente: il cervello usa gli stessi
principi olografici per convertire matematicamente le frequenze
ricevute in percezioni interiori.
Vi è una
impressionante quantità di dati scientifici a conferma della
teoria di Pribram, ormai condivisa da molti altri
neurofisiologi.
Il ricercatore italo-argentino Hugo Zucarelli ha
applicato il modello olografico ai fenomeni acustici,
incuriosito dal fatto che gli umani possono localizzare la fonte
di un suono senza girare la testa, pur sordi da un orecchio. Ne
risulta che ciascuno dei nostri sensi è sensibile ad una varietà
di frequenze molto più ampia.
Ad esempio: il nostro sistema
visivo è sensibile alle frequenze sonore, il nostro olfatto
percepisce anche le cosiddette “frequenze osmiche” e persino le
cellule biologiche sono sensibili ad una vasta gamma di
frequenze. Tali scoperte suggeriscono che è solo nel dominio
olografico della coscienza che tali frequenze possono venire
vagliate e suddivise.
Ma l’aspetto
più sbalorditivo del modello cerebrale olografico di Pribram è
ciò che risulta unendolo alla teoria di Bohm.
Se la concretezza
del mondo non è altro che una realtà secondaria e ciò che esiste
non è altro che un turbine olografico di frequenze e se persino
il cervello è solo un ologramma che seleziona alcune di queste
frequenze trasformandole in percezioni sensoriali, cosa resta
della realtà oggettiva? In parole povere: non esiste. Come
sostenuto dalle religioni e dalle filosofie orientali, il mondo
materiale è una illusione. Noi stessi pensiamo di essere entità
fisiche che si muovono in un mondo fisico, ma tutto questo è
pura illusione.
In realtà siamo una sorta di “ricevitori” che
galleggiano in un caleidoscopico mare di frequenze e ciò che ne
estraiamo lo trasformiamo magicamente in realtà fisica: uno dei
miliardi di “mondi” esistenti nel super-ologramma.
Questo
impressionante nuovo concetto di realtà è stato battezzato
“paradigma olografico” e sebbene diversi scienziati lo abbiano
accolto con scetticismo, ha entusiasmato molti altri. Un
piccolo, ma crescente, gruppo di ricercatori è convinto si
tratti del più accurato modello di realtà finora raggiunto dalla
scienza. In un Universo in cui le menti individuali sono in
effetti porzioni indivisibili di un ologramma e tutto è
infinitamente interconnesso, i cosiddetti “stati alterati di
coscienza” potrebbero semplicemente essere il passaggio ad un
livello olografico più elevato.
Se la mente è effettivamente
parte di un continuum, di un labirinto collegato non solo ad
ogni altra mente esistente o esistita, ma anche ad ogni atomo,
organismo o zona nella vastità dello spazio, ed al tempo stesso,
il fatto che essa sia capace di fare delle incursioni in questo
labirinto e di farci sperimentare delle esperienze
extracorporee, non sembra più così strano.
Coscienza e visualizzazione
Il paradigma olografico presenta implicazioni anche nelle
cosiddette scienze pure, come la biologia. Keith Floyd, uno
psicologo del Virginia Intermont College, ha sottolineato il
fatto che se la concretezza della realtà non è altro che una
illusione olografica, non potremmo più affermare che la mente
crea la coscienza (cogito ergo sum). Al contrario, sarebbe la
coscienza a creare l’illusoria sensazione di un cervello, di un
corpo e di qualunque altro oggetto ci circondi che noi
interpretiamo come “fisico”.
Una tale
rivoluzione nel nostro modo di studiare le strutture biologiche
spinge i ricercatori ad affermare che anche la medicina e tutto
ciò che sappiamo del processo di guarigione verrebbero
trasformati dal paradigma olografico. Infatti, se l’apparente
struttura fisica del corpo non è altro che una proiezione
olografica della coscienza, risulta chiaro che ognuno di noi è
molto più responsabile della propria salute di quanto
riconoscano le attuali conoscenze nel campo della medicina.
Quelle che noi ora consideriamo guarigioni miracolose potrebbero
in realtà essere dovute ad un mutamento dello stato di coscienza
che provochi dei cambiamenti nell’ologramma corporeo. Allo
stesso modo, potrebbe darsi che alcune controverse tecniche di
guarigione alternative come la “visualizzazione” risultino così
efficaci perché nel dominio olografico del pensiero le immagini
sono in fondo reali quanto la “realtà”.
Il mondo è
una tela bianca
Perfino le visioni ed altre esperienze di realtà non ordinaria
possono venire facilmente spiegate se accettiamo l’ipotesi di un
universo olografico. Nel suo libro “Gifts of Unknown Things”, il
biologo Lyall Watson descrive il suo incontro con una sciamana
indonesiana che, eseguendo una danza rituale, era capace di far
svanire istantaneamente un intero boschetto di alberi.
Watson
riferisce che mentre lui ed un altro attonito osservatore
continuavano a guardare, la donna fece velocemente riapparire e
scomparire gli alberi diverse volte. Sebbene le conoscenze
scientifiche attuali non ci permettano di spiegarle, esperienze
come queste diventano più plausibili qualora si ammetta la
natura olografica della realtà.
In un
universo olografico non vi sono limiti all’entità dei
cambiamenti che possiamo apportare alla sostanza della realtà,
perché ciò che percepiamo come realtà è soltanto una tela in
attesa che noi vi si dipinga sopra qualunque immagine vogliamo.
Tutto diviene possibile, dal piegare cucchiai col potere della
mente, ai fantasmagorici eventi vissuti da Carlos Castaneda
durante i suoi incontri con Don Juan, lo sciamano Yaqui. Nulla
di più, né meno, miracoloso della capacità che abbiamo di
plasmare la realtà a nostro piacimento durante i sogni. E le
nostre convinzioni fondamentali dovranno essere riviste alla
luce della teoria olografica della realtà.
By Richard Boylan - Fonte: noiegliextraterrestri.blogspot.it -
Tratto da: fisicaquantistica.it
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L'eco dei buchi neri
Forse non c'è
mai stato alcun big bang e il tempo non ha mai avuto un inizio
ma si estende all'infinito nel passato. Sono queste le
conseguenze della cosiddetta "gravità arcobaleno", un'ipotesi
secondo cui le diverse lunghezze d'onda della luce
risentirebbero in modo diverso della curvatura dello
spazio-tempo. Gli strumenti che potrebbero controllare
sperimentalmente questa teoria stanno raggiungendo la
sensibilità necessaria di Clara Moskowitz.
Un nuovo approccio per conciliare meccanica
quantistica e gravità
Alle radici dello spazio e del tempo
Avventure nello spazio-tempo curvo
Un nuovo sguardo sullo spazio-tempo
La gravità quantistica
Cosmologiafisica
teoricaastrofisica
E se l'universo
non avesse avuto un principio, e il tempo si estendesse indietro
all'infinito, senza un big bang che abbia dato inizio alle cose
? E' una possibile conseguenza di un'idea chiamata “gravità
arcobaleno”, che postula che gli effetti della gravità sullo
spazio-tempo si facciano sentire in modo diverso alle diverse
lunghezze d'onda della luce, come i diversi colori
dell'arcobaleno.
La gravità arcobaleno è stata proposta per la prima volta dieci
anni fa come un possibile passo verso la soluzione delle
incongruenze tra la teorie della relatività generale (che
riguarda il molto grande) e la meccanica quantistica (che
riguarda il regno del molto piccolo). Non si tratta di una
teoria completa per descrivere gli effetti quantistici sulla
gravità, né è ampiamente accettata.
Tuttavia, i fisici hanno
applicato il concetto al problema di come l'universo potrebbe
aver avuto inizio, scoprendo che, se la gravità arcobaleno è
corretta, la storia dell'origine dello spazio-tempo può essere
drasticamente diversa dallo scenario del big bang.
Secondo la relatività generale di Einstein, gli oggetti massicci
deformano lo spazio-tempo in modo tale per cui tutto ciò che
viaggia attraverso di esso, inclusa la luce, segue un percorso
curvilineo.
La fisica standard dice che questo percorso non dovrebbe
dipendere dall'energia delle particelle che si muovono
attraverso lo spazio-tempo, mentre invece è così secondo la
gravità arcobaleno.
“Le particelle con energie differenti vedranno effettivamente
spazi-tempo diversi e diversi campi gravitazionali”, dice Adel
Awad, del Centro di fisica teorica presso la Città della scienza
e della tecnologia Zewai, in Egitto, che ha diretto la nuova
ricerca, pubblicata
a ottobre sul “Journal of Cosmology and Astroparticle Physics”.
Il colore della luce è determinato dalla frequenza, e a diverse
frequenze corrispondono energie diverse; le particelle di luce
(fotoni) dei diversi colori viaggerebbero così su percorsi dello
spazio-tempo leggermente differenti, in funzione della loro
energia.
Foto 2:
Immagine di un lampo di raggi gamma ripreso del Fermi Large Area
Telescope. (NASA/DOE/Fermi LAT Collaboration, Capella
Observatory)
Gli effetti di solito sono piccoli, tanto da non poter notare la
differenza nella maggior parte delle osservazioni di stelle,
galassie e altri fenomeni cosmici. Ma per energie estreme - come
nel caso delle particelle emesse dalle esplosioni stellari note
come lampi di raggi gamma (gamma-ray burst) - il cambiamento
potrebbe essere rilevabile. In simili situazioni, i fotoni di
diverse lunghezze d'onda rilasciati dallo stesso gamma-ray burst
raggiungerebbero la Terra in tempi leggermente diversi, dopo
aver seguito percorsi leggermente alterati nell'arco di miliardi
di anni luce di spazio e tempo. “Finora non abbiamo alcuna prova
conclusiva che questo stia accadendo”, spiega Giovanni
Amelino-Camelia, dell'Università “Sapienza” di Roma, che ha
studiato la possibilità di simili segnali.
Gli osservatori
attuali, però, stanno raggiungendo solo ora la sensibilità
necessaria per misurare questi effetti, sensibilità che dovrebbe
migliorare nei prossimi anni.
Per quanto ormai rare, le energie estreme necessarie a far
emergere conseguenze significative dalla gravità arcobaleno,
erano prevalenti nel denso universo primordiale, e questo
potrebbe significare che le cose siano cominciate in un modo
radicalmente diverso da quanto si tende a pensare. Sulla base di
interpretazioni leggermente differenti delle ramificazioni della
gravità arcobaleno, Awad e colleghi hanno trovato due possibili
origini dell'universo.
In uno scenario, se si ripercorre il tempo all'indietro,
l'universo diventa sempre più denso, avvicinandosi a una densità
infinita senza però mai raggiungerla. Nell'altro scenario,
guardando indietro nel tempo, l'universo arriva a una densità
estremamente elevata, ma finita, raggiungendo unplateau.
In nessuno dei due casi c'è una singolarità, un punto nel tempo
in cui l'universo è infinitamente denso; in altre parole, non
c'è un big bang. “Questo è stato, ovviamente, un risultato
interessante, perché nella maggior parte dei modelli cosmologici
abbiamo una singolarità”, dice Awad.
Il risultato suggerisce che
forse l'universo non ha avuto alcun inizio, e che il tempo può
perdersi in una infinita lontananza.
Secondo la
teoria della gravità arcobaleno, non ci sarebbe stato alcun
big
bang. (© Rhys Taylor/Stocktrek Images/Corbis)
Anche se è troppo presto per sapere se questi scenari possano
corrispondere al vero, sono certamente affascinanti.
“Questo
articolo e alcuni altri mostrano che questa idea di gravità
arcobaleno potrebbe legittimamente aspirare a un posto nella
cosmologia, e questo per me è incoraggiante", dice Amelino-Camelia, che non è stato coinvolto nella ricerca, ma ha
studiato i contesti teorici che permetterebbero lo sviluppo di
una teoria quantistica della gravità.
“Nella gravità quantistica
stiamo scoprendo sempre più esempi in cui compare la
caratteristica che si può chiamare gravità arcobaleno. E'
qualcosa che diventa sempre più avvincente.”
Eppure l'idea ha i suoi critici. “E' un modello che non credo
abbia a che fare con la realtà”, spiega Sabine Hossenfelder del
Nordic Institute for Theoretical Physics di Stoccolma,
aggiungendo che non è l'unico modo per togliere di mezzo la
singolarità del big bang. “Il problema non è rimuovere la
singolarità, il problema è modificare la relatività generale in
modo coerente, cioè in modo che produca ancora tutte le sue
conquiste e, in più, quelle del modello standard della fisica
delle particelle.”
Lee Smolin del Perimeter Institute for Theoretical Physics, in
Ontario - che per primo, insieme a Joao Magueijo dell'Imperial
College di Londra, ha suggerito l'idea di gravità arcobaleno -
dice che, nella sua testa, la gravità arcobaleno fa parte di
un'idea più ampia, chiamata località relativa. Secondo la
località relativa, osservatori situati in diverse località di
tutto lo spazio-tempo non saranno d'accordo sul punto in cui
avvengono gli eventi; in altre parole, la posizione è relativa.
“La località relativa è un modo più profondo di intendere la
stessa idea” di gravità arcobaleno, dice Smolin. Il nuovo
articolo di Awad e colleghi, aggiunge, “è interessante, ma prima
di credere davvero nel risultato, vorrei riformularlo nel quadro
della località relativa. Potrebbero esserci problemi nel modo in
cui è scritta la località e dei quali gli autori potrebbero non
essere consapevoli.”
Nei prossimi anni i ricercatori sperano di analizzare i lampi di
raggi gamma e altri fenomeni cosmici alla ricerca di segni degli
effetti della gravità arcobaleno. Se li troveranno, potrebbe
significare che l'universo ha una storia più “colorata” di
quanto pensato.
(La versione originale di questo articolo è apparsa su
scientificamerican.com il 9 dicembre.
Riproduzione
autorizzata, tutti i diritti riservati) - Tratto da: lescienze.it
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Michio Kaku assicura di avere scoperto la prova
scientifica che
Dio esiste - 23/03/2014
Uno degli scienziati più rispettati dichiara di aver trovato
la prova dell’azione di una forza che ”governa tutto”. Il
noto Fisico teorico Michio Kaku ha affermato di aver creato
una teoria che potrebbe comprovare l’esistenza di Dio.
L’informazione ha creato molto scalpore nella comunità
scientifica perché Kaku è considerato uno degli scienziati
più importanti dei nostri tempi , uno dei creatori e degli
sviluppatori della rivoluzionaria teoria delle stringhe ed
è quindi molto rispettato in tutto il mondo.
Per raggiungere le sue conclusioni, il fisico ha utilizzato
un “semi – radio primitivo di
tachioni” (particelle teoriche
che sono in grado di ”decollare” la materia dell’UniVerso o
il contatto di vuoto con lei, lasciando tutto libero dalle
influenze dell’universo intorno a loro), nuova tecnologia
creata nel 2005.
Anche se la tecnologia per raggiungere le vere particelle di
tachioni è ben lontano dall’essere una realtà, il semi-radio ha alcune proprietà di queste particelle teoriche, che
sono in grado di creare l’effetto del reale tachyon in una
scala subatomica.
Secondo Michio, viviamo in un ”Matrix”: “Sono arrivato alla
conclusione che ci troviamo in un mondo fatto di regole
create da un’intelligenza, non molto diverso del suo
videogioco preferito, ovviamente, più complesso e
impensabile.
Analizzando il comportamento della materia a scala
subatomica, colpiti dalle primitive tachioni semi-radio,
un piccolo punto nello spazio per la prima volta nella
storia, totalmente libero da ogni influenza dell’universo,
la materia, la forza o la legge, è percepito il caos
assoluto in forma inedita.
“Credetemi, tutto quello che fino a oggi abbiamo chiamato
"caso", non avrà alcun significato. Per me è chiaro che siamo
in un piano governato da
regole create e non determinate
dalle possibilità universali, Dio è un gran matematico.” ha
detto lo scienziato.
“I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento mostra
la sua opera”. (Salmo 19:01 )
Tratto da: evidenzaliena
Video in spagnolo dello scienziato:
L'UniVerso
e' un desiderio
Spirituale che diviene un sogno (Progetto
di Vita), creando un suono coerente informato,
omnipresente nell'Infinita'
che fa emanare dal
Vuotoquantomeccanico l'in-form-azione/energia (cio' che si
sta formando/con il movimento, la vibrazione), prodotta dal sogno stesso, che per mezzo
della
Cimatica muove, fa vibrare l'energia
informata,
emettendo suoni armoniosi e coerenti di informazione, e
creando, come un'orchestra, ed in contemporanea, i vari livelli della
Mater-Ia cosi informata - La salute e/o la malattia sono solamente
la coerenza o l'incoerenza di questo immutabile
processo.
TEORIA delle
STRINGHE e MULTIVERSO
vedi anche:
Energia=Informazione=sostanza
+
Universo
Elettrico 1
+
Universo Elettrico 2 + UniVerso
Elettrico 3
+
Universo Elettrico 4 +
Universo
Elettrico
(definizione) +
UniVerso Olografico
+
Universo
Mentale + Universo
Intelligente + UNIVERSO ARMONICO
+ Universo matriosca
+
Cosmologia, Cosmogonia + Esperimento
Archiviato +
Chi
e', cosa e', dov'e' dio ?
+
INFORMAZIONE, CAMPO
UNIVERSALE e SOSTANZA-Campi MORFOGENETICI
+
Teoria
del TUTTO +
OLO-MERO (la scoperta dell'Infinito Assoluto) +
Trans - Uranici +
UNIVERSO OLOGRAFICO -
IPERSPAZIO +
Vuoto QUANTOMECCANICO Intelligente ?
+
Le prime parole della Genesi
+ Galassie madri
+ Sintesi (il senso della Vita) +
Teoria dei Gradienti e delle Onde Portanti +
PFD:
Universo e la teoria
delle stringhe
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